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Il Giornale Rassegna Stampa
18.01.2014 Netanyahu perde la pazienza. Anche con l'Italia
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 18 gennaio 2014
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Netanyahu perde la pazienza. Anche con l'Italia»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/01/2014, a pag.12, con il titolo " Netanyahu perde la pazienza. Anche con l'Italia", Fiamma Nirenstein commenta  la politica estera del governo d'Israele.

Fiamma Nirenstein

Gerusalemme- Tempo di riscossa: i Pa­esi dell'Unione Europea convocano gli ambasciatori israeliani per prote­stare contro le costruzioni nei territo­ri? E Israele convoca gli ambasciatori di Roma, Londra, Parigi e Madrid per protestare contro il loro l'atteggia­mento squilibrato sempre a favore dei palestinesi. L'amaro calice delle guide lines della signora Ashton e la convocazione dei suoi ambasciatori alla fine sono risultate inaccettabili per Israele, un'intromissione in un momento delicato dei colloqui di pa­ce. E forse la convocazione israeliana è un avvertimento all'Europa a non farsi strumento di Kerry per spingere a concessioni obbligatorie. Israele forse parla a nuora anche perché suo­cera intenda. Così anche l'ambascia­tore italiano Francesco Talò, che ha rapporti cordiali con Israele, ha su­bìto nell'ambito del gruppo convoca­to dal ministero degli Esteri l'accusa di prendere sempre la parte dei pale­stinesi. Come fate a insistere tanto su­gli insediamenti, hanno sostanzial­mente detto ai diplomatici, quando dai palestinesi viene l'insistito rifiuto del riconoscimento di uno Stato Ebraico, dopo che gli abbiamo conse­gnato i prigionieri promessi, e loro non hanno dato in cambio altro che lodi dei terroristi liberati? La convoca­zione di Talò e degli altri propone di smetterla di colpevolizzare Israele.

Bibi Netanyahu

Ed è quello che aveva fatto il primo mi­nistro Benyamin Netanyahu la sera prima, con durezza, accusando l'Eu­ropa di ipocrisia durante il brindisi annuale con la stampa estera a Geru­salemme.
Il mondo arabo mette Netanyahu di buon umore in questo periodo, mentre l'Europa lo fa arrabbiare. Fini­ti i cocktail con un largo sorriso ha de­finito l'incontro pomeridiano col re giordano Abdullah «eccellente»: i due hanno discusso dei colloqui in
corso. È vitale capire chi controllerà la Valle del Giordano che i palestinesi vorrebbero per sé con la presenza di una forza internazionale. Israele non ci sta, il re è in posizione delicata: «Pro­teggeremo la sicurezza di ambedue i popoli» ha detto Bibi. La sua ira inve­ce si è rovesciata su un'Europa che ha appena chiamato a colloquio i suoi ambasciatori per protestare contro 1400 unità abitative nuove. Netan­yahu non ha usato diplomazie: sba­gliate, ha detto, se volete aiutare così a risolvere il conflitto. Non è la costru­zione di qualche casa che causa lo scontro. Bibi ha ricordato che fin da­gli anni Trenta, quando gli insedia­menti non erano in vista, il mondo arabo aggredisce con attentati e con il suo rifiuto lo Stato d'Israele. Basta con l'ipocrisia, ha detto, quand'è sta­ta l'ultima volta che l'Europa ha chia­mato l'ambasciatore dell'Olp per chiedergli conto dell'incitamento a distruggere Israele o per protestare perché i suoi apparati di sicurezza partecipano ad attacchi terroristici. «L'Ue di fatto suggerisce ai palestine­si che possono fare tutto quello che vogliono senza pagare nessun prez­zo ». Bibi ha risposto ai giornalisti, che chiedevano come si concilia restitui­re terroristi prigionieri ai palestinesi con le costruzioni, che qualche casa non cambierà l'accordo, e che spera comunque che i palestinesi non vo­gliano uno Stato Judenrein .
L'aggressività internazionale ver­so Israele si esprime a 360 gradi. L'Unesco, a meno di una settimana dall'apertura di una mostra che per­corre i 3500 di legame fra il popolo ebraico alla terra d'Israele, l'ha bloc­cata con la scusa che il processo di pa­ce potrebbe venirne disturbato. Così l'organizzazione che dovrebbe pro­teggere la cultura nel mondo ne can­cella uno degli episodi fondamentali: la storia del popolo ebraico, la nascita del monoteismo a Gerusalemme. Si sa che lo stallo maggiore nel processo di pace oggi è il riconoscimento della storia del popolo ebraico. Che cosa ha da dire l'Europa sul gesto sconside­rato della solita Unesco?

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