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La Stampa Rassegna Stampa
07.01.2014 Tunisia: tutti i quotidiani prendono sul serio la bozza della nuova costituzione
ma come ci si può fidare dei Fratelli Musulmani ? Cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 07 gennaio 2014
Pagina: 1
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Uomini-donne: in Tunisia arriva la parità»

L'occidente è ancora innamorato dei Fratelli Musulmani. Lo si deduce oggi, 07/01/2014, dagli articoli usciti su quasi tutti i quotidiani che inneggiano alla riforma legislativa tunisina, quando avere dubbi è il minimo che si possa fare. Scegliamo fra i tanti il pezzo dal titolo " Uomini-donne: in Tunisia arriva la parità" di Francesca Paci (La Stampa, pag. 1-14) la quale, se non altro, evidenzia, anche nel sottotitolo "Nuova Costituzione più liberale. Ma gli attivisti laici: non ci fidiamo", quanto di poco chiaro ci sia in questa riforma costituzionale.


Francesca Paci


A destra, femministe tunisine richiedono una costituzione che non discrimini le donne

«Ci stiamo riprendendo l’iniziativa, la primavera araba che è cominciata qui in Tunisia dipende adesso dalla nostra capacità di andare avanti tutti insieme... Scusa un momento che devo votare l’articolo 31 sul diritto dei cittadini all’accesso alle informazioni... fatto». Osama al Saghir risponde al telefono dall’Assemblea Costituente di cui è parte, uno dei 90 membri di Ennhada, i Fratelli Musulmani tunisini. In sottofondo si sentono le voci dei 216 colleghi che con lui stanno votando da 4 giorni la nuova Costituzione, quella in cui (a un quarto degli articoli approvato) sono gia stati messi nero su bianco la parità legale dei sessi, il divieto della tortura e la natura laica dello Stato (la sharia, la legge islamica, non è neppure menzionata). Dopo la drammatica polarizzazione egiziana culminata con la messa fuori legge dei Fratelli musulmani, considerati ormai un’organizzazione terrorista, la Tunisia cerca la sua strada. Diversamente dal Paese fratello maggiore, da cui lo differenzia tra le altre cose un più alto livello di alfabetizzazione (78% contro 66%), la Tunisia sembra essere riuscita per ora a scongiurare il caos. La Costituzione, che dovrebbe essere pronta il 14 gennaio, terzo anniversario della rivoluzione contro Ben Ali, completa il dialogo nazionale iniziato alcune settimane fa con la scelta di Ennhada di sciogliere il governo di cui aveva il timone. L’articolo 20, approvato ieri è uno dei primi risultati: «Tutti i cittadini e le cittadine hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Sono uguali davanti alla legge senza alcuna discriminazione». Soddisfa le ong e le femministe locali, anche se Amnesty International e Human Rights Watch hanno perplessità. Osama al Saghir è invece convinto che in questi giorni con i suoi connazionali stia scrivendo la Storia: «Lavoriamo insieme a tutte le forze politiche dalle 9 del mattino all’una di notte. La gente, che quest’estate stava in piazza davanti al Parlamento sospeso con l’esercito e il filo spinato a separare la maggioranza dell’opposizione, segue ora davanti alla tv il dibattito schietto tra islamici e laici. Abbiamo discusso tanto, anche dentro Ennhada, se introdurre un articolo che menzionasse la sharia, ma ha prevalso il no. Perché? Non perché siamo contrari, anzi. Vorremmo dimostrare che l’Islam non è antitetico alla democrazia. Ma oggi sarebbe sbagliato. La sharia qui è incompresa, divide, meglio invece proseguire sulla via della rivoluzione del 2011 che ci ha uniti ». Dietro le quinte, sinistro convitato di pietra, c’è lo spettro egiziano (la cui nuova Costituzione è comunque piuttosto avanzata in termini di diritti umani e civili). La voce serena e soddisfatta del deputato di Ennhada, che fiero di avere 43 deputate tra i 90 suoi colleghi costituenti vota l’eguaglianza di uomini e donne davanti alla legge, lascia pensare che la tensione dei mesi scorsi sia calata. Il 2013 è stato pesante per la Tunisia in balia di una complicatissima transizione. Mentre i fratelli musulmani locali, vincitori delle elezioni post Ben Ali, prendevano le redini del governo, il paese viveva il suo annus horribilis sotto il segno della riscossa di quell’anima islamista negata durante la dittatura. Gli omicidi politici dei due leader dell’oposizione Belaid e Brahmi, gli attacchi alle ambasciate francese e americana e alla guardia nazionale, gli scontri di Siliana fra le forze dell’ordine e i salafiti troppo tardi sconfessati da Ennhada, l’attentato kamikaze contro un hotel turistico di Sousse, il primo del genere in Tunisia. Le minacce ai locali con l’alcol in menù, la paura, il muro contro muro, il rischio di uno scontro tra gli islamisti e un esercito comunque non equiparabile a quello egiziano. «Abbiamo voltato pagina facendo tutti un passo indietro» continua, dall’aula in plenaria, al Saghir spiegando che sotto la leadership di Rachid Gannouchi, Ennhada non ha ripetuto gli errori dell’ex presidente egiziano Morsi, e ha prima sciolto il governo di cui «era leggitimamente alla guida» e poi condiviso la scrittura della Costituzione che pure « avrebbe potuto fare passare in proprio con i due terzi dei voti». Cosa c’è all’orizzonte? Oltre alla Costituzione le prossime tappe sono la formazione di un nuovo governo indipendente e la legge elettorale. Ennhada, ammettono più fonti interne, sta sacrificando a questa road map una buona fetta del proprio consenso : «I nostri elettori ci hanno votato contro l’opposizione tra cui figura anche qualche ex del vecchio regime». La Tunisia si riprende l’iniziativa. Eppure l’impressione è che l’Egitto docet. E che la paura faccia quaranta. «La verità è che il paese è stufo della gente di Ennhada, con loro l’economia è andata in malora e il paese si è fermato, hanno flirtato troppo a lungo con i Salafiti, ci hanno portato sul bordo del precipizio» ragiona il regista liberal Mohammed Ben Amor. Non si fida di Ennhada («l’islam è inconciliabile con la democrazia»). Ma anche lui oggi guarda avanti: «La Costituzione in discussione non è buona, è normale. Noi tunisini siamo civili, l’eccezione sono gli islamisti. Votando articoli che tutelano i diritti civili, Ennhada non ci fa nessun favore. Adesso è il momento di camminare, e velocemente ».

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