Il fallimento prossimo venturo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra, Abu Mazen : "La nostra migliore offerta "
(Palestina al posto di Israele)
Cari amici,
oggi la questione vera è quella di che cosa accdrà quando finiranno le "trattative di pace" imposte in con "zelo messianico" da Kerry con la complicità dell'Unione Europea che sta iniziando a boicottare l'economia israeliana (http://www.thecommentator.com/article/4591/the_eu_s_covert_boycott_of_israel_starts_to_kick_in ) o piuttosto con la sottomissione europea al suo piano (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176035#.UtVLKPTuKSp ). Che finiranno, nel senso di fallire è chiaro, il problema è come e perché.
Perché non appoggiate lo Stato Palestinese ?
La novità degli ultimi giorni, naturalmente ignorata dalla stampa italiana è il drastico e pubblico irrigidimento della posizione dell'Autorità Palestinese http://www.timesofisrael.com/pm-abbass-comments-a-sign-hes-not-ready-to-talk/ .
Come vi ho già detto Abbas si è costruito una gabbia attorno per dire che "non può" fare compromessi quasi su niente (http://jcpa.org/abbas-denies-his-authority-to-make-decisions-for-a-lasting-peace/ ), nè sullo status di Gerusalemme, né sui "rifugiati" né sulla valle del Giordano, né sulle "frontiere del '67", che, lo sapete, non sono frontiere e non datano al 1967. E gli stati arabi rispondono appoggiando i suoi "no" (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176267 ).
Sembrerebbe chiaro che la decisione di Abbas sia di far fallire i colloqui (http://www.jpost.com/Breaking-News/Likud-MK-Hanegbi-Palestinians-rebuffing-US-efforts-to-push-peace-talks-forward-338104 ). Le ragioni di questa scelta possono essere parecchie. Potrebbe essere fedeltà personale al "masterplan" condiviso da Fatah e Hamas che richiede la distruzione di Israele (ma questa stessa fedeltà non impedì ad Arafat, maestro di Abbas, di firmare i trattati di Oslo. Più probabilmente è paura di lasciarci le penne se qualche fanatico (certo non ne mancano fra i palestinisti) decidesse di punirlo per il tradimento di accettare un accordo con Israele.
John Kerry con Abu Mazen
Applicando la regola andreottiana per cui a pensar male si fa peccato ma ci si piglia, io credo che la ragione vera è che il giorno dopo un accordo che garantisse una frontiera vera fra Israele e un territorio di uno "Stato di Palestina" in cui l'esercito israeliano non potesse intervenire, ci sarebbe anche a Ramallah lo stesso colpo di stato che Hamas ha realizzato a Gaza sette anni fa. E' l'esercito israeliano che tiene in sella l'Anp, e i suoi funzionari, anche se spesso fanno i gradassi ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176278 ) lo sanno benissimo. E' loro interesse avere in casa Israele e organizzare un terrorismo a bassa intensità contro lo stato ebraico: da un lato l'esrcito bada a evitare guai peggiori, dall'altro loro possono giustificare davanti al mondo e al loro popolo il mangia-mangia cui si riduce la loro "autorità" e i fallimenti che ne derivano con i torti dell' "occupazione". Come che sia, adesso che sta finendo il tempo previsto delle trattative, Abbas fa il difficile e mostra di voler far fallire tutto.
Moshe Yaalon
E' quel che Netanyahu si è affrettato a dire al vicepresidente americano Biden incontrandolo dopo i funerali di Sharon (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176263 ).
Il problema è che davvero Kerry è distaccato dalla realtà mediorientale, come dice Daniel Pipes (http://it.danielpipes.org/blog/2014/01/kerry-davvero-scollegato-realta ) o piuttosto è "ossessivo e messianico" rispetto alle trattative, secondo l'espressione del ministro della difesa israeliano Yaalon ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176269 ). Se avete voglia di divertirvi un po', guardate qui un piccolo filmato israeliano che prende in giro il suo zelo foriero di disastri (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=SwGsLGRyscE ). Il problema è che non si tratta della persona di Kerry, come non si tratta della persona di Abbas. Kerry esprime un isolazionismo americano finto-pacifista, che viene da lontano (http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303933104579304321624105870 ), da quel segretario di stato Kellogg che nel 1928, quando Mussolini era ben stabile in Italia e a Hitler mancavano pochi anni alla conquista del potere, pensò che era il momento di fare un patto mondiale per la rinuncia alla guerra come strumento di soluzione delle dispute internazionali, di cui si trova traccia anche nella nostra costituzione. Il patto fu firmato da decine di paesi e fruttò a Kellogg anche un premio Nobel per la pace, come si vede segnato anche allora dal realismo politico... (http://www.britannica.com/EBchecked/topic/314396/Frank-B-Kellogg) Peccato che nei successivi trent'anni l'America dovette lottare molto duramente per la propria sopravvivenza e libertà, tutto il contrario delle geniali invenzioni kelloghiane...
Frank B. Kellogg, segretario di Stato americano
Anche l'America di oggi è piuttosto kellogghiana, pensa di potersi ritirare a casa propria e lasciare che il mondo si regoli, o magari che si possa usare la politica estera per ottenere gloria interna. Fatto sta che le proposte di Kerry non sono per nulla realistiche (http://www.haaretz.com/opinion/1.567301 ), non hanno assolutamente un'idea ragionevole delle condizioni di sicurezza di Israele (http://www.jpost.com/Opinion/Columnists/Our-World-Kerrys-oh-so-90s-security-nonsense-335927 ), contengono progetti "ridicoli" per la gestione dei confini (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=14611 ).
Il problema è come reagirà Kerry rispetto allo scacco del suo piano provocato dal rifiuto palestinese. Potrebbe prenderne atto, magari dire di chi è la colpa e andare a casa - ma sarebbe una sconfitta e una perdita di prestigio grave, anche se certamente la soluzione meno pericolosa e più ragionevole. Oppure potrebbe cercare di indurre Netanyahu a pagare un prezzo più alto, o per prolungare le trattative (altri assassini da liberare, magari il blocco delle costruzioni oltre la linea verde) o addirittura nella soluzione finale (accettare l'assenza di sicurezza sulla valle del Giordano e sulle colline prospicienti la zona centrale di Israele, sradicare più insediamenti ebraici in Giudea e Samaria, dividere Gerusalemme). Certo ci saranno pressioni durissime sul governo, magari un tentativo di spaccarlo per imbarcare i partiti malleabili e poco o nulla sionisti della sinistra. E un grande sforzo propagandistico antisraeliano in tutto l'Occidente. Prepariamoci a tempi duri.
Ugo Volli