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Corriere.it Rassegna Stampa
27.01.2014 Scarlett Johansson attaccata da attivisti filo palestinesi perché pubblicizza Soda Stream
ma l'attrice non rinuncia a fare da testimonial all'azienda israeliana

Testata: Corriere.it
Data: 27 gennaio 2014
Pagina: 1
Autore: Redazione del Corriere della Sera
Titolo: «Johansson testimonial di una società israeliana finisce nel mirino degli attivisti per i diritti umani»

Riportiamo dal sito internet del CORRIERE della SERA l'articolo dal titolo "Johansson testimonial di una società israeliana finisce nel mirino degli attivisti per i diritti umani".
Oltre agli attacchi da parte dei palestinesi, si è mossa anche l'Agenzia  OXFAM, che dovrebbe occuparsi della fame nel mondo, invece giunge notizia che intende eliminare Scarlett Johansson, ebrea, da testimonial delle sue campagne. Antisemitismo ? Odio anti-Israele ? domanda retorica.


Scarlett Johansson per Soda Stream

I meme su Twitter e Facebook sono già partiti. E mostrano Scarlett Johansson ritratta davanti al muro che circonda la Cisgordiania odavanti ai check point o, ancora, davanti alle macerie e alla disperazione dei campi profughi palestinesi. L'attrice è stata attaccata per aver accettato di diventare testimonial de lla Sodastream, società israeliana che opera appunto nei Territori palestinesi, dove la questione degli insediamenti e degli espropri è molto sentita. E se il produttore di bevande israeliano l'ha messa sotto contratto, per la star di Her l'accordo rischia di trasformarsi in un boomerang.

LA REPLICA - Scarlett ha risposto alle critiche affermando di «non aver mai avuto l'intenzione di essere il volto di un movimento sociale o politico». E poi ha aggiunto «Resto una sostenitrice della cooperazione economica e dell'integrazione sociale tra un Israele democratico e la Palestina - ha aggiunto l'attrice - SodaStream è una società che si impegna non solo per l'ambiente ma anche per la costruzione di un ponte di pace tra Israele e Palestina, sostenendo i vicini che lavorano fianco a fianco e che ottengono la stessa retribuzione, uguali benefit e pari diritti. Questo è ciò che accade nella loro fabbrica di birra Ma'ale Adumim ogni giorno lavorativo». Parole che non hanno fermato le polemiche ma, anzi, le hanno fomentate.

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