Quest'anno il 27gennaio, Giorno della Memoria, che ricorda le vittime della Shoah, si è svolto con modalità e caratteristiche assai diverse dalle abituali. Sono venute meno—e non è detto sia stato negativo — il ricorrere ormai stantio alle solite parole d'ordine ("ricordare perché non avvenga mai più. ecc.") e l'accentuarsi di qualche nota antifascista. Sono, viceversa, emerse come non mai visioni contrapposte di quell'atroce stagione, quasi fosse possibile, in qualche modo, ridiscuterla. All'improvviso tornano figure scomparse. Ed ecco apparire, evocato da Claude Lanzmann (l'autore di Shoah, la celebre pellicola lunga lO ore e 13 minuti) che questa volta trova modo di dar voce a Benjamin Murmelstein, ultimo capo nel 1994 del consiglio ebraico del ghetto di Theresienstadt. «II più capace — lo ricorda Lanzmann— e forse il più coraggioso fra i decani... ». Nonostante fosse riuscito a tenere aperto il ghetto fino agli ultimi giorni della guerra e avesse salvato gli ultimi fu . aschi dalle marce della morte, sudi lui si concentrò l'odio di una parte dei sopravvissuti. Sebbene in possesso di un passaporto diplomatico della Croce Rossa, Murmelstein non si diede alla fuga, fu arrestato e imprigionato dalle autorità ceche dopo che alcuni ebrei lo avevano accusato di collaborare con il nemico, rimase in galera per 18 mesi e neuscl prosciolto da tutte le imputazioni. Alla sua "testimonianza preziosa", al suo ruolo apparentemente contraddittorio, alla sua complessa figura umana, Lanzmann ha dedicato L'ultimo degli ingiusti spiegando «non ho girato questo film per le giovani generazioni, dentro c'è qualcosa di molto più complicato di un processo educativo. Girarloèservitoacapire nei dettagli cose che ignoravamo sul senso più profondo su come i nazisti praticavano la corruzione e sul significato della soluzionefinale». Nl 2012 Lanzmann toma a Theresienstadt, un"luogo sinistro" a 60 km da Praga, recupera il vecchio colloquio e analizza la vecchia storia della città che Hitler "regalò" agli ebrei, in realtà il luogo della grande menzogna, quello dove vennero deportate le ultimefiguredispicco dellacultura ebraica prima dell'esecuzione, per concludere: «i veri collaborazionisti, coloro che abbracciarono l'ideologia nazista, come ad esempio i collaborazionisti francesi, non esistevano fra gli ebrei». Eppure l'antisemitismo sembra maturo per nuove pagine di ignominia. Chi sono, si chiede Alain Finldelkraut, i 500mila fan su Facebook, spettatori imprevisti di Dieudonné questo comico di colore il cui spettacolo è stato bloccatodal ministro d ell'Intemo francese ManuelValls peri contenuti antisemiti? Ma ancora più sorprendenteèil pamphletdiElena Loewenthal che esce in questi giorni a Torino. L'autrice, nota scrittrice e saggista di ebraismo (ha curato tra l'altro i tre splendidi volumi su Le leggende degli ebrei di Louis Ginzberg, ed. Adelphi) si è distinta in questi anni per accurate ricerche sulla mistica ebraica e l'antisemitismo. Ed ora? Ora scopre all'improvviso di essere "Contro il Giorno della Memoria" di cui vorrebbedimenticaretutto. «Per me il vero sogno sarebbe poterla dimenticare questa storia... Rimuovere la Shoah dall'universo della mia coscienza e del mio inconscio... Perché mai coltivare la memoria, se non per continuare a star male?». Molte, quasi infinite sono le risposte che si affollano ai repentini interrogativi della Loewenthal e non vi è dubbio che si potrebbero aprire molte pagine di discussione.Comunque, questa ed altre recenti sollecitazioni, compresi i suoi aspetti più biechi (come la sconcezza dei maiali), non vi è dubbio che attualizzano questa gomma proponendo nuovi interrogativi su odiosi vecchi schemi che si riaffacciano. Simile all'antisemitismo degli anni Trenta, infatti, quello odierno sfocia in un pericoloso internazionalismo, dai Paesi Baltici alla Francia, dalla Grecia all'Ungheria. Un ignobile e non ignoto fetore si leva sull'Europa.
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