Londra sempre più 'Londonistan'. Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/12/2013, a pag. 2, con il titolo " Gli anglicani della chiesa di Londra celebrano il Natale, ma contro Israele " il commento di Giulio Meotti.
Roma. Siamo a Piccadilly, Londra, la sera di Natale, quando una dozzina di operai innalzano un grande pannello alto otto metri di fronte alla cattedrale di San Giacomo, una gloria della Church of England. In cima al pannello c’è del filo spinato e fari puntati sulla strada. Si tratta di una replica fedele del “fence”, la barriera anti terrorismo eretta in Cisgiordania da Israele, il “muro”. La decisione delle gerarchie anglicane di portare nel cuore di Londra la denuncia di questo simbolo del conflitto mediorientale, che ha fermato i kamikaze, non è piaciuta agli israeliani, che accusano di antisemitismo i segmenti della chiesa responsabile del gesto. Due anni fa la stessa chiesa di San Giacomo aveva attirato le ire della comunità ebraica inglese, quando in un servizio religioso erano state eseguite diverse canzoni natalizie, che però di natalizio avevano sostanzialmente soltanto le note musicali. Una di esse, chiamata “I dodici giorni di Natale”, aveva un testo che diceva: “Dodici assassini / Undici case demolite / Dieci pozzi ostruiti / Nove torri per i cecchini / Otto cannoniere che sparano / Sette checkpoints a bloccare / Sei carri armati che avanzano / Cinque anelli di coloni / Quattro bombe che cadono / Tre cannoni da trincea / Due colombe schiacciate / E un albero d’olivo sradicato”. Non è la prima volta che la Church of England attacca Israele. Nel 2006 la chiesa rivide i suoi investimenti in compagnie israeliani presenti nei Territori palestinesi, come la Veolia, che costruisce la ferrovia di Gerusalemme est. Nel 2010 la Manchester Cathedral, sede del vescovo anglicano, ospitò un seminario in cui si accusava Israele di “crimini contro l’umanità”. Altrove, Barry Morgan, arcivescovo capo della chiesa anglicana in Scozia, ha paragonato lo stato ebraico all’apartheid in Sudafrica. La notte scorsa l’inaugurazione del monumento anti israeliano di fronte alla cattedrale è avvenuto con la partecipazione della baronessa Jenny Tonge, espulsa dalla “front bench” dei liberaldemocratici dopo che aveva detto che se fosse stata palestinese sarebbe forse diventata una “kamikaze”. “Israele è una minaccia alla pace mondiale”, ha ripetuto la notte di Natale la baronessa Tonge. Ma a causare le polemiche più vistose è stato un altro membro liberale del Parlamento inglese, David Ward, il quale ha detto di fronte al pubblico accorso: “Israele non avrebbe mai dovuto essere stato creato”. Lo scorso febbraio Ward aveva scatenato un altro putiferio con queste parole: “Avendo visitato Auschwitz due volte – una volta con la mia famiglia e una volta con le scuole della mia zona – mi rattrista il fatto che gli ebrei, che pure hanno sofferto incredibili livelli di persecuzione durante l’Olocausto, abbiano potuto, pochi anni dopo la liberazione dai campi di sterminio, commettere simili atrocità nei confronti dei palestinesi nel nuovo stato di Israele”. Si era poi dovuto scusare. Il giorno stesso in cui la chiesa di San Giacomo inaugurava la copia della barriera israeliana, un contractor israeliano, Salah Abu Latif, un beduino, veniva ucciso da terroristi palestinesi mentre riparava una parte della barriera. Sì, c’è un popolo sotto assedio in medio oriente, uno che deve costruire muri per proteggere se stesso. Ma non sono gli arabi di Betlemme, quanto gli israeliani. Nella cattedrale di San Giacomo non si sono mai sentite parole di misericordia per loro.
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