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Il Foglio Rassegna Stampa
28.01.2014 Egitto: al Sisi candidato alla presidenza
meglio un dittatore laico che un dittatore islamista

Testata: Il Foglio
Data: 28 gennaio 2014
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Il generale Sisi si candida a rais, ha solo un guaio in Sinai»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 285/01/2014, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Il generale Sisi si candida a rais, ha solo un guaio in Sinai".


Abdel Fatah al Sisi

Roma. La marcia del generale Abdel Fattah al Sisi verso i poteri assoluti in Egitto è turbata da un unico ostacolo: in Sinai, lo straordinario dispiegamento antiterrorista da lui predisposto non funziona, l’esercito egiziano continua a subire smacchi umilianti. Per il resto, la strada è spianata: ieri c’è stata in successione la nomina di Sisi a “feldmaresciallo”, poi la sua candidatura alla presidenza e un trionfante, quanto scontato, endorsement da parte dell’esercito egiziano. Domenica il presidente ad interim, Adly al Mansour, aveva annunciato che le presidenziali si terranno prima delle parlamentari, e già si era capito che era il modo per aprire definitivamente la strada al generale. Nelle strade, il consenso è alto da tempo, ci sono più cuori leziosi attorno alle immagini di al Sisi che sui social network, resta soltanto la formalità di un’elezione (quelle precedenti sono state dimenticate, si ricorderanno soltanto quando il presidente eletto, il leader dei Fratelli musulmani Mohammed Morsi, deposto nel luglio scorso, comparirà in tribunale: rischia la pena di morte). Tutto funziona, tranne in Sinai, come s’è visto negli ultimi giorni. Venerdì, al Cairo e in altre città egiziane, i seguaci della Fratellanza musulmana hanno cercato – e trovato – l’ennesimo, inutile, suicidio dissanguandosi in una protesta di piazza dissennata (86 morti e centinaia di feriti), con l’unico risultato di rafforzare la gloria del futuro rais. Ma nel Sinai i qaidisti di Ansar bayt al Maqdis hanno portato a segno un attacco umiliante per le forze armate di al Sisi, più ancora di quello contro la polizia del Cairo. Nei pressi di El Shollaq, vicino a Sheikh Zuweid, in prossimità della Striscia di Gaza, un commando qaidista ha centrato con un missile terra-aria un elicottero dell’esercito, uccidendo 5 militari. Le Forze armate hanno tentato di mascherare il tutto con un “incidente tecnico”. Ma molti testimoni oculari hanno smontato la manovra: hanno visto il missile partire e colpire l’elicottero. Nonostante lo spostamento di migliaia di soldati, l’impiego massiccio di droni e la fattiva collaborazione di Israele, al Sisi non riesce a controllare i cieli del Sinai, anche perché non sa troncare la collaborazione tra i terroristi del Sinai – appoggiati dalle emarginate tribù beduine – e il “santuario” di Gaza controllata dai Fratelli musulmani di Hamas. La collaborazione è obbligata: massacrati in Egitto, senza più il minimo spazio politico e di piazza, i Fratelli musulmani si “arroccano” a Gaza che funge da “santuario” anche per le frange militanti che vedono il terrorismo come unica scelta praticabile. Il missile lanciato contro l’elicottero potrebbe essere un raffinato Sa-7, Strela 2 per i russi, probabilmente arrivato sul luogo di lancio dalla Libia dopo la caduta del regime di Gheddafi. Lo Shin Bet israeliano si diceva convinto da tempo che i qaidisti del Sinai e i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza fossero in possesso di queste armi. E’ ininterrotta la serie di colpi subiti dagli egiziani nel Sinai dopo la deposizione di Mohammed Morsi: sono state colpite molte sedi della sicurezza, decine di poliziotti sono rimasti uccisi, alcuni trucidati. Ieri c’è stato un nuovo attentato nel nord del Sinai con 4 soldati uccisi. Il dramma è che questa dinamica di manifestazioni soffocate nel sangue, che provoca un afflusso di militanti dei Fratelli musulmani nelle organizzazioni terroristiche, è pericolosamente simile a quella che travolse l’Algeria negli anni 90, dopo un identico annullamento del risultato elettorale conseguito nel 1991 dalla Fratellanza nelle urne. Ma al Sisi per ora pensa al suo consenso, alla sua candidatura e a far dimenticare la presidenza che l’ha, brevemente, preceduto.

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