Povera Tzipi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra, Tzipi Livni
Cari amici,
pensate di trovarvi a vivere a Palermo, a Napoli, in un posto che non sia, diciamo, il paradiso della legalità e immaginate di avere una casa o un negozio, che un vicino poco raccomandabile voglia per sé. Figuratevi infine che sia intervenuto un mediatore, un potente, un politico che tradizionalmente è amico della vostra famiglia, anche se magari non più tanto oggi, il quale vi dica ripetutamente che fareste meglio ad accettare un compromesso e a dare metà della casa al vicino molesto, perché se no lui ve la brucerà. E che poi insista e, pubblicamente, di fronte a un'assemblea del quartiere, dica che lui è sinceramente preoccupato per voi, perché se non cedete metà della casa qualcuno potrebbe – ah, purtroppo, ma quasi sicuramente – farvi saltare la macchine, far del male ai vostri bambini, rovinarvi la vita.
Bene, questo è quel che sta accadendo da un po' di tempo fra Israele e Kerry, che essendo il segretario di stato americano ha, se non il potere di realizzare la prima minaccia interna al conflitto (la mitica terza intifada, annunciata ormai da un paio d'anni come imminente da chi vuol piegare la posizione americana), almeno la seconda esterna e cioè un boicottaggio politico ed economico generalizzato. Sentite che cosa ha detto, non in privato ma alla conferenza di Monaco qualche giorno fa: "Oggi lo status quo, è assolutamente una certezza, lo prometto al 100 per cento, non può essere mantenuto", ha detto Kerry del conflitto israelo-palestinese. "Non è sostenibile. E 'illusorio.
Si vede che si sta alzando una crescente campagna di delegittimazione di Israele. Le persone sono molto sensibili a questo tema, si parla di boicottaggio e di altri generi di cose. Pensate che in questa maniera le cose miglioreranno?" (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Kerry-warns-of-boycott-against-Israel-if-peace-deal-not-reached-340052) Il tono di minaccia è inequivocabile. E infatti in Israele moilti hanno reagito, da Bennett a Steintz a Netanyahu (http://www.theblaze.com/stories/2014/02/02/john-kerry-faces-new-criticism-in-israel-after-invoking-boycott-threats-to-jewish-state/), dicendo che Israele non si fa ricattare e non ha paura dei boicottaggi, che essi oltre a essere immorali sono anche inutili, che la storia dimostra come essi rafforzino chi ne è oggetto e che l'esperienza mostri la volontà degli Israeliani di far fronte alle minacce. Oltretutto boicottare Israele sul serio non è così facile, data la capacità tecnologica del paese: significa non rinunciare solamente a una bevanda gassata o ai cosmetici del Mar Morto o agli agrumi, ma anche a telefoni e computer, perfino ai pannolini (http://www.csmonitor.com/World/2014/0130/10-brands-you-ll-have-to-give-up-if-you-re-boycotting-Israel/Pampers).
"Ascoltate l'Iran, smettetela di dare retta gli israeliani !"
Non sono parole facili da dire di fronte al principale fornitore militare, al primo partner economico, al tradizionale protettore nei forum di politica internazionale. Kerry probabilmente ha ragione, come ha ragione il mediatore palermitano di cui sopra: se non si piegherà ai diktat di Obama, ci saranno parecchi guai per Israele nei prossimi dua enni e mezzo, finché cioè la sua amministrazione avrà il potere: boicottaggi, mozioni nelle organizzazioni internazionali, rotture della collaborazione internazionale (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176963#.UvCRzPl5OAU). Del resto Obama è abituato a tradire i vecchi amici del suo paese. Ma di fronte a chi gli resiste poi di solito evita di portare fino in fondo le sue minacce: così è accaduto per esempio con l'Egitto.
Tzipi Livni John Kerry Saeb Erekat
Ma è chiaro che si tratta di un ricatto. Chiaro a tutti salvo che a un'anima candida, la buona Tzipi Livni, politica angelica, che ha fatto sapere di non avere dubbi sull'amicizia di Kerry e di pensare che il suo sia un avvertimento sincero e preoccupato per il benessere di Israele e inoltre perfettamente giusto: non un ricatto, ma solo buoni consigli di un buon amico che pensa per noi (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/177045#.UvAZN_l5OAV). Meraviglioso, vero? E' incoraggiante avere amici così e soprattutto persone così sagaci alla guida delle trattative. Peccato solo che dietro a lei ci sia quel cattivone di Netanyahu che non segue integralmente i consigli suoi e di Kerry e non abbia detto all'esercito di aprire le porte delle “colonie” e magari anche di mezza Gerusalemme, invitando i “palestinesi” ad accomodarsi immediatamente. Magari portandosi dietro un paio di milioni di persone che sono state tenute in isolamento come carne da cannone dai paesi arabi e dall'Onu per decenni e che venendo a vivere nel nuovo Stato di Palestina travolgerebb ero anche la fragile organizzazione dell'AP e scatenerebbero ben preto una nuova guerriglia dalle posizioni più avanzate conquistate grazie al buon mediatore Kerry: la vera minaccia demografica prossima ventura, non quella che temono i bravi progressisti preoccupati per la conservazione del carattere democratico dello stato di Israele (http://www.foreignpolicy.com/articles/2014/01/31/palestine_israel_peace_bomb_demographics ). E però, pensate al destino cinico e baro, la principale mediatrice, la progressista ex cathedra, colei che più di tutti nella politica israeliana ha fiducia nel duo Obama/Kerry è entrata anche lei nel mirino di palestinisti, che la trattano da nemica, rifiutano le sue “minacce”, gliene dicono di tutti i colori (http://www.gatestoneinstitute.org/4144/palestinians-tzipi-livni). Che ingratitudine... è proprio vero che la logica degli ebrei “zio Tom” non funziona né coi nazisti né coi nazi-islamisti. Buoni o cattivi, Ettore Ovazza o Tzipi Livni o Chomsky o i loro poveri emuli italiani di oggi, la loro sorte è sempre la stessa...
Ugo Volli