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Il Foglio Rassegna Stampa
07.01.2014 Contro il negazionismo
commento di Umberto Silva, con una nostra precisazione

Testata: Il Foglio
Data: 07 gennaio 2014
Pagina: 4
Autore: Umberto Silva
Titolo: «2014, l’anno dell’Europa che nega gli ebrei. Ma quelli vivi, di oggi»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/01/2014, a pag. 4, l'articolo di Umberto Silva dal titolo "2014, l’anno dell’Europa che nega gli ebrei. Ma quelli vivi, di oggi" con una osservazione: non comprendiamo la critica a François Hollande, in quanto il suo governo, nella persona del ministro dell'interno Manuel Valls, è il primo ad aver messo sotto accusa giuridica la propaganda di Dieudonné, il quale da decenni diffonde odio sociale senza che nessun governo precedente sia mai intervenuto.
Ecco il pezzo:


Manuel Valls             François Hollande
1*governo francese ad essere intervenuto contro la propaganda del comico antisemita Dieudonné

a sin.Dieudonné, accanto Anelka con il saluto nazista rovesciato

Ce ne ha messo di tempo la Germania per mollare i capolavori pittorici trafugati agli ebrei, e ancora fa resistenza. E’ triste pensare che ci sono voluti ben settant’anni perché i dipinti faticosamente ritornassero alla luce del sole e di uno sguardo amico. Ma è anche rincuorante: le persone e le opere non muoiono se le si pensa, le si cerca, le si ama. Tutto affiora, prima o poi, la bellezza e l’orrore, che non è più orrore se con amore accolto. Non passa giorno che nel mondo si scoprano fosse comuni. Ogni volta che appaiono i cadaveri ci s’indigna: chi piange, chi corre a identificare un parente, chi prega, chi se ne frega, chi dice ben gli sta, chi grida in faccia a coloro che piangono e pregano di smetterla di fare finta, i cadaveri sono effetti speciali sbattuti in faccia ai cittadini per carpire pietà e denaro. “La Shoah, i gas, i forni, tutta un’invenzione, essa sì malefica”, pontificano i filonazi, “e guai a chi ci tocca: ridere in faccia agli ebrei, farli ancora soffrire come cani vivisezionati, è nostro diritto (per non dire dovere); la libertà è un’opinione, la storia la facciamo noi ed è quella millenaria del Terzo Reich”. E non chiamiamoli negazionisti, costoro non negano proprio nulla anzi sono i più ferventi sostenitori della Shoah, al punto di volerla ripetere nel loro piccolo che sperano ridiventi grande; dietro il beffardo velo della negazione si staglia potente l’asserzione: “C’è stata, eccome, e andava benissimo”. A ben indirizzare il pensiero dei ragazzi d’Europa ci pensa un manipolo crescente di professori. Uno di questi è stato assolto un paio di mesi fa e ora sono pubbliche le motivazioni: ha spalancato le fauci alla vista di una fanciulla ebrea che, novella Cappuccetto rosso, gli aveva chiesto un parere sul tema, ma il gesto è stato giudicato troppo intimo per configurare un reato, il genocidio delle anime esigendo pur sempre un certo numero di persone, se no si tratta di un semplice trascurabile omicidio. Brrr. Un brivido invero me l’aveva già regalato la sentenza di assoluzione dichiarando – almeno così ha riportato tutta la stampa – che “il fatto non sussiste”. Naturalmente il giudice non si riferiva alla Shoah quanto al reato, forse però certo humour nerissimo, seppure involontario, andrebbe evitato. Quella formula assolutoria è fuori posto e crea confusione. E’ il reato a non sussistere, a non essere configurabile, non il fatto, che invece sussiste eccome, perché certe parole il prof. le ha pur dette. A mio umile parere il giudice avrebbe dovuto usare una delle altre due formule che aveva a sua disposizione, assai più congrue: l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” o l’assoluzione “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. La mia giurisprudenza non essendo tuttavia all’altezza di quella dei magistrati, dalla loro sapienza attendo lumi. La scena di un colto professore che dice porcherie a una giovinetta fa schifo ma allo stato attuale della giustizia non è reato. Sarebbe il caso che lo diventasse, ma il timore di mettersi dalla parte del torto, di fare arretrare conquiste umane e giuridiche, impedisce d’intendere cosa è veramente in gioco: il sangue degli ebrei, ancora una volta. Gli storici portano molti e sensati argomenti contro una più decisa punizione dei negazionisti, io ne porto uno solo ma decisivo: gli ebrei già hanno sofferto l’impossibile, versare altro veleno sulle loro ferite ancora apertissime è sadismo. Quella negazionista non è parola ma veleno, deve essere chiara questa differenza. Sciocco pensare che il negazionismo si accontenti di umiliare gli ebrei morti dando loro dei bugiardi, dei millantatori di martirio; il negazionismo colpisce i vivi, non è propaganda o istigazione a delinquere, come i nostri pasticcioni legislatori vanno dicendo, ma delitto in atto, assassinio di ebrei e di altri esseri umani che si trovano costretti giorno dopo giorno a ingurgitare il veleno dell’infamia. Per sottrarsi a questo ricrescente antisemitismo ecco che si costringono ad abbandonare quella Europa alla quale tanto hanno dato e tanto male ricevuto: sono di questi giorni le notizie che dicono di una fuga verso Israele, ed è Parigi la città da cui più fuggono. Quella Francia che non sazia della vergogna collaborazionista di un tempo, ancora è infestata da torme numerose e bellicose di filonazisti perbene, in doppio petto. E Hollande non suscita alcuna fiducia. La tolleranza verso gli avvelenatori è masochismo, ed eleggendo il masochismo a virtù si scivola nella perversione del buonismo. E’ negazionismo pensare che il negazionismo sia roba di quattro indemoniati: i demoni sono milioni, solo che al momento, per convenienza, negano di esserlo, anche se non fanno che ammiccare. E chi dice che per contrastare il negazionismo occorre l’educazione e non la legge, sta mentendo; ben sa che nessuno educherà proprio nessuno, non solo perché è impossibile ma anche perché siamo in Italia. Che però offre altre occasioni, meno intellettuali ma più, diciamo, sensoriali. Un carcere sovraffollato potrebbe essere per alcuni un’ottima occasione per capire cosa furono i treni della morte dove salivano in duemila e rantolando in cerca di aria scendevano in mille, per entrare nel gas.

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