Riprendiamo dalla cronaca di Roma de LA REPUBBLICA di oggi, 26/01/2014, a pag.3, l 'intervista di Gabriele Isman a Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità ebraica di Roma, dal titolo "Quei riti macabri non ci spaventano, noi siamo le sentinelle".
Riccardo Pacifici
" una ritualità che si ripete per la Giornata della Memoria, ed è evidente: sono insulti studiati. Ma non ci spaventano. Dobbiamo solo voltare pagina" Riccardo Pacifici, numero uno della comunità ebraica romana, ha appena finito di parlare al telefono con il premier Letta. «Nel 2011 e nel 2012 Militia attaccò noi il 27 gennaio. Stavolta, con i pacchi inviati tramite corriere, forse sarà più facile risalire ai mittenti». Offesa per il Paese Quei pacchi non sono solo contro di noi, ma contro la Memoria del nostro Paese. he cosa è successo venerdì in Comunità? «Un responsabile della nostra sicurezza ha accolto quel pacco senza mittente e l'ha rifiutato, segnalandolo alla Digos che l'ha aperto, trovando la testa e una rivendicazione. Quel funzionario va applaudito». La ritualità che si ripete per la Giornata della Memoria? «C'è un prurito in ambiti molto minoritari della società italiana rispetto all'attenzione di 'media e istituzioni per i127 gennaio ma an- La legge e la scuola Ci vuole la legge contro il negazionismo e un lavoro di educazione sulla Shoah che, per esempio, per il 24 marzo. Inviare una testa di maiale a un ebreo, come a un musulmano, èun atto di spregio. Per me, questo 27 non è solo la Giornata della Memoria, ma è anche un appuntamento in tribunale con l'appello di Stormfront dopo la condanna arrivata nel giorno del ricordo della Shoah per noi ebrei. La vigilanza costante va mantenuta: i pacchi non sono solo contro la comunità, ma contro la Memoria di questo Paese».
Sono apparse anche scritte antisemite e svastiche in piazza Sempione. «Chi è ignorante di storia, scrive anche male. Le scritte contro Anna Frank con l'acca, e gli altri messaggi antisemiti, arrivano da un substrato molto minoritario in questo Paese». Cosa si può fare? «Serve l'approvazione veloce della legge contro il negazionismo, da una parte, e il lavoro educativo, dall'altra. Venerdì pomeriggio, nell'aula magna della Sapienza, ero a un'eccellente rappresentazione sui temi della Memoria dei ragazzi delle medie dell'istituto Alfieri Lante della Rovere. Quando ho parlato, l'aula era piena. Ho detto che fa rabbia come faccia notizia soltanto l'odio: questa bella gioventù non trova mai ribalta. Dobbiamo imparare a dare evidenza al lavoro positivo, quell'Italia non è un'eccezione e vuole parlare di Memoria e integrazione. Anche per questo giovedì scorso abbiamo voluto portare in Sinagoga otto testimoni della Shoah a parlare alle scuole e c'era il ministro Kyenge». Qual è l'obiettivo di questo lavoro con i ragazzi? «Giovedì Marcello Pezzetti ha detto che non si può parlare di passaggio del testimone della Memoria: solo i sopravvissuti e le loro famiglie hanno sofferto. Si può però essere sentinelle della Memoria. È un invito da raccogliere, in nome dei nostri 6 milioni di fratelli ebrei morti nella Shoah, dei sopravvissuti e del loro coraggio di raccontare quell'orrore e soprattutto per i nostri figli. Per crescere quegli anticorpi che evitino il ripetersi, non necessariamente contro gli ebrei, di quanto accaduto con il nazifascismo. Per questo il Museo della Shoah è fondamentale: noi dobbiamo ricordare, e prevenire».
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