Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/01/2014, a pag.10, due articoli di Francesca Paci sul terrorismo che sta colpendo in Egitto.
Francesca Paci: " La sfida di Al Qaeda, kamikaze al Cairo fa strage di poliziotti"
Francesca Paci Il Cairo
«Se avessi saputo che dopo 17 giorni trascorsi in piazza per cacciareMubarak nel 2011 e tre anni a fronteggiare militari e islamisti per proteggere l’eredità di Tahrir dalle loro grinfiemi sarei svegliato nel terzo anniversario della rivoluzione con i kamikaze e i sostenitori diAlSisi nel ruolo di paladini del Paese chissà... mi chiedo se ne sia valsa la pena». Le riflessioni del dentista 25enne Abdelkarim Amin sono quelle dimolti della sua generazione, protagonista di una stagione gloriosa e adesso attonita di fronte alle tre esplosioni che ieri hanno insanguinato il Cairo, i tafferugli in tutto il Paese, il cieco innamoramento nazionale per il ministro della difesa Al Sisi, un tempo membro dell’odiato Consiglio Superiore delle Forze Armate (Scaf) e dopo l’annientamento dei Fratelli Musulmani probabile nuovo venerato presidente. Il bilancio dell’ennesima giornata nera per l’Egitto è di quasi 200 feriti e 22 persone uccise, 6 delle quali nell’attentato kamikaze contro il quartier generale dellapoliziaal centrodelCairo(ilprimo attacco suicida nella capitale chehadanneggiato anche l’antico museo di arte islamica) e le altre negli scontri tra forze dell’ordine e sostenitori dei Fratelli Musulmani e del deposto presidente Morsi. Sebbene a rivendicare sia stato il gruppo jihadista Ansar Bayt al-Maqdis, che si era già attribuito i 16poliziotti freddati adicembre aMansura e ha messo in guardia gli egiziani dal recarsi oggi in piazza Tahrir, la convinzione diffusa è che dietro ci sia lamano dei FratelliMusulmani. E non solo tra i fan dell’esercito o tra quella classe media che attribuisce agli islamisti il caos in cui damesi brancola il Paese, tra proteste, attentati, un irresponsabile clima di anarchia in cui i militari hanno avuto buon gioco a restringere con pugno di ferro le libertà individuali così tanto bramate nel 2011. A puntare l’indice contro i Fratelli sono anche i liberal, quel vago terzo polo che proprio temendo la svolta autoritaria non ha votato la Costituzione benedetta dall’esercito e approvata la settimana scorsa con il 98% dei sì ma un affluenza di appena il 38%. «Non so se l’abbiano fatto direttamente, ma so che hanno flirtato e incoraggiato gli islamisti sin dal primo giorno, quest’estate a Nasr City dicevano dal palco che se fossero stati estromessi davvero dal potere non avrebbero garantito per le azioni della galassia jihadista» osserva Rasha Mahdi, attivista per i diritti umani, elettrice pentita diMorsi e entusiasta di Tamarod fino a quella che considera la svolta autoritaria dell’esercito. I Fratelli hanno negato ogni responsabilità su Twitter lasciando intendere che le bombe convengono adAl Sisi e dunque la pista potrebbe essere interna. Ma lei s’infuria: «Per quanto tema di passare dal fascismo islamico a quello militare è una tesi assurda. I militari vogliono dire al Paese che sotto di loro è sicuro e l’attacco al quartier generale della polizia va nella direzione opposta». Intanto, con circa 350 persone arrestate perché sospettate delle bombe o perché in strada a protestare, l’anniversario del 25 gennaio 2011 si annuncia critico.Il governo a interim(si attende la data delle elezioni presidenziali e parlamentari) ha invitato i cittadini a recarsi a Tahrir dove sono stati organizzati concerti, ma con la paura di botte da orbi è verosimile che a uscire di casa siano solo i Sisi-boys, i proMorsi e i rivoluzionari del movimento 6 aprile, il cui leader Ahmer Maher, fieramente anti golpe, è in carcere da settimane. L’attivista 29enne Tawfik Mokheeb non ci sarà: «Oggi sarà il giorno dei pazzi di ogni fazione, chi grida al golpe appoggiando i Fratelli che si mormora vogliano creare un governo in esilio in Gran Bretagna e chi ieri evocava la pena di morte per i Fratelli. Stiamo organizzando un contro evento per il 28 gennaio, quando nel 2011 la polizia si ritirò e lasciò spazio alla rivoluzione». Ne valeva la pena, tre anni fa?Tawfik, come Abdelkarim, dentro di sé, alla fine, è convinto di sì.
