Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/01/2014, a pag. 31, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Baci da Auschwitz, diabolicamente tuo Heini (Himmler) ".
Maurizio Molinari Heinrich Himmler con la sua famiglia
«Vado in visita ad Auschwitz. Baci, tuo Heini»: è uno dei passaggi delle centinaia di lettere del gerarca nazista Heinrich Himmler alla moglie, conservate in un caveau bancario di Tel Aviv e che il giornale tedesco Die Welt ieri ha iniziato a pubblicare.
Il Reichsführer delle SS fu uno degli uomini più potenti della Germania nazista e le lettere consentono di ricostruire come l’obbedienza assoluta ad Adolf Hitler e il ruolo di architetto della Soluzione finale - lo sterminio di sei milioni di ebrei - si accompagnassero a un rapporto con la moglie Margarete nel quale raccontava con banalità le azioni più feroci, aggiungendo spesso tenerezze personali e anche accenni erotici.
«Da sabato a martedì sarò in visita ai campi dove avvengono le esecuzioni per provare nuovi metodi di fucilazioni a Kovno, Vilna, Riga Denenberg e Minsk» scrive Himmler, riferendosi a una visita al fronte orientale nell’estate del 1941 per verificare l’efficienza degli «Einsatzgruppen», le squadre speciali da lui create per massacrare gli ebrei in massa, seppellendoli in fosse comuni. Nel luglio di quello stesso anno, dopo l’invasione dell’Urss con l’Operazione Barbarossa, Himmler si sofferma talmente a lungo al fronte da scusarsi con la moglie per «aver dimenticato l’anniversario di nozze». Quindi confessa di «non essere riuscito a frenare il vomito» mentre i suoi soldati fucilavano gruppi di ebrei.
La moglie condivide l’approccio distaccato del marito. In un’occasione, quando Himmler fa sapere che sta andando a visitare alcuni campi di concentramento, lei gli scrive: «C’è una scatola di caviale in frigorifero, prendila con te». Prima di un sopralluogo nel Lager più grande ed efficiente, Himmler la saluta: «Sto andando ad Auschwitz. Baci, il tuo Heini». E in una missiva del luglio 1942 si legge: «Nei prossimi giorni andrò a Lublino, Auschwitz e Lvov. Fate buon viaggio e divertiti con la nostra piccola figlia, tanto affetto e tanti baci». I Lager sono una parte integrale della vita quotidiana degli Himmler, anche perché proprio Heinrich crea il primo a Dachau nel 1933, l’anno in cui Hitler conquista il potere, per imprigionare gli avversari in un luogo poco distante da casa sua in Baviera. La figlia piccola Gudrun va a visitarlo e poi scrive al padre: «Oggi, con mamma, zia Lydia e zia Frieda siamo andate al campo delle SS a Dachau, abbiamo fatto un gran pranzo, è stata una bellissima giornata, i campi di concentramento sono un grande progetto».
Le lettere coprono il periodo dal 1927 al maggio del 1945 - poco prima del suicidio, avvenuto il 23 maggio quando ingoia una pasticca di cianuro dopo l’arresto da parte dei britannici - e consentono di comprendere come Himmler si vedeva. Anzitutto l’obbedienza al Führer: «Se Hitler me lo chiedesse, ucciderei anche mia madre». E poi l’identificazione con il Male: «Mio amore, è davvero una cosa grande che una persona malefica come me abbia meritato una donna buona come te, spero tu sia felice con il tuo diabolico tesoro». E lei risponde con riferimenti erotici: «Sono fortunata ad avere un marito cattivo che ama la moglie cattiva, è così che lei lo ama». In altre occasioni, nel 1928, flirtano adoperando l’espressione «vendetta» per descrivere la passione nei rapporti più intimi. «Non sono altro che vendetta, la mia anima nera immagina cose impossibili» scrive lui.
Ad accomunarli è anche il più viscerale antisemitismo. Il 27 febbraio 1928 Marga scrive sulla «spazzatura ebraica» e lui risponde: «Mio amore, sei obbligata ad avere a che fare con loro solo a causa dei soldi che hanno, un giudeo resta un giudeo». Dopo il pogrom della Notte dei Cristalli del 14 novembre 1938, Margaret si chiede: «Quando questa spazzatura ebraica ci lascerà soli e potremo finalmente vivere felici le nostre vite?». Dal 1938 Himmler ha una relazione con la segretaria, Margarete ne è al corrente ma continuano a scriversi e la figlia, nel giugno 1942, dopo essere andata a caccia con il padre, osserva: «Abbiamo passato dei giorni magnifici». La stessa figlia però ha dei dubbi dopo l’attacco all’Urss: «È davvero molto grande, riusciremo a occuparla tutta?».
Nel complesso si tratta di circa 700 lettere scritte a mano e firmate «Dein Heini» (Tuo Heini) o «Euer Pappi« (Tuo papà). Dopo la guerra sono due soldati americani a trovarle a casa Himmler e, secondo Die Welt, vengono acquistate alla fine degli Anni Sessanta dal collezionista Chaim Rosenthal che per circa 40 anni le tiene nascoste sotto il letto, nella casa di Tel Aviv. Negli Anni Ottanta Rosenthal tenta di venderle, ma il falso scoop di Stern sui diari di Hitler crea un’atmosfera che lo spinge a tenerle per sé. Solo nel 2007, quando compie 90 anni, viene convinto dal figlio a venderle per una cifra simbolica al commerciante David Lapa, la cui figlia Vanessa fa la regista e ne ha tratto un documentario che sarà presentato al prossimo Festival di Berlino. Vanessa Lapa nel 2011 ha contattato Die Welt che negli ultimi tre anni ha fatto autenticare le lettere dagli Archivi federali tedeschi prima di renderle pubbliche.
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