La fortuna punisce gli stupidi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Ma premia gli audaci, chi sostiene Israele
Cari amici,
si sa, l'ha scritto Virgilio nel decimo libro dell'Eneide: la fortuna aiuta gli audaci; questo è certamente un suo grