Cartolina 'dissenziente'
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
scusatemi, questa è una "cartolina" dissenziente che probabilmente voi non vi sareste aspettati di leggere e certamente non io di dover scrivere.
Ma come dice quel motto che descrive l'onestà intellettuale, amicus Plato, sed magis amica veritas: bisogna dire quel che si crede davvero, al di là del freno dell'amicizia.
Il fatto è che venerdì scorso Informazione Corretta ha pubblicato un articolo di un collaboratore che credo totalmente sbagliato e scorretto e sento, per poter continuare a collaborare liberamente come ho sempre fatto con questa testata di doverlo dire e di spiegare il mio dissenso. L'articolo lo trovate qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=51962.
(per leggere il link fare copia incolla)
Vi si parla di un brutto incidente avvenuto martedì scorso in cui un gruppo di giovani israeliani del piccolo villaggio di Esh Kodesh è stato assalito, sequestrato, mezzo linciato e tenuto prigioniero per ore in una casa del vicino villaggio arabo (molto più grande) di Kusra, fino a che (tardi, molto tardi), una pattuglia delle forze dell'ordine israeliane è intervenuto a salvarli.
Dell'episodio esistono diverse versioni: i ragazzi dicono che stavano andando in giro a piedi per la campagna, i media di sinistra li hanno incolpati di una di quelle iniziative di rappresaglia che si definiscono "scontrino del prezzo" ("price tag") che certi israeliani intraprendono, ovviamente contro la legge, facendo scritte, o sporcando macchine o compiendo altri atti di vandalismo in risposta (http://uk.news.yahoo.com/palestinian-villagers-detain-beat-alleged-settler-assailants-150600659.html#4wpBdme
Essendo reati, questi atti sono compiuti da individui isolati, in segreto, col favore della notte. Difficile pensare che una dozzina di ragazzi disarmati entri per uno scopo del genere in pieno giorno in un villaggio arabo con qualche centinaia di abitanti. Più che una possibilità vi è una certezza di essere quanto meno fotografati e denunciati.
L'articolo che contesto sposa la versione palestinista (http://www.khaleejtimes.com/kt-article-display-1.asp?xfile=data/middleeast/2014/January/middleeast_January105.xml§ion=middleeast
) senza discuterla, senza nemmeno dire che ce n'è un'altra (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176148#.UtJV5PTuKSo
) Lo fa senza rivelare le sue fonti, con un linguaggio insultante (un gruppo di giovani baldanzosi ), raccontando con il piglio del giornalista oculare, senza neppure la prudenza di dire che si discutono delle informazioni ricevute e controverse, com'è in questi casi deontologia giornalistica (e infatti pur sostenendo la stessa ricostruzione così fa correttamente Sergio Minerbi in un trafiletto su Moked: http://moked.it/blog/2014/01/10/azioni-5/
In realtà una breve indagine su Internet permetterebbe di capire che l'episodio non è nato affatto da un attacco "price tag", ma da una disputa sui campi fra i due villaggi, che era già esploso nel 2012 con un assalto di massa degli arabi al villaggio israeliano (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/159758#.UtJYjvTuKSo
poi un anno fa con l'assalto di 200 arabi alle vigne del villaggio (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/IDF-200-Palestinians-attack-Esh-Kodesh-vineyards
prolungatosi poi in una serie di scontri in cui era stata coinvolta la polizia di frontiera (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Settlers-clash-with-police-near-Esh-Kodesh
con degli arresti che però si erano conclusi con il rilascio degli israeliani senza addebiti (http://www.jpost.com/National-News/Police-release-five-Esh-Kodesh-detainees-308460
Nei giorni precedenti il sequestro c'erano state ancora liti per una questione di olivi (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176028#.UtJUXvTuKSp
Tutta questa storia di scontri fra i due villaggi, e la sproporzione fra le popolazioni rende particolarmente incredibile la versione araba (http://www.timesofisrael.com/idf-frees-would-be-price-tag-attackers-from-pa-village/
perché, ripeto, un gruppetto di ragazzi avrebbe pensato di entrare in pieno giorno in un villaggio ostile e molto più grande del loro? Molto più facile pensare a un agguato nei campi, a un inseguimento, a un sequestro. Un gesto che si spiega con le dispute agricoile, ma è anche vicino alla "resistenza popolare" quotidiana delle molotov e dei sassi sulle macchine in corsa, osannato dai media dell'Anp (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4475112,00.html
e preso a pretesto dai soliti pacifinti per chiedere lo smantellamento del villaggio ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/176089#.UtJUZvTuKSp
Capirete il mio sconcerto nel leggere su Informazione Corretta un linguaggio simile a quello dell'Autorità Palestinese o di Peace Now, compresa la terminologia di "autput illegale", "coloni ebrei", ecc.
Al di là della ricostruzione dei fatti, palesemente inadeguata, quel che suscita il mio dissenso è l'analisi politica, che riproduco qui brevemente: " I leader e i rabbini di comunità come Itamar, Izhar e Tekuma sono i primi responsabili della radicalizzazione ideologica di bande di giovani [...] Non è ancora chiaro se si arriverà mai a parlare di un accordo su Giudea e Samaria, visto che i palestinesi non stanno dimostrando grande propensione per la pace. Tuttavia il fenomeno del vandalismo anarchista ebraico nei territori va risolto. [...] Il rischio di una radicalizzazione crescente di questa minoranza violenta e chiassosa è duplice. Nel caso di un vero accordo, la loro opposizione a qualsiasi forma di ritiro si trasformerebbe in un'ondata di atti di violenza interni a Israele. Nel caso che un accordo non si concluda, si sentirebbero ancor più forti nelle loro posizioni, scatenando una serie di piccoli e continui attacchi che metterebbero a dura prova la capacità di Tzahal di mantenere l'ordine in Giudea e Samaria." Non riesco a non indignarmi leggendo che la responsabilità della radicalizzazione di comunità come Itamar (dove, ve lo ricordo, due anni fa un gruppetto di arabi del villaggio vicino si infiltrò e riuscì a uccidere un'intera famiglia, compreso un neonato di pochi mesi) sarebbe del suo rabbino.
Ma il punto non è questo. E' la demonizzazione in generale del movimento che anima gli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria.
Senza di loro, senza questa minoranza che rischia ogni giorno la vita, come mostra il caso che stiamo discutendo, il piano palestinista di spolpare progressivamente Israele, cominciando dal nucleo centrale del paese, sarebbe facile, avrebbe poca resistenza, col risultato che si è già visto a Gaza e nel Libano settentrionale. Che ci sia una popolazione numerosa e determinata a non arrendersi sui colli che sovrastano il cuore dell'Israele moderno è la garanzia di sicurezza anche per Tel Aviv e tutta Israele.
E' anche l'arma politica con cui Netanyahu può resistere alle pressioni di Obama e degli europei. Proprio per questo i "coloni" sono demonizzati, ostracizzati dall'Unione Europea, continuamente oggetto di terrorismo spicciolo. Il compito di chi ama Israele è difenderli, capire la logica della loro impresa, mostrare gli effetti importanti e positivi che hanno sulla politica israeliana. Lasciamo al "Manifesto" di definirli "vandali", "vilolenti" e peggio.
Ugo Volli