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La Stampa Rassegna Stampa
28.01.2014 Memoria: ricordare la Shoah per combattere l'israelofobia
Commenti di Fiamma Nirenstein, Tonia Mastrobuoni, Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 28 gennaio 2014
Pagina: 28
Autore: Fiamma Nirenstein - Tonia Mastrobuoni - Paolo Mastrolilli
Titolo: «Giornata della Memoria: 'Lottare contro rinnovo dell'antisemitismo e israelofobia' - L'Olocausto, questo sconosciuto - Spielberg: ricordare la Shoah per impedire che si ripeta»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/01/2014, a pag. 28, l'articolo di Tonia Mastrobuoni dal titolo "L'Olocausto, questo sconosciuto", l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo " Spielberg: ricordare la Shoah per impedire che si ripeta".
Ecco i pezzi, preceduti dal commento di Fiamma Nirenstein dal titolo " Giornata della Memoria: 'Lottare contro rinnovo dell'antisemitismo e israelofobia' ".

Fiamma Nirenstein - " Giornata della Memoria: 'Lottare contro rinnovo dell'antisemitismo e israelofobia' "


Fiamma Nirenstein

Gerusalemme, 27 gennaio. "Nei giorni dei lavori della Commissione per l'Indagine Conoscitiva sull’Antisemitismo da me fondata e presieduta in Parlamento, costituita da tutte le parti politiche, uniti, abbiamo lanciato l’allarme per l’antisemitismo serpeggiante anche nell'ambito dit utta quanta la società italiana. Più del 40 per cento degli italiani dice di 'non provare simpatia per gli ebrei'. Le disgustose punte di odio che in questi giorni sono venute alla luce poggiano su un atteggiamento sempre più diffuso, troppo spesso negato senza riflessione e speranzosamente e che ha il suo più aggressivo e attivo fondamento in un cumulo di odio antisionista che anche il presidente Napolitano ha identificato come antisemitismo. Martin Luther King fu il primo a lanciare l’allarme sul trasformarsi dell’odio antisemita in odio antisionista,nell'autenticaisraelofobia che oggi copre lo Stato degli ebrei di menzogne senza base, che lo insulta con accuse di ferocia e discriminazione razziale mentre sono i suoi nemici a operare secondo questi principi. Eppure mentre la stragrande maggioranza dei cittadini nega di essere antisemita, moltissimi sono pronti a dichiarare la loro ostilità a Israele e persino il desiderio di vederlo sparire.

Al di là dei gruppetti neonazisti che seguitano a operare dal fondo del loro pozzo di idiozia e di miseria intellettuale, pensiamo che per combattere il vero antisemitismo odierno occorra agire con la consapevolezza che i nemici degli ebrei potrebbero di nuovo cercare di distruggerli, come tante volte dichiarano i fascisti, gli jihadisti, gli iraniani, gli 'amici della Flottiglia' e di Hamas, certi membri delle organizzazioni e delle ONG falsamente impegnati per i diritti umani, se solo ne avessero la possibilità.

La guerra contro l’antisemitismo ha oggi il colore della lotta contro l’israelofobia, e ricordarlo è il miglior modo di onorare la memoria dei sei milioni di uccisi, i nostri cari. Mai più questo accadrà, se sapremo individuare il campo di battaglia".
www.fiammanirenstein.com

La STAMPA - Tonia Mastrobuoni : " L'Olocausto, questo sconosciuto "


