lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
03.01.2014 Sempre più gravi le condizioni di Ariel Sharon, in coma da 8 anni
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 03 gennaio 2014
Pagina: 10
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Sharon, crollo improvviso. Inutile insistere con le cure»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/01/2014, a pag. 10, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Sharon, crollo improvviso. Inutile insistere con le cure".


Ariel Sharon

È una crisi renale ad aver aggravato le condizioni di Ariel Sharon, l’ex premier di Israele in coma dal 4 gennaio 2006, ricoverato allo Sheba Medical Center dell’ospedale di Tel Hashomer.
«Non è stato sottoposto a una dialisi, riceve ancora i trattamenti medici degli ultimi anni» ha spiegato Zeev Rotstein, che ne segue le cure. La scelta di non procedere con la dialisi conferma l’aggravamento delle condizioni di cui è trapelata notizia a seguito della visita in ospedale di un ministro del governo israeliano che ha parlato con i famigliari. «Se Sharon avesse problemi solo con un organo sarebbe una storia differente e la dialisi forse potrebbe essere eseguita - spiega Rotstein - ma lui ha più organi danneggiati».
Ciò significa che arginare il peggioramento delle condizioni per i medici è una sfida che diventa ogni giorno più difficile. È stato anche confermato che un mese e mezzo fa l’ex premier è stato sottoposto a un intervento chirurgico per risolvere dei problemi aggiuntivi sorti per l’alimentazione artificiale.
I politici nazionali riflettono il pathos con cui la popolazione vive quelli che potrebbero essere gli ultimi giorni di vita di uno dei comandanti militari e leader politici più amati e contestati. Il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, che fondò il partito Kadima con Sharon, scrive su Facebook: «Non riesco a cessare di pensare ad Arik», il diminutivo più adoperato. E l’ex ministro degli Esteri Danny Ayalon, che fu uno stretto collaboratore di Sharon, si affida a twitter per far sapere a Omri e Gilad, figli dell’ex premier, «sono con voi in queste ore difficili».
Ma la voce più ricercata e ascoltata è quella di Ranan Gissin, inseparabile portavoce di Sharon per oltre 15 anni. «I reni di Sharon sono peggiorati, non c’è dubbio che si trova in uno stato terminale e non c’è alcuna possibilità che si riprenda o migliori - dice Gissin in tv, con la tradizionale franchezza che lo ha sempre distinto - ma Sharon è un combattente e si sta battendo fino all’ultimo momento».
In questa estrema resistenza di un fisico indebolito dalle più gravi difficoltà, Gissin vede quasi un estremo messaggio che Sharon sta consegnando al suo Paese: «Se la sua volontà di conservare la vita è così forte, significa che abbiamo bisogno di persone come lui per continuare a progettare la costruzione dello Stato di Israele». Come dire: ad Israele servono in questo momento dei leader capaci di dimostrare la grinta che ebbe Ariel Sharon.
E si tratta di un messaggio con risvolti politici che non sfuggono in un Paese immerso nella discussione sul possibile imminente piano dell’amministrazione Obama per raggiungere un accordo definitivo fra Israele e Autorità nazionale palestinese.
Omri Sharon, che è un ex deputato, afferma di «continuare ad avere speranza» in un recupero del padre, riferendosi agli esami che un anno fa riscontrarono un’inattesa reattività mentale a precisi stimoli - il tatto della mano, la vista di una foto di famiglia - ma Rotstein continua a parlare di «serio deterioramento della salute in corso» pur precisando che «da mercoledì la situazione è stabile».
Domani sarà l’ottavo anniversario del grave ictus che colpì Sharon e la famiglia sembra intenzionata a sfruttare la coincidenza per aumentare l’attenzione del pubblico sull’eredità dell’undicesimo premier dello Stato ebraico che continua a dividere il Medio Oriente: per gli israeliani resta l’eroe militare che seppe fra l’altro rovesciare le sorti della Guerra del Kippur, salvando nell’ottobre del 1973 l’esistenza dello Stato, mentre i palestinesi continuano a contestargli la responsabilità nella strage dei campi profughi di Sabra e Chatila avvenuta nel settembre del 1982.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT