A differenza di Obama, Assad ha degli ottimi consiglieri. L'ultima furbata è di ottima fattura, attenuerà il ricordo delle centoventimila e passa vittime siriane e presenterà il tiranno sotto una luce buonista. Quel che ci vuole in un Occidente intorpiditodalle buone e ipocrite parole.
L'articolo è di Davide Frattini, sul CORRIERE della SERA di oggi, 29/12/2013, a pag.12, con il titolo " E adesso Assad scrive a papa Francesco".

Prima l'omaggio a Nelson Mandela ( da sua battaglia è una lezione per i tiranni, alla fine saranno loro a perdere»), adesso il messaggio inviato a papa Francesco. Bashar Assad cerca di rompere l'isolamento: condivide con parole giudicate grottesche l'addio del mondo al leader che ha sconfitto l'apartheid in Sudafrica, reagisce alla preghiera del Pontefice che nella benedizione Urbi et Orbi di questo Natale ha condannato le «troppe vite perdute» della guerra siriana. Una delegazione del suo governo ha incontrato ieri in Vaticano monsignor Pietro Parolin, il segretario di Stato, e Dominique Mamberti, il «ministro degli Esteri» della Santa Sede, per consegnare la lettera del presidente. Assad ribadisce la posizione di Damasco: la crisi va risolta senza interventi esterni attraverso il dialogo nazionale. fl regime si presenta come protettore dei cristiani, agita fin dall'inizio della rivolta la minaccia dei fondamentalisti islamici che ora spadroneggiano nel nord. Il Papa ha supplicato da piazza San Pietro i ribelli e le truppe lealiste di «garantire l'accesso agli aiuti» per quei quattro milioni di civili che sono diventati rifugiati nel loro stesso Paese. E la stessa richiesta delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie a cui il governo continua a opporre ostacoli burocratici e veti politici: vuole controllare a chi vengono distribuiti il cibo e le coperte contro il gelo. Assad si prepara alla conferenza di Ginevra (fissata per il 22 gennaio, vorrebbe trovare una soluzione al conflitto) provando a guadagnare terreno diplomatico e militare. Nel giorno della visita in Vaticano la sua aviazione ha bombardato un mercato in uno dei quartieri di Aleppo dominati dai rivoltosi, gli attivisti locali stimano 25 vittime tra i civili. Dopo 33 mesi di scontri e 125 mila morti, il capo e i suoi consiglieri vogliono presentarsi al vertice in una posizione di forza. Che demoralizzi l'opposizione e ne smonti le rivendicazioni. Che convinca gli americani e gli europei di quello che i russi e i cinesi pensano da sempre: «Bashar deve restare».
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