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Avvenire Rassegna Stampa
01.02.2014 Venti anni di relazioni Israele-Vaticano
commento di Zion Evrony, ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede

Testata: Avvenire
Data: 01 febbraio 2014
Pagina: 14
Autore: Zion Evrony
Titolo: «La menorah e la croce»

RIportiamo da AVVENIRE di oggi, 01/02/2014, a pag. 14, l'articolo di Zion Evrony, ambasciatore d'Israele in Vaticano, dal titolo "La menorah e la croce".


 Zion Evrony

Venti anni fa, a Gerusalemme, Israele e la Santa Sede firmarono l'Accordo Fondamentale, stabilendo piene relazioni diplomatiche. Questo Accordo è una pietra miliare nelle relazioni tra lo Stato di Israele e la Santa Sede, e tra la Chiesa Cattolica e il Popolo Ebraico. 46 anni dopo la fondazione dello Stato di Israele, un'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede e una della Santa Sede in Israele sono state aperte. Io sono il 6 ambasciatore di Israele presso la Santa Sede. E quando vado in Vaticano a volte penso alla lunga strada che abbiamo percorso, Cristiani ed Ebrei. Siamo passati da una posizione di negazione di appena 100 anni fa, a una di dialogo e amicizia. Questo è stato possibile grazie a una confluenza di cambiamenti politici e teologici. Nel 1904, il fondatore del sionismo, Theodor Herzel, incontrò Papa Pio X per chiedergli sostegno per il progetto di creazione di uno Stato Ebraico. Il Papa rifiutò l'idea categoricamente e, dopo, la Santa Sede si oppose al Piano di Partizione dell'Onu del 1947. Dal 1948 al 1967, l'atteggiamento di Israele verso la Chiesa Cattolica fu guidato non solo da considerazioni di realpolitik, ma anche dal peso della storia Nel 1964 Paolo VI, nella sua breve visita in Israele, non menzionò mai la parola "Israele". Rientrato a Roma inviò un telegramma al: «Presidente Shazar, Tel Aviv», evitando di menzionare sia Israele che Gerusalemme. Ma un anno dopo, nel 1965, ci fu uno storico cambiamento teologico: la promulgazione del Documento Nostra Aetate, che esonerò il Popolo Ebraico dalla colpa collettiva per la morte di Gesù, rivoluzionando le posizioni cattoliche. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, con il controllo israeliano su tutta Gerusalemme e sui Luoghi Santi Cristiani, la Santa Sede adottò un approccio più pragmatico. Nel 1984, per la prima volta, lo "Stato di Israele" venne menzionato in un documento papale e fu riconosciuto il legame storico-religioso tra il Popolo Ebraico e Israele. LAccordo Fondamentale del 1993 fu un'altra pietra miliare. Yossi Belin, viceministro degli Esteri israeliano dopo aver firmato l'accordo, commentò: «Sebbene si trattasse di un accordo politico tra due Stati, tutti noi eravamo consapevoli che si trattava di un accordo storico di riconciliazione tra la Chiesa Cattolicaeil Popolo Ebraico». L'Accordo sibasa su quattro punti: l'istaurazione di relazioni diplomatiche, l'impegno a cooperare nel combattere l'antisemitismo, la promozione culturale, scambi accademici e cooperazione nell'incoraggiare i pellegrinaggi cristiani. Negli ultimi venti anni le nostre relazioni hanno visto periodi di comprensione e progresso, ma anche difficoltà; un dialogo aperto, però, è sempre continuato. Il 2014 è importante per molti motivi: la celebrazione del ventesimo anniversario delle relazioni, la visita di Papa Francesco in Israele, la possibilità di concludere e firmare l'Accordo Economico e Finanziario che affronta questioni di proprietà e tassazione. Sarà un'opportunità per celebrare, e per pensare e pianificare il futuro. La visita di Papa Francesco seguirà il sentiero dei suoi predecessori: la visita di Giovanni Paolo II nel 2000, e quella di Benedetto XVI nel 2009. Entrambe hanno dato un contributo importante al processo di riconciliazione, tra la Chiesa Cattolica e il Popolo Ebraico, e alle relazioni tra Israele e la Santa Sede. L'Accordo Finanziario potrebbe diventare un'altra pietra miliare I negoziati per il suo raggiungimento stanno avvicinandosi a una conclusione. Abbiamo recentemente superato importanti ostacoli, ma è ancora necessario un po' di lavoro prima della firma. Per il futuro, dobbiamo ampliare le nostre relazioni e iniziare un più forte dialogo politico su argomenti di mutuo interesse: il destino delle minoranze nel Medio Oriente, l'ascesa dell'Islam radicale. Dovremmo anche cercare di raggiungere una cooperazione più forte nel combattere l'antisemitismo, concentrandoci sullo spirito della Nostra Aetate, e sull'importanza dello Stato di Israele nell'identità ebraica. Le parole di Papa Francesco contro l'antisemitismo: «per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita», devono essere diffuse. Ora le nostre relazioni si basano sul rispetto e sul dialogo. La visita di Papa Francesco in Israele rafforzerà ancora queste relazioni.

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