sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
21.01.2014 Iran nucleare: per adesso le sanzioni restano
cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 21 gennaio 2014
Pagina: 11
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Rohani, stop al nucleare. Ma l’America frena: 'Le sanzioni restano'»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/01/2014, a pag. 11, l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo " Rohani, stop al nucleare. Ma l’America frena: 'Le sanzioni restano' ".


L'Onu dice: "Dai bel cagnolino, adesso dammi l'osso! ...per piacere...?!"

«L’Iran non è “open for business”. Il regime delle sanzioni che era attivo fino a ieri lo è ancora oggi, e noi applicheremmo la legge nei confronti di chiunque lo violasse».
È molto chiaro l’alto funzionario dell’amministrazione Obama, che parlando in forma riservata con i giornalisti commenta l’inizio dell’applicazione dell’accordo transitorio sul programma nucleare di Teheran. La sua precisazione nasce da una domanda specifica sul fatto che gli uomini d’affari italiani e tedeschi starebbero già correndo nella Repubblica islamica, per riattivare le relazioni commerciali del passato: «Non è business as usual. Gli uomini d’affari hanno a cuore i propri interessi, e sanno che violare le sanzioni comporterebbe un costo». Un avvertimento che acquista un valore politico ancora più importante, se si considera che in queste settimane decisive per il Medio Oriente, Washington sta considerando di aprire il gruppo negoziale del 5 + 1 a Roma, o coinvolgerla più direttamente nella trattativa che potrebbe poi influenzare anche la Siria e gli equilibri generali della regione.
Ieri, in base all’accordo preliminare raggiunto il 24 novembre scorso, l’Iran ha cominciato ad applicare il «Joint Plan of Action», fermando l’arricchimento dell’uranio al 20% che può essere usato per costruire l’atomica. In cambio gli Usa e gli altri Paesi hanno varato un alleggerimento temporaneo delle sanzioni, che vale circa 7 miliardi di dollari. Lo stop resterà in vigore per sei mesi, nella speranza che questi gesti di buona volontà consentano di arrivare a un’intesa definitiva.
Il piano, oltre allo stop dell’arricchimento al 20%, prevede di disabilitare le centrifughe a cascata usate per produrlo, diluire metà dell’uranio già immagazzinato entro tre mesi, e convertire il resto da gas UF6 in oxide nel giro di sei mesi. Le centrali di Natanz e Fordow verranno sottoposte a ispezioni quotidiane da parte dell’Aiea, mentre la nuova struttura di Arak non riceverà il carburante per il reattore e verrà controllata ogni settimana. L’Iran si è impegnato a fermare le attività di ricerca al livello attuale, e non installare altre centrifughe. Quelle esistenti potranno essere riparate, ma dovranno produrre solo uranio arricchito sotto la soglia del 5%, non sufficiente per costruire armi.
In cambio i Paesi del 5 + 1 e l’Unione europea sospendono sanzioni per un totale di circa 7 miliardi di dollari, contro i 100 che restano bloccati. Di questi soldi, 4,2 miliardi sono fondi congelati all’estero, che verranno riconsegnati a Teheran in sei rate da 550 o 450 milioni, a partire dal primo febbraio. L’ultimo trasferimento avverrà il 20 luglio, se la Repubblica islamica avrà rispettato tutti i suoi impegni. Il resto dei 7 miliardi, invece, sono sanzioni che verranno momentaneamente sospese, per consentire ai sei Paesi che acquistano ancora petrolio dall’Iran di continuare a farlo al livello attuale, attraverso l’estrazione di circa un milione di barili al giorno. Poi Teheran potrà comprare in Europa o Usa automobili, parti di ricambio per l’aviazione civile, e beni per il suo settore manifatturiero. Avrà il permesso di importare ed esportare oro e altri metalli preziosi, e creare canali finanziari per sostenere attività umanitarie, saldare le sue quote all’Onu e consentire agli studenti all’estero di pagare le rette. Tutto temporaneo, però, legato a operazioni che cominciano e finiscono nei sei mesi dell’accordo transitorio. E tutto reversibile, se l’intesa definitiva non verrà raggiunta.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT