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Il Foglio Rassegna Stampa
15.01.2014 Evgeny Kissin contro il boicottaggio di Israele
chissà che altri musicisti non decidano di imitarlo

Testata: Il Foglio
Data: 15 gennaio 2014
Pagina: 3
Autore: Editoriale della Stampa
Titolo: «Le superbe note di Kissin»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/01/2014, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Le superbe note di Kissin".


Evgeny Kissin

"Venite ai miei concerti, perché il caso di Israele è il mio, e i nemici di Israele sono i miei”. Così uno dei più grandi pianisti del mondo, Evgeny Kissin, si è rivolto ai militanti del boicottaggio d’Israele con una lettera diffusa dall’Agenzia ebraica di Natan Sharansky e rilanciata sul Washington Post dal giornalista e Pulitzer Charles Krauthammer, che cita Kissin a esempio di coraggio intellettuale in un’epoca di pavidi. E’ successo tante volte che l’odiosa campagna di delegittimazione dello stato ebraico, oltre che nei supermercati e nelle aule universitarie di Parigi e Princeton, entrasse nelle sale da concerto di mezzo mondo. A Londra, alla Royal Albert Hall, di recente i facinorosi antisionisti hanno interrotto la direzione di Zubin Mehta e dei musicisti israeliani. Per questo il grande musicista Evgeny Kissin si è rivolto con un appello coraggioso e inusitato ai padrini del boicottaggio. Ha sfidato gli intolleranti. Dicendo loro che “da molto tempo sento che Israele, nonostante io non viva lì, è l’unico stato al mondo con cui posso identificarmi pienamente, e le cui storie, i problemi, le tragedie e il cui destino stesso io possa sentire come mio. Se come essere umano e come artista posso rappresentare qualcosa per il mondo, il popolo ebraico, e quindi Israele, è l’unico stato sul nostro pianeta che voglio rappresentare con la mia arte e con le mie attività pubbliche, indipendentemente da dove vivo”. Kissin ha denunciato anche “l’isteria degli attacchi che anche in occidente, e perfino da molti intellettuali, sono rivolti a Israele. Ho vissuto nell’Unione sovietica e so a quali risultati, purtroppo, può arrivare una propaganda bene organizzata”. Queste parole sono benzina intellettuale, morale e politica iniettata nella dura e solitaria campagna contro l’oltraggio anti israeliano, la messa in mora dello stato degli ebrei, la sua trasformazione in paria della comunità delle nazioni. Specie perché provengono da questo giovane gigante dell’arte. Non sarebbe male se anche i nostri musicanti, sempre pronti a imbarcarsi in qualche facile avventura umanitaria, imparassero da Evgeny Kissin.

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