Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/01/2014, a pag. 15, l'articolo di Marco Zatterin dal titolo " Ue più lontana per la Turchia di Erdogan ".
Marco Zatterin Recep Erdogan
Dopo la conferenza stampa con le garbate frasi di rito pronunciate fra la bandiera turca e quella a dodici stelle, arriva un alto eurofunzionario che spazza via il buonumore di facciata e ammette il clima teso, «un brutto incontro, un passo indietro». Al vertici dell’Unione che lo hanno ricevuto a Bruxelles, non è piaciuto il linguaggio con cui il premier Recep Tayyip Erdogan ha affrontato i temi delle riforme giudiziari nel suo paese che, dal 2006, negozia con scarsi progressi l’adesione all’Ue. «Il potere giudiziario non dovrebbe andare oltre il suo mandato - ha detto severo l’uomo di Ankara -, altrimenti finiamo nelle sue mani e non siamo una democrazia».
Sebbene Herman Van Rompuy, numero uno del Consiglio, sottolinei la volontà «condivisa» di far sì che il dialogo con i turchi sia finalizzato all’adesione (centro non prima di 10-15 anni), la trattativa avanza lenta. Il percorso prevede 35 capitoli, dei quali appena 14 sono aperti e uno solo è stato sigillato. Con ogni probabilità farà prima la Serbia che ieri ha chiuso la prima conferenza intergovernativa nel processo che potrebbe incoronarla ventinovesima capitale dell’Unione già nel 2020.
Rivolgendosi a Erdogan (in cravatta verde coranica), Van Rompuy (cravatta rossa) ha invocato il rispetto dei diritti umani e la separazione dei poteri dello stato. Il numero uno della Commissione (cravatta blu) si è detto «preoccupato», pur ammettendo di «essere stato rassicurato» dall’ospite. Risulta non sia così. Le notizie di interventi purgativi fra polizia e giudici inquietano Bruxelles e complicano le relazioni. «Se la magistratura non agisce in modo indipendente dobbiamo assicurare imparzialità e indipendenza», ha detto Erdogan. «Per qualunque problema la risposta è sempre nel diritto», ha risposto Barroso. Sguardi torvi. E anche il cruciale discorso dei visti facili, per ora, resta sospeso.
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