Francesca Paci: " Le bombe ? per sostenere gli islamisti"
intervista alla giudice Tahani al Gebali
Se i vari Think Thank che consigliano Obama , prima di compilare analisi astratte sentissero il parere della giudice Tahani al Gebali, avrebbeo della situazione egiziana un quadro molto chiaro. Ed eviterebbero al loro Presidente di parlare a vanvera.
Tahani al Gebali
Poco più di un anno fa, mentre salafiti e sostenitori dei Fratelli Musulmani bloccavano la Corte Costituzionale rea di ostacolare l’allora presidente Morsi, Tahani al Gebali era all’opposizione. Lo era anche durante la rivoluzione del 2011, quando pur essendo stata nominata da Mubarak vicepresidente della Suprema Corte, andò a solidarizzare con i ragazzi di piazza Tahrir.Adesso fa parte di quella stragrande maggioranza che, indipendentemente dall’approvazione per l’operato dell’esercito (e lei lo approva), ritiene la Fratellanza responsabile degli attentati di ieri. Cosa legge nelle bombe che hanno insanguinato il Cairo alla vigilia del 25gennaio? «Il messaggio è chiaro, c’è in atto un tentativo di bloccare la road map che emanciperà il popolo egiziano attraverso la ricostruzione delle istituzioni e il voto per Presidente e Parlamento. Non sono la sola a sospettare un complotto internazionale per riportare al potere i Fratelli Musulmani e controllare l’Egitto». Eppure, con buona pace della dietrologia, da tre anni, nel bene e nelmale, gli egiziani sono protagonisti della loro storia. Non rischiate di tornare indietroal terrore degli Anni 90? «Negli Anni 90 la situazione era più facile perché a minacciare il Paese c’erano solo i gruppi terroristi. Adesso ci sono in campo interessi e servizi segreti stranieri. Gli Stati Uniti, il Qatar, la Turchia. Sono molti a sostenere i Fratelli Musulmani offrendo informazioni, fondi, aiuto diplomatico ». Può scoppiare una guerra civile come in Algerianel1992? «La differenza è che in Egitto oggi i Fratelli sono soli, non hanno consenso. A difendere il Paese è il popolo, lo stesso che quest’estate ha appoggiato l’intervento dell’esercito e ha cacciato, in alcuni casi con le proprie mani, i Fratelli dal sit in di Nasr City. L’Egitto non è l’Algeria perché laici e religiosi sono uniti contro il terrorismo». Non pensa che sia stato un errore dichiarare la Fratellanza un’organizzazione terrorista? «Andava fatto ancora prima, quando in estate hanno cominciato ad armarsi. Sono terroristi. Che poi servano agli Stati Uniti per mandare avanti il loro progetto di Grande Medioriente basato sul caos creativo e la divisione etnica e religiosa degli arabi è un altro discorso.Mami sorprende che a bacchettarci sia quell’Occidente che per primo ha stilato liste nere contro le sigle terroriste. I Fratelli sono la madre di tutte le organizzazioni terroristiche, hanno chiamato in Sinai Hamas, gli jihadisti e perfino al Qaeda». Non rischiate di aver scampato il fascismo islamico per finire in quello militare? «L’esercito egiziano è nazionalista e popolare, ha difeso il Paese più volte e sa che il suo compito è proteggere l’Egitto». Eppure siete al confine del caos... «Non è così, la vita al Cairo scorre normalmente, o quasi. La gente va al mercato, lavora. Gli attentati dei traditori ci sono anche nei Paesi occidentali».
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