Emma Bonino arriva a Teheran, restiamo in attesa di conoscere l'esito dell' incontro con i teocrati dell'islam che si propone di conquistare il mondo. Il nostro Ministro degli Esteri, noto anche per essere un esperto oculista - si era infatti augurato che l'Occidente la smettesse di mettere le dita negli occhi dell'Iran - discuterà della crisi siriana e, forse, anche di Israele. Tocchiamo ferro.
Ecco la cronaca di Guido Olimpio sul CORRIERE della SERA di oggi, 21/12/2013, a pag.14, con il titolo "Dialogo sulla Siria, L'Italia invitata a Ginevra (ma l'Iran non ci sarà)".

a sin. Muhammad Zarif, Ministro degli Esteri iraniano con Emma Bonino
WASHINGTON — Speranze di dialogo e certezze di guerra. La Siria continua ad essere al centro di manovre contrastanti quanto complesse in vista dell'appuntamento del 22 gennaio a Ginevra, dove è in programma la conferenza internazionale. Fino ad oggi è stata confermata la partecipazione di 3o delegazioni e tra queste c'è quella italiana. Il mediatore internazionale Lakhdar Brahimi ha annunciato che il nostro Paese è stato invitato al summit che dovrebbe esplorare le strade possibili per trovare una soluzione. Almeno questo è il proposito, molto lontano però dalla realtà feroce sul campo. La presenza dell'Italia è anche un doppio riconoscimento. Per il ruolo di mediazione svolto in questi mesi con un approccio pragmatico, come ha ricordato ieri il presidente Napolitano. Poi per l'offerta di aiutare l'eliminazione delle armi chimiche di Assad. Corbe è noto le sostanze saranno trasferite, prossimamente, in un porto italiano in attesa di essere portate su una nave Usa dove avverrà la distruzione. Per ora lo scalo non è stato ancora rivelato, ma potrebbe essere in Sicilia o Sardegna. E la crisi siriana sarà uno dei temi che il ministro degli Esteri Bonino affronterà a Teheran, dove è attesa oggi per una visita ufficiale importante. Proprio alla vigilia del viaggio, la responsabile della Farnesina ha sostenuto che l'Iran deve essere coinvolto nei negoziati per fermare il massacro in atto sul territorio siriano. Un auspicio condiviso anche da altri ma che deve trovare la formula appropriata. Specie per gli Stati Uniti. Un dialogo «indispensabile» secondo il ministro, «non una mossa contro gli amici israeliani dei quali comprendiamo timori fisiologici e legittimi». Brahimi, nel fare il punto su Ginevra, ha spiegato che Washington si oppone alla presenza degli iraniani, anche se gli americani non vogliono tenerli fuori dai contatti diplomatici in corso. Nella visione statunitense Teheran non è considerata imparziale visto che sostiene in modo massiccio il regime di Damasco con aiuti militari, invio di milizia-ni e pasdaran, finanziamenti cospicui. Non è un segreto che parte della repressione — feroce — condotta dai lealisti è finanziata dal denaro che arriva dall'alleato iraniano. Dal fronte, intanto, continuano a giungere notizie sulle stragi compiute dal regime con raid aerei indiscriminati, in particolare nella regione di Aleppo. Molto usati i famigerati barili-bomba, cilindri riempiti di esplosivo, liquido infiammabile e schegge di metallo. Armi rudimentali ma distruttive lanciate dagli elicotteri. Dozzine le vittime, compresi molti bambini. Invano l'Onu ha cercato di approvare un documento di condanna per l'uso dei «barili». Mosca, saldamente al fianco del «pupillo» Assad, si è opposta. Non sorprende. Se osservate le immagini delle devastazioni in Siria ricordano quelle compiute dai russi in Cecenia. Interi quartieri «arati» da cannonate e bombe. Il dittatore, spalleggiato dal Cremlino, ha importato la tattica dell'Armata rossa con l'intenzione, evidente, di fare terra bruciata. Se poi pagano i civili non sarà un problema
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