Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/02/2014, a pag. 30, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Sussidiari e fucili: i bambini di Gaza a scuola di guerra".
Fabio Scuto
GAZA - Aspira nervosamente dalla sua sigaretta il comandante Abu Yusuf mentre, seduto su una sgangherata sedia di un chiosco sulla spiaggia di Khan Younis, guarda con un occhio le onde azzurre del Mediterraneo e con l’altro il viavai sulla strada costiera che percorre tutta la Striscia. L’atteggiamento teso e guardingo di chi sa di essere nel mirino perché i Droni degli israeliani raramente mancano un bersaglio di questo livello. Ma sorride quando parla della settimana di addestramento militare per i ragazzi delle scuole, dove i miliziani delle Brigate Ezzedin al Qassam — il braccio armato di Hamas — hanno vestito i panni degli istruttori. Hanno insegnato a 13.000 liceali della Striscia come si spara, con le pistole e con i kalashnikov, come si prepara una “Ied”, una trappola esplosiva sulla strada; hanno dato lezioni sui metodi di combattimento, di autodifesa e qualche nozione di medicina d’emergenza. «Ragazzi in gamba, volenterosi, decisi», dice senza emozioni, «ne faremo bravi combattenti, pronti al martirio se necessario, per difendere Gaza dagli attacchi futuri». Hamas non perde il suo tempo e, insieme all’approfondimento della conoscenza dell’Islam e della Storia sui nuovi libri di testo introdotti lo scorso ottobre — che non riconoscono l’esistenza di Israele e che hanno cancellato gli accordi di pace di Oslo — sta introducendo nel programma anche la preparazione militare. È la generazione del missile, del contrabbando dai tunnel, educata nell’odio, a cui adesso vengono imposti i valori del jihad, del martirio che deve essere “plasmata” e asservita allo scopo. Giovani reclute che nell’infanzia hanno già vissuto tre guerre (2007, 2009, 2012) e da cui gli addestratori di Hamas sperano adesso di tirar fuori dei guerriglieri desiderosi di offrire se stessi nella lotta contro Israele. La manipolazione dei giovani comincia sui nuovi libri redatti da una speciale Commissione, dove i ragazzini delle elementari imparano che la Palestina va dal Giordano al Mediterraneo. Gli adolescenti di Gaza imparano che il sionismo è un movimento razzista i cui obiettivi sono la guida degli Arabi, dal Nilo all’Eufrate. Un elenco delle città palestinesi include quelle israeliane di Haifa, Akko e Beersheva. Per la storia più recente c’è il racconto “onirico” dell’Operazione Colonne di nuvole del novembre 2012 dove i missili spaegizianorati da Hamas «hanno costretto 3 milioni di israeliani nei rifugi per otto giorni, e quelli sparati sulla Knesset (il Parlamento israeliano) hanno spinto Israele a mendicare un cessate il fuoco». Hamas ha fabbricato una sua “verità” e ora l’impone ai ragazzi nelle scuole. Anche sul fronte interno la storia palestinese è riscritta: lo sceicco Yassin (il fondatore di Hamas ucciso da un missile israeliano) e il padre della causa palestinese, Yasser Arafat, nel libro hanno lo stesso spazio. Scelte bastevoli per definirle non solo propaganda,ma anche di bassa lega. Hamas tira dritto verso il suo jihad e finge di non vedere che la Striscia è allo stremo, sull’orlo di una gravissima crisi umanitaria. Oltre 1 milione di abitanti senza l’aiuto alimentare dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi) non riuscirebbe a mangiare due volte al giorno, le farmacie degli ospedali sono vuote e l’elettricità c’è solo 8 ore al giorno, la disoccupazione è appena sotto il 50% e l’economia basata sui tunnel del contrabbando è crollata per l’intervento dell’Esercito che ha sigillato il confine dopo gli attentati nel Sinai. Da quei tunnel Hamas ricavava 243 milioni di dollari al mese in tasse sui beni contrabbandati (dal frigo alle automobili), e alimentava la sua Santabarbara con importanti armamenti provenienti dall’arsenale libico. Corano e fucile, questo il credo dei padroni della Striscia. Hamas ha già vietato l’alcol, alle donne di fumare in pubblico il narghilè, di andare in moto anche se con il marito (è sconveniente per una donna stare a cavalcioni di qualcosa), i tagli a caschetto dal parrucchiere, la passeggiata in strada se non accompagnata da un parente maschio; l’hijab è obbligatorio negli uffici pubblici, scuole e università, abolite le classi miste nelle scuole sopra i 9 anni. Per i ragazzi niente tagli di capelli strani, niente gel o pantaloni a vita bassa, «perché abbassano il tasso di mascolinità». La “special branch” della Polizia, “Comitato per la promozione della Virtù e la repressione del Vizio”, controlla con le pattuglie in borghese le Università per verificare che non ci sia fraternizzazione fra ragazzi e ragazze, che adesso hanno ingressi separati in tutti i campus. Hamas monitora anche il traffico Internet. Considerando che il 48% dei due milioni di palestinesiche abita nella Striscia ha meno di 18 anni, è una mole di lavoro impressionante. Dopo l’islamizzazione forzata e i libri di testo “falsi”, per chiudere il cerchio sulladevastazione delle menti delle generazioni future è arrivato l’addestramento militare. La Striscia è la patria di 465.000 studenti, 250 scuole primarie sono gestite dall’Unrwa e altre 400 sono controllate dal governo di Hamas dove è stata introdotta la nuova “materia” di studio. Per i più giovani prove di ardimento, salti nel fuoco, corse a ostacoli e armi di legno. Per i più adulti pistole e Ak-47 veri, esplosivi e walkietalkie. «L’obiettivo è di formare la prossima generazione di combattenti», spiega il ministro dell’Educazione di Hamas, Osama al-Mazini. Il ministro degli Interni di Hamas, Fathi Hamad sgombra il campo alla sua maniera: «L’obiettivo del programma è di prepararsi alla prossima fase della liberazione di tutte le terre palestinesi occupate e liberare Gaza dall’assedio. Il posto dei giovani è sul fronte di guerra». La scuola “Amir Al Mansi” — intitolata dal premier Ismail Haniyeh a questo “martire” di Hamas — nel quartiere Yarmuk di Gaza City è uno dei 40 istituti dove è iniziato l’addestramento militare, i ragazzi fermi sul marciapiede all’uscita non sembrano d’accordo sui loro destini futuri. Ma non possono dirlo a voce alta: hanno paura.
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