Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 25/01/2014, a pag.51, con il titolo " L'egiziano Salah non stringe la mano ai giocatori ebrei", Enrico Franceschini racconta il caso del giocatore egiziano Mohammed Salah che non stringe la mano ai giocatori israeliani. La sua giustificazione, se vera, peggiora ancora di più il rifiuto. Se questa è la comunità islamica di Basilea, allora - come diceva Samuel Huntington - lo scontro è fra civiltà.
Mohammed Salah
Si è sempre rifiutato di stringere la mano a calciatori israeliani. La stringerà al proprietario e ai dirigenti della sua nuova squadra, che sono ebrei? E loro come faranno a dare il benvenuto a un giocatore sospettato di antisemitismo? Sono i dilemmi che accompagnano il trasferimento al Chelsea di Mohamed Salah, 2lenne attaccante egiziano del Basilea. La stella del club svizzero è in procinto di entrare a far parte del team di Josè Mourinho non appena avrà superato gli esami medici a Londra. Ma il Daily Mail ricorda due episodi controversi che potrebbero turbare il suo passaggio ai Blues. L'anno scorso, quando il Basilea affrontò il Maccabi Tel Aviv nelle qualificazioni di Champions League, per due volte Salah evitò di stringere la mano agli avversari come è consuetudine prima della partita. All'andata, in Svizzera, lasciò le scarpette ai bordi del campo e tornò a mettersele mentre i suoi compagni stringevano la mano ai giocatori del Maccabi. Al ritorno, in Israele, salutò gli avversari con un "pugno-contro-pugno", interpretabile come un gesto giovanile ma anche come un rifiuto di stringere la mano di un israeliano. Roman Abramovich, il petroliere padrone del Chelsea, è un ebreo russo e ha stretti rapporti con Israele, che visita spesso anche per iniziative di beneficenza. Sono di origine ebraica pure il presidente della società, Bruce Buck, e il direttore sportivo, Eugene Tenenbaum. In passato Salah, che ha giocato 27 volte con la nazionale del suo paese segnando 17 gol, ha negato ogni accusa di antisemitismo, dicendo che si sentiva costretto a compiacere certe frange estremiste della comunità egiziana di Basilea. Difficilmente potrebbe usare una giustificazione analoga in Inghilterra, dove la Football Association e le leggi civili britanniche puniscono severamente qualsiasi tipo di discriminazione razziale.
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