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Olanda, Europa, Israele Manfred Gerstenfeld intervista Uriel Rosenthal (traduzione di Angelo Pezzana) Uriel Rosenthal Uriel Rosenthal ha insegnato Scienze Politiche all’Università di Leida. E’ stato eletto senatore per il partito VVD (liberale) nel 1999, e ha diretto il gruppo parlamentare dal 2005 al 2010. Dal 2010 al 2012 ha ricoperto la carica di Ministro olandese degli Affari Esteri. “ Il sostegno a Israele è calato fortemente in Olanda negli ultimi anni. I soli partiti schierati totalmente pro-Israele sono di piccole dimensioni, alla Camera il partito protestante SGP, che ha 3 deputati su 150 e il “Freedom Party (PVV) guidato da Geert Wilders, che però è del tutto isolato, sia alla Camera che al Senato “ “La relazione tra Israele e l’Unione europea – dichiara Rosenthal - è sempre molto tesa. Non è solo un problema attinente ai partiti, ma riguarda direttamente le posizioni personali dei membri del governo. “ Fra i 28 membri della UE, sono evidenti le diverse prese di posizione nei confronti di Israele. I Paesi dell’Europa del nord, per molti motivi, non possono certo definirsi amici di Israele. Un ruolo sociale e politico lo svolgono i rappresentanti ufficiali che guidano la politica estera. L’atteggiamento dell’Irlanda è decisamente pro-palestinese, che ha tenuto anche prima, condividendolo con l’IRA e l’Olp. “ Anche se non sempre, mi sono trovato più in sintonia su Israele con il Belgio. In Lussemburgo l’attuale Ministro degli Esteri è schierato decisamente dalla parte palestinese, anche se all’interno del governo vi sono pozioni più sfumate. “ Nell’Europa del sud, i governi italiani hanno avuto una posizione favorevole nei confronti di Israele, diversamente da Spagna e Portogallo. La Grecia ha avuto gravi problemi interni di cui preoccuparsi in questi ultimi anni . Malta, invece, deve fare attenzione ai suoi ‘vicini’ arabi. “ Diversi Paesi dell’Europa centrale sono spesso pro-Israele. Questo vale per la Repubblica ceca, Bulgaria e Romania, ma non per l’ Ungheria. Per quanto riguarda la Polonia, il suo atteggiamento dipende dalle coalizioni di governo, e quindi può anche essere critico. I tre Stati baltici, a priori, non sono contro. “ Le politiche estere e di difesa della UE sono soprattutto determinate dai Paesi più importanti. Ne deriva un asse tra Inghilterra e Francia; se condividono un progetto, la decisione è presto presa. La Germania, che si è rifiutata di partecipare alla coalizione occidentale in Libia, si trova spesso isolata su questi temi. “ Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania, come il Giappone, considera l’esercito come un male necessario, anche se conta il fatto che Inghilterra e Francia sono due potenze nucleari, il che rafforza il loro ruolo in situazioni locali di guerra. Un altro fattore, spesso sotto estimato, è l’appartenenza di entrambi al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Se la Germania lo volesse, è ovvio che potrebbe avere un ruolo molto più importante in questioni di politica estera. “ La difesa non è un settore significativo per l’Europa, conta molto di più l’economia. Durante i miei viaggi nei Paesi asiatici, l’argomento di conversazione di gran lunga più rilevante era capire il loro punto di vista sulla crisi dell’euro, che ha creato molti problemi nei Paesi asiatici. “ In merito al rapporto con la UE, Israele è stata finora sulla difensiva. Ma non è stata relegata in un angolo come avvenne alle Nazioni Unite. In quel consesso internazionale, sono state votate risoluzioni estremiste, veri e propri ‘attacchi’ contro Israele. La situazione è particolarmente ostile nel Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu. Israele è stata oggetto di critiche, non così Paesi come Iran, Zimbabwe e Cuba. Fino al 2011, succedeva anche con la Siria. Purtroppo questo doppio standard si applica anche ad alcuni Paesi europei. “ Se Israele vuole spiegare le proprie posizioni al fine di ottenere un sostegno nella UE, deve obbligatoriamente passare attraverso la barriera dei ‘territori occupati’. Deve sforzarsi per non vedere nella UE un antagonista nemico. Non tutti i Paesi europei però si comportano allo stesso modo. “ Israele non deve sottolineare troppo il conflitto con i palestinesi, perchè la posizione più importante è quella rappresentata dagli Stati Uniti, quel che fa l’Europa conta ben poco. E’ quello che ho detto al Primo Ministro Netanyahu”. Rosenthal ritorna poi sul ruolo dell’Olanda. “ Come Ministro degli Affari Esteri ho spesso detto agli israeliani ‘aiutatemi in modo che possa aiutarvi’. Ho avuto buone relazioni con l’Autorità palestinese, incluso Mohammed Abbas. I palestinesi sapevano che avevo un buon rapporto con i leader di Israele, così ho potuto raggiungere risultati rilevanti presso entrambe le parti. Spero che il mio successore manterrà lo stesso comportamento.” Manfred Gerstenfeld è presidente emerito del “Jerusalem Center for Public Affairs” di Gerusalemme. Ha pubblicato più di 20 libri. E’ stato di recente ristampato il suo libro “ Israel’s New Future” con una nuova introduzione e il nuovo titolo di “Israel’s New Future Revisited”. |
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