Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/12/2013, a pag. 10, l'articolo di Chara Rancati dal titolo " Il comico e Anelka. Gli idoli delle banlieue spaccano la Francia ".
La cronaca di Chiara Rancati non aggiunge molto a quanto già pubblicato dai quotidiani e ripreso su IC nei giorni scorsi ( http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=6&sez=120&id=51831; http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=2&sez=120&id=51820).
A lasciare perplessi sono i torni piuttosto delicati usati dalla giornalista per definire il comico e il calciatore antisemiti.
Dieudonné sarebbe "senza peli sulla lingua, finito più volte nei guai per battute un po’ troppo pesanti su ebrei e olocausto (...) controverso umorista in bilico tra critica anti-sistema e retorica antisemita".
Anelka "un personaggio che ama molto far parlare di sè, nel bene e nel male".
Forse, vista la portata dei loro gesti e le conseguenze che hanno avuto, sarebbe stato opportuno un tono meno delicato sull'antisemitismo dei due personaggi.
Ecco il pezzo:
Un comico senza peli sulla lingua, finito più volte nei guai per battute un po’ troppo pesanti su ebrei e olocausto. Un calciatore dalla cattiva reputazione, specializzato in frasi choc e litigi con la stampa. Un ministro, e un governo, che dopo una serie di episodi sgradevoli hanno fatto della lotta agli insulti razzisti una priorità. Sono i protagonisti della polemica che agita il mondo politico e sportivo francese in questa fine d’anno, tra accuse di censura, sospetti di antisemitismo e minacce di sanzioni disciplinari. Al centro dell’uragano c’è il controverso umorista Dieudonné, figlio della banlieue parigina diventato famoso con sketch in bilico tra critica anti-sistema e retorica antisemita. La sua ambiguità e l’abitudine all’insulto lo hanno già allontanato da media e scene tradizionali, ma grazie a YouTube e al teatro parigino della Main d’Or, che ospita i suoi spettacoli, le schiere dei suoi sostenitori restano folte, soprattutto tra i giovani delle periferie, delusi dalla società e dalla politica. Altrettanto nutrite, però, sono le schiere dei suoi detrattori, che negli anni gli sono costati una serie di condanne per ingiuria e istigazione all’odio razziale. Proprio in risposta all’ennesima denuncia a suo carico, da un presentatore di origini ebraiche, il governo francese ha deciso di intervenire: il ministro dell’Interno, Manuel Valls, ha annunciato di voler vietare gli spettacoli del comico, dato che ormai «non appartengono più alla dimensione creativa ma aumentano il rischio di problemi per l’ordine pubblico». La dichiarazione ha suscitato un’ondata di critiche e reazioni sdegnate. I primi a insorgere sono stati gli esponenti del Front national, partito dell’estrema destra transalpina con cui Dieudonné da anni flirta: «È una virata pericolosa per la libertà di espressione» ha tuonato il vicepresidente Florent Philippot, chiedendosi poi ironico se tra i due non fosse Valls quello che fa più ridere. Si sono mossi poi i fan più sfegatati di Dieudonné, che hanno organizzato una manifestazione davanti alla Main d’Or. Ma la vera svolta, capace di riaccendere la polemica quando sembrava sul punto si spegnersi, è arrivata da un campo di calcio, ad opera di un personaggio che ama molto far parlare di sè, nel bene e nel male: Nicolas Anelka. L’attaccante francese, oggi al West Bromwich Albion, ha deciso di festeggiare il suo ritorno al gol con la mossa simbolo del comico, la «quenelle». Un gesto ambiguo quanto il suo creatore, che secondo alcuni non sarebbe altro che un saluto nazista rovesciato, con connotazione antisemita. «È una provocazione scioccante, deprimente», ha subito commentato il ministro francese dello Sport Valerie Fourneyron, mentre la Federcalcio britannica annunciava l’apertura di un’inchiesta, precisando che se il gesto sarà ritenuto antisemita il giocatore subirà una pesante squalifica. Anelka, dal canto suo, ha smentito ogni intenzione offensiva: la quenelle è «anti-sistema», ha spiegato su Twitter, e voleva solo essere una «dedica al mio amico Dieudonné», quindi «chiedo alla gente di non farsi fregare dai media, e ovviamente non sono né antisemita né razzista e non mi pento del mio gesto». E il gesto è stato notato anche in Israele dove i media hanno messo in risalto la notizia di Anelka, sottolineando anche che è convertito all’islam e che avrebbe di fatto «adottato un gesto neonazista». Il ministro Valls, però, non si è fatto distrarre dalla polemica e ha già annunciato che invierà presto una circolare ai prefetti, per spiegare quando gli show del comico devono essere ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico e quindi vietati.
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