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La Stampa Rassegna Stampa
13.01.2014 Siria: ribelli moderati contro ribelli pro al Qaeda
cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 13 gennaio 2014
Pagina: 11
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Ad Aleppo è diventata una guerra fra ribelli moderati e jihadisti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/01/2014, a pag. 11, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo "Ad Aleppo è diventata una guerra fra ribelli moderati e jihadisti".


Giordano Stabile

La seconda guerra civile siriana è partita con l’acceleratore schiacciato al massimo. Mille morti in due settimane, 697 registrati dall’Osservatorio per i diritti umani, finora maggiore fonte indipendente per questo tipo di statistiche. Se il bilancio complessivo, in tre anni di insurrezione contro il presidente Bashar al Assad, oscilla fra le 100 e le 120 mila vittime, la novità del 2014 è lo scontro a tutto campo fra gli oltranzisti islamici dell’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) e i gruppi di autodifesa, islamici moderati, che sono sorti sulle ceneri del liquefatto Esercito libero siriano. Ribelli «patrioti» che combattono jihadisti in gran parte stranieri e in teoria arrivati ad aiutarli ad abbattere il raiss.
L’esercito regolare sembra invece aver rinunciato alla vasta area di confine che va da Aleppo a Dar Az Zour, passando per Raqqa. Tutte città cadute sotto il tallone di una sharia di ferro dell’Isis (costola di Al Qaeda ancora più sanguinaria). La dittatura degli jihadisti, per di più stranieri, è però diventata insopportabile per gli insorti, che hanno pagato un prezzo altissimo nel cacciare le forze del regime. Nuove formazioni, come il Fronte islamico siriano, hanno puntato kalashnikov e razzi contro gli uomini in nero dell’Isis. E li hanno cacciati da gran parte di Aleppo e di Raqqa. Gli jihadisti (forti di 6-8mila uomini contro 20-30mila) hanno perso 246 combattenti, gli insorti 351.
Il nuovo fronte interno dà fiato al regime. A Nord e a Est si limita ai raid dell’aviazione, che infliggono pesanti perditi civili ma non logorano le sue forze. Concentrate invece a «ripulire» la vasta periferia di Damasco (cinque milioni di abitanti sui 25 che contava il Paese prima della guerra). Ieri si è arreso il sobborgo di Madaya, dopo un assedio di cinque mesi. Senza acqua, cibo, medicine, 500 ribelli hanno accettato il cessate il fuoco e di fatto hanno abbassato le armi. Per Assad un buon viatico in vista della conferenza di pace di Ginevra del 22, anche se il capo dell’opposizione, Ahmed al Jarba, ribadisce che «non c’è posto per lui e la sua famiglia nel futuro della Siria». Ma con Assad, ieri apparso in una moschea di Damasco per festeggiare il giorno della nascita di Maometto, bisognerà fare i conti.

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