Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 24/01/2014, a pag. 72, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Sfila a Parigi il creatore della moda senza sesso ".
Rad Hourani
Maurizio Molinari
Una collezione estiva tutta in nero, con giacche, giacconi, soprabiti e pelle a volontà, con tanto di richiami a vestiti etnici indiani e arabi. E un tocco di sensualità occidentale dovuta a spacchi che fanno intravedere le spalle. È la collezione «Sans Gender», senza sesso, che lo stilista giordano-canadese Rad Hourani ha presentato alla Chambre Syndicale de la Haute Couture di Parigi diventando il primo in assoluto a cui è stato consentito di far sfilare una collezione unisex nel tempio della moda contemporanea. Nato nel 1982 in Giordania, da padre giordano e madre siriana, Rad Hourani è un ribelle per definizione: emigrato con la famiglia in Canada finisce a stento il liceo a Montreal, sceglie di lavorare con cacciatore di talenti per un’agenzia di modelle e finisce per dedicarsi alla moda, sbarcando nel 2005 a Parigi, dove oggi risiede, con la sua prima collezione del tutto unisex. Due anni dopo lancia l’etichetta «Rad», anch’essa immaginata per andare oltre la differenza fra moda maschile e femminile, facendosi largo in un pubblico di nuova generazione, alla ricerca di un’idea di bellezza capace di andare oltre i tradizionali tipi di sensualità promossi da cinema, tv e Internet. La scelta della Chambre Syndicale de la Haute Couture di ammetterlo nelle sfilate lascia intendere che la rivoluzione di costumi iniziata con la legalizzazione dei matrimoni gay in molti Stati, europei e americani, arriva fin dentro la settimana della moda che vede i maggiori stilisti presentare creazioni capaci di osare di più per offrire qualcosa di innovativo alla clientela più esclusiva. È come se l’alta moda di Parigi prendesse atto che il dominio delle sessualità sfrenato ha ora un temibile avversario. Per il designer ribelle che viene dal Medio Oriente la sfida è quella di un minimalismo apparentemente triste fra sfilate di abiti scintillanti e metri di chiffon. Le sue creazioni non vogliono essere estreme o creare shock ma contengono una pioggia di novità perché consentono di vestire unisex nell’alta moda come se si trattasse di abiti casual o sportivi. Ovvero: potranno farlo anche i super-ricchi. Hourani vuole dimostrare che si può essere «sans gender» anche in quel settore della moda dove la sensualità è da sempre più pronunciata. Per riuscirci segue un percorso che limita al massimo anche la distinzione fra stagioni perché i soprabiti - di tessuti differenti - possono essere portanti indifferentemente in estate o in inverno con tagli adattabili: le giacche possono diventare vestiti e dei rettangoli stilizzati si alternano sul petto di modelli per uomini o donne al fine di renderli accessibili a entrambi. Hourani si inoltra in un sentiero inesplorato e vuole dimostrare che «senza sesso» riesce a equivalere a «maschile” e «femminile» anche quando si tratta di sensualità. Da qui una serie di abiti per la primavera estate 2014 con degli spacchi sulle spalle per far vedere da dietro la pelle di chi indossa. Sulla schiena la pelle è unisex, non c’è un’evidente differenza fra uomo e donna e Hourani esalta l’esperimento, al fine di dimostrare che le spalle nude di un uomo possono rivelarsi sexy. L’altra carta che gioca è quella degli abiti etnici, perché testimoniano come le culture più distanti hanno nel Dna un modo di vestire che esula dalla sensualità più pronunciata. Giacche indiane «Sherwani» o tuniche arabeggianti di pelle fino al ginocchio «Shalwar Kameez» evocano sulla passerella le origini di un designer che viene da terre lontane all’Europa, rafforzando la sfida parigina. A cui bisogna aggiungere la passione del designer per le cuciture perché consentono, quasi in tempo reale, di trasformare qualsiasi abito riuscendolo ad adattare a sessi diversi sulla base di un modello comune. Ecco perché le silhouettes geometriche finiscono per somigliare a una nuova generazione di kimono che si offrono di vestire tutti coloro che desiderano, per le ragioni più diverse, di essere dei «sans gender». Quando viene chiesto a Hourani di sintetizzare il suo messaggio, la risposta che ripete è indicare un video «Rad» caricato tre anni fa su YouTube nel quale si vede una ragazza ruotare su se stessa fino al punto da impedire di distinguere se le fattezze siano maschili o femminili. Esprimendo così la convinzione che, al livello più alto e sublime, la moda diviene asessuata. L’exploit parigino ha avuto l’effetto di farsi spazio - sotto forma di notizie e commenti - anche nel mondo arabo dove lui è nato. Con la relativa sorpresa dell’assenza di proteste anche in Paesi, dal Libano alla Giordania, dove la laicità si fa difficilmente spazio fra costumi tradizionali che tendono ad emarginare i gay. Ma non è tutto perché quando si tratta di definirsi, Rad lo fa così: «Non sono dark o pessimista, sono una persona che ama la notte e questi modelli sono facilmente identificabili con la notte perché esaltano gli occhi neri, blu e grigi». Da qui la declinazione di un «minimalismo assai complesso e dettagliato, che contiene un’idea di purezza da abbellire ed esaltare». La sessualità sfrenata, maschile e femminile, a suo avviso è già parte della preistoria: «I miei abiti sono asessuati perché un uomo o una donna posso indossarli sempre, indistintamente».
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