Tonia Mastrobuoni

Ai quindicenni in Messico l’Olocausto verrà insegnato quest’anno come un effetto collaterale della Seconda guerra mondiale. Nei programmi scolastici del 2013 lo sterminio di milioni di ebrei, omosessuali, Sinti, Rom, oppositori politici o disabili sistematicamente perpetrato dai nazisti compare semplicemente tra le «conseguenze dell’utilizzo di nuove tecnologie». Così gli adolescenti messicani forse non sapranno mai che il campo di concentramento bavarese di Dachau fu inaugurato già nel 1933 e che le SS sin dai primi mesi cominciarono a fucilare i detenuti - molti anni prima dello scoppio della guerra. E in altri Paesi lo sterminio più atroce del Novecento addirittura non compare affatto nei testi di scuola o solo in riferimento ad altri genocidi, oppure raccontato in modo distorto, autoreferenziale. È la conclusione cui arriva uno studio dell’Istituto Georg-Eckert di Braunschweig, condotto in collaborazione con l’Unesco, che sta analizzando il modo in cui viene trattato l’Olocausto nei libri di testo impiegati in 126 Paesi diversi e ha presentato i primi risultati ieri. Lo studio dimostra che persino in Germania la ricostruzione degli anni più neri della sua storia recente è a volte lacunosa o errata.
In India, nelle numerose scuole dove si insegnano le tesi di autori vicini al partito nazionalista indù Bjp, l’Olocausto non è mai menzionato e si elogiano anzi «gli irriducibili ideali nazionalisti» del partito di Hitler. Mentre autori indiani più liberali, altrove, preferiscono ricordare come Gandhi abbia tentato di esercitare pressioni su Hitler perché mettesse fine al suo socialdarwinismo applicato con ferocia nei campi di sterminio. Il rapporto spiega che «nella maggior parte dei 126 Paesi analizzati l’Olocausto viene menzionato nei programmi didattici. Ma a seconda della religione o della situazione politica, gli viene attribuita un’importanza diversa». Nei Paesi occidentali, prevedibilmente, la Shoah e la persecuzione di altre minoranze «indesiderate» da parte dei nazionalsocialisti «ha un ruolo centrale». In altri Paesi vengono citate nei capitoli dedicati al secondo conflitto mondiale o alla storia dei diritti umani o a quella dei genocidi, senza che alla persecuzione hitleriana venga dedicato un capitolo ad hoc.
In Albania l’Olocausto viene raccontato indirettamente, in un capitolo dedicato all’«Era degli sconvolgimenti 1914-1945» in cui si citano soprattutto gli albanesi che salvarono ebrei. Anche in Costa d’Avorio la riflessione sull’Olocausto è autoreferenziale: i bambini e gli adolescenti imparano che i loro bisnonni parteciparono alla resistenza antinazista dell’ex colonizzatore, la Francia. In Cina o in Ruanda i genocidi nazisti vengono menzionati solo marginalmente, come pietra di paragone per gli eccidi subiti dai propri popoli, rispettivamente nel 1937 e nel 1994.
Anche nel Paese che si rese responsabile di quegli orrori, la Germania, pur dinanzi a un impegno «molto intenso» a occuparsene in tutte le scuole, gli autori hanno individuato numerosi errori nei libri adottati durante le lezioni di storia. In uno, ad esempio, si legge che «Hitler aveva fatto intendere di voler sterminare gli ebrei già il 30 gennaio 1939», come se solo il Führer fosse responsabile di quell’ossessione collettiva. Un altro titolo, anch’esso fuorviante, recita Il popolo viene sedotto: secondo Peter Carrier, uno degli studiosi dell’Istituto Georg Eckhart che si sta maggiormente dedicando al tema, un titolo «è fuorviante e assolutorio».
Interessante l’analisi dei libri delle scuole in Medio Oriente. In Iraq e nei Paesi limitrofi la persecuzione hitleriana non viene negata. Ma sui banchi di scuola viene spesso «banalizzata o raccontata in modo lacunoso», sostiene lo studio, financo riassunta come «repressione causata dai nazisti». E se le vittime principali, gli ebrei, vengono citati, il mandato britannico sulla Palestina e il sionismo vengono definiti come «forme di colonialismo e imperialismo». Gli studiosi osservano che «la prospettiva narrativa, l’utilizzo di articoli determinati o indeterminati, l’uso del passivo e della metafora e il grado di empatia con i protagonisti mostrano differenze enormi» tra una realtà e l’altra dei 126 Paesi analizzati. Carrier, ad esempio, condanna persino l’uso di termini come «hanno perso la vita», quando si tratta di assassinii.
Chi avesse la tentazione di dire che si tratta di un eccesso di zelo, di dettagli poco importanti, dimentica proprio una delle pietre miliari della saggistica sul nazismo, Lingua tertii imperi di Viktor Klemperer, dove si impara che anche la lingua fu uno degli innumerevoli strumenti di repressione del regime di Hitler. I nazisti erano consapevolissimi dell’enorme potenza della lingua: l’eufemismo, ad esempio, era una delle figure retoriche preferite: si pensi a «soluzione finale» invece di «sterminio». La prospettiva narrativa e la lingua dell’Olocausto sono importanti, fin nei minimi dettagli. Tanto più quando vengono assorbiti dai miliardi di occhi curiosi degli adolescenti di tutto il mondo.

La STAMPA - Paolo Mastrolilli : " Spielberg: ricordare la Shoah per impedire che si ripeta "


Paolo Mastrolilli, Steven Spielberg

«Non dobbiamo aspettare che le fosse comuni si aprano davanti a noi, prima di agire». Cosi Steven Spielberg ha spiegato la necessità di ricercare e ricordare l'Olocaustq per impedire che si ripeta, intervenendo a New York alla cerimonia per il Giorno della Memoria organizzata all'Oro Il regista di Schindler's List, accompagnato dalla sopravvissuta Rena Finder, ha detto che «è un grande vantaggio per il genere umano che le testimonianze dei sopravvissuti passano essere ascoltate nelle alte stanze della società». Così la memoria rimane con noi, e le vittime dei genocidi passati diventano «i maestri di quelli più recenti». Spielberg ha proseguito così: «Il genocidio è un male, ma il male più grande è quando le persone che sono state risparmiate dall'orrore si consegnano alla disperazione. Noi sappiamo che disperazione e memoria sono una scelta, ma dobbiamo fare i conti e agire sulla base di cib che abbiamo imparato». Il regista, che ha fondato lo USC Shoah Foundation Institute, ha raccontato che nella preparazione di Schindler's List la parte più importante è stata ascoltare i sopravvissuti, che gli hanno trasmesso la speranza di «essere ascoltati, creduti e capiti». L'ambasciatore israeliano all'Onu, Ron P vsor, ha però aggiunto che il ricordo non basta: «La Shoah ci ha insegnato che la memoria senza risolutezza è insignificante Il mondo è ancora piagato dall'antisemitismo. Lo Stato d'Israele è l'unica garanzia che il futuro degli ebrei resti nelle nostre mani».

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