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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
04.01.2014 Hezbollah sta trasferendo dalla Siria al Libano missili in grado di colpire lo Stato ebraico
Cronaca di Roberto Bongiorni

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 04 gennaio 2014
Pagina: 9
Autore: Roberto Bongiorni
Titolo: «Rischio ecalation tra Israele ed Hezbollah»

Riprendiamo dal SOLE24ORE di oggi, 04/01/2014, a pag.9, con il titolo " Rischio ecalation tra Israele ed Hezbollah", il commento di Roberto Bongiorni.
Che non è Ugo Tramballi nè Luigi Negri, il suo pezzo non è paraginabile ai loro, anche se va sottolineata l'impronta pesante della linea "business is business" del quotidiano della Confindustria.
1) Israele ed Hezbollah vengono presentati come due attori paritari che si fanno la guerra, quando è più che evidente che Israele - Stato democratico - si difende da Hezbollah - movimento dichiarato  anche dalla UE terrorista. Differenza che nel pezzo di Bongiorni rimane  nascosta fra le righe.
2) In tutto l'articolo è assente l'Iran, il Paese dal quale viene diffuso da anni tutto il terrorismo via Siria, Hezbollah, Hamas, Fratelli Musulmani.  Capiamo l'ansia dei nostri imprenditori al ritorno del business con i mullah, ma un po' di decenza non guasterebbe.
Ecco l'articolo:

Nel conflitto siriano c'è un'altra linea rossa che rischia di essere violata. È menolateale eppure più insidiosa. t una sottile linea rossa che, se superata, potrebbe aprire una nuova fase della guerra civile, fino a innescare nel turbolento Levante un conflitto regionale in cui Israele sarebbe inevitabilmente risucchiata. Questa volta i due contendenti non sono il presidente americano Barack Obama e il suo omologo siriano, Basharal-Assad. Sono due nemici che hanno già combattuto una guerra sette anni fa: Israele ed Hezbollah. L'argomento del contendere non è l'uso di armi chimiche, bensì il trasferimento nelle mani del movimento sciita libanese, alleato di Iran e Siria, di moderni sistemi missilistici. Armi capaci di ridimensionare l'enorme superiorità tecnologica militare - soprattutto quella aerea- di Israele, che ha spesso funzionato da deterrente nei confronti dei suoi bellicosi vicini. Da quando la primavera araba siriana è degenerata in una guerra civile Israele non ha usato mezzi termini: impedirà con ogni mezzo il trasferimento di armi siriane in Libano e, qualora il Partito di Dio riuscisse a ottenerle, reagirà in modo adeguato. La minaccia israeliana rischia di concretizzarsi. Perché lentamente, pezzo dopo pezzo, dopo averli accuratamente smantellati, gli Hezbollah stanno trasferendo sistemi missilistici avanzati dalla Siria al Libano, inclusi batterie di Scud D, missili a medio raggio capaci di colpire Israele in profondità. Non solo. Secondo fonti di intelligence citate dal New York Times, Washington avrebbe le prove di un traffico dalla Siria al Libano anche di componenti di un sistema russo anti-nave, gestito sempre da Hezbollah. Che avrebbe già in mano diversi componenti di u batterie pur non possedendo ancora tutte le parti necessarie alla loro attivazione. Parte di queste armi sarebbero nascoste in territorio siriano. Finora l'esercito israeliano ha lanciato cinque attacchi in Siria contro convogli di armi diretti in Libano. L'ultimo, in luglio, ha colpito un deposito dove erano custoditi missili Yakhont. Il Partito di Dio sta percorrendo una pericolosa china. Forse si sta preparando a un nuovo conflitto con Israele. O forse punterebbe ad avere a sua volta in mano un detenente che gli permetta di evitare di aprire un altro fronte esterno in un momento in cui sembra più vulnerabile in casa propria. Dallo scorso giugno l'apporto degli esperti miliziani di Hezbollah a fianco del regime si è rivelato decisivo nell'alterare gli equilibri della guerra civile in favore di Damasco. Ma, oltre alle ingenti perdite di miliziani, il risultato è stato un inasprimento dei gruppi estremisti islamici sunniti, tra cui organizzazioni legate ad al-Qaeda, accorsi in massa nelle regioni settentrionali della Siria. Da luglio ha preso così ilvia una nuova stagione delle autobombe. Un conflitto tra gruppi alleati e gruppi nemici di Damasco, che a colpi di ordigni rispecchia quello che sta avvenendo a colpi di artiglieria pesante e raid aerei nelle martoriate città siriane. Ciò che più sorprende è che da luglio Hezbollah è stato preso di mira con almeno quattrograndi attentati nel cuore dei suoi "quartieri roccaforte". È difficile immaginare come all'onnipresente sistema di sicurezza di Hezbollah sia sfuggita giovedì un'auto sospetta, con la stessa targa e colore di quando era stata rubata un anno fa, attraversare indisturbata Haret Hreik, uno dei suoi quartier generali. Lentamente, la guerra civile siriana sta inghiottendo il piccolo Libano, dove è già in corso un duro confronto tra Arabia Saudita e Iran attraverso i loro alleati locali: il movimento dell'14 e quello dell'8 marzo. Il quadro politico non potrebbe essere più confuso. Da 9 mesi il Libano è orfano di un governo rappresentativo, capace di andare al di là degli atti di ordinaria amministrazione. Un lascito della crisi scoppiata lo scorso marzo, quando Najib Mikati ha dato le dimissioni. La motivazione - una disputa sulla proroga del ma n-dato del capo delle forze di sicurezza interne, il generale Ashraf Rifi - è apparsa subito come un pretesto. Il tentativo del premier designato, Tammam Salam, di creare un governo di unità è andato a vuoto. Finora hanno prevalso le divisioni politiche e interconfessionali di un Paese in cui la Costituzione prevede una spartizione del potere (il presidente del consiglio deve essere sunnita, quello del parlamento sciita, il capo dello Stato cristiano). Un clima rovente in cui, il prossimo maggio, dovrebbe svolgersi lavotazione per il presidente della Repubblica, una figura centrale in Libano. L'ultima cosa di cui ha bisogno il Libano è un vuoto politico presidenziale.

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