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Il Giornale - La Stampa Rassegna Stampa
01.02.2014 Siria: il fallimento di Ginevra 2
commenti di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari

Testata:Il Giornale - La Stampa
Autore: Fiamma Nirenstein - Maurizio Molinari
Titolo: «'Ginevra 2', il fiasco completo dei pacifisti - Siria, fallisce il primo round di negoziati a Ginevra»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 01/02/2014, a pag. 12, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " «Ginevra 2», il fiasco completo dei pacifisti ". Dalla STAMPA, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Siria, fallisce il primo round di negoziati a Ginevra ".
Ecco i due articoli:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " «Ginevra 2», il fiasco completo dei pacifisti"


Fiamma Nirenstein

Tutto, ma proprio tutto, è andato storto con la Siria. È andato male l'ac­cordo sponsorizzato dalla Russia per cui Obama, rinunciando a intervenire militarmente dopo che la sua «linea rossa» era stata violata, aveva ottenuto lo smantellamento delle armi chimi­che di Assad. È andata male la confe­renza di pace di Ginevra, che ha prete­so di ignorare l'odio per l'oceano di lut­to inflitto a due parti (130mila morti) che sono ancora ambedue bene arma­te, che hanno amici forti, che sono in possesso di città e villaggi... A Ginevra l'hybris pacifista ha voluto mettere in­sieme l'inconciliabile: alawiti protetti da sciiti protetti dai russi di fronte a sun­niti sempre più attratti nell'orbita qai­dista; ambedue convinti di lottare per la gloria di Allah e la propria vita contro il nemico terrorista; ambedue decisi a non guardarsi negli occhi e a non rivol­gere la parola altro che a Lakhdar Brahimi, l'inviato dell'Onu.
Brahimi ha ottenuto come unico ri­sultato quello di riconvocare la confe­renza per il 10 febbraio, mentre falliva una missione fatale: fare entrare nella città di Homs circondata dalle truppe di Assad qualche camion di aiuti ali­mentari e medici che salvi i circa 3000 disgraziati, donne e bambini, ormai al­la morte per fame. I guardiani della cit­tà, a quel che leggiamo, hanno però in­sistito nell'impedire l'accesso a chi se­condo loro stava forse fornendo aiuto ai «terroristi». Ma il fallimento peggio­re, che promette nuove stragi e ricatti, è quello della mancata consegna delle armi di distruzione di massa che stava­no per causare l'intervento armato americano. Anche durante il discorso sullo stato dell'Unione Obama si è van­tato di avere schivato la guerra e di aver ottenuto la consegna delle armi.
Ma la verità è che Assad sta usando come una forma di ricatto modulato e velenoso il patto siglato. Infatti entro pochi giorni il regime avrebbe dovuto aver trasportato al porto di Latakia tut­to l'insieme delle riserve chimiche, e in­vec­e solo il 4 per cento delle armi posse­dute dal regime sono state consegnate e solo due cargo hanno lasciato il porto con circa 15 tonnellate di materiale. La portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki ha dichiarato che gli Usa so­no molto preoccupati, e che il regime siriano non ha scuse per il ritardo, per­ché durante la guerra ha mosso più vol­te le sue riserve. Il ministro della difesa Chuck Hagel si è chiesto pubblicamen­te se non consegnano il materiale per incompetenza o per altri motivi. Si può scommettere che Assad sa che finchè tiene in mano i gas, ha una presa venefi­ca sul potere. Il ritardo potrebbe anche essere portato al Consiglio di Sicurez­za dell'Onu, ma la Siria ha dalla sua la Russia. Lindsey Graham, senatore re­pubblicano, ha detto che chiederle di fare pressione su Assad è come chiede­re a Mussolini di disarmare Hitler.
Obama non sta facendo una bella fi­gura, ma ci è talmente abituato: forse si allena per quella che farà quando sarà chiaro che anche l'Iran è fatto di quella stoffa per cui le promesse fatte all'Occi­dente sono solo un'arma per batterlo.
www.fiammanirenstein.com

La STAMPA - Maurizio Molinari : " Siria, fallisce il primo round di negoziati a Ginevra "


Maurizio Molinari

I negoziati di Ginevra fra regime e opposizione siriani terminano fra gli insulti. A nove giorni di distanza dalla conferenza di pace di Montreux e dopo una settimana di trattative nel Palazzo delle Nazioni dell’Onu è il mediatore Lakhdar Brahimi a dover ammettere l’«assenza di risultati concreti» mentre le opposte delegazioni scelgono lo scontro frontale. «I rappresentanti dell’altra parte sono immaturi» tuona il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, accusando i ribelli di «essersi intestarditi a chiedere un cambio di governo che non ha alcuna ragione per avvenire». Ahmet Jarba, leader dell’opposizione, risponde dando dei «sanguinari» ai rappresentanti del regime perché «continuano a difendere Bashar al Assad anche se a Homs la gente è affamata al punto di cibarsi di erba e le vittime solo negli ultimi nove giorni sono state 1900, di cui almeno 450 civili». L’impossibilità di raggiungere l’intesa anche sui convogli umanitari per Homs si spiega con il corto circuito avvenuto quando l’opposizione ha posto la questione dell’abbandono del potere da parte di Assad, invocando il testo di «Ginevra I» del giugno 2012 sulla formazione di un governo di transizione. Brahimi tenta di celare il naufragio spiegando che «per la prima volta in tre anni le due parti si sono incontrare nella stessa stanza, si sono parlate e in qualche occasione hanno espresso anche comprensione per l’altro» ma il peggioramento di clima è dimostrato dallo scenario che si apre: l’opposizione si dice solo vagamente disponibile a un secondo round mentre Damasco lo esclude del tutto. «Adesso andremo dal presidente Assad a discutere quanto avvenuto a Ginevra, non possiamo assumere altri impegni» spiega Muallem. Da qui la scelta di Jarba di recarsi martedì a Mosca per affidarsi a una mediazione russa. Il fallimento di Ginevra coincide con un altro sviluppo negativo: Onu e Usa accusano il regime di Damasco di ritardare la consegna delle armi chimiche. Ahmet Uzumcu, capo dell’Organizzazione per il disarmo chimico, chiede al regime di «rispettare le scadenze concordate» perché appena il 6% dei gas nocivi è stato consegnato - mentre avrebbe dovuto essere il 100% di quello più pericoloso entro il 31 dicembre - mentre il Dipartimento di Stato accusa Damasco di «fare resistenza» nell’evidente tentativo di sfruttare il processo di disarmo come legittimazione del prolungarsi del regime di Assad. Anche Chuck Hegel, capo del Pentagono, guarda a Mosca, chiamando il parigrado russo Sergei Shoigu per chiedergli di «spingere Assad ad accelerare i tempi». Resta da vedere se il Cremlino lo farà.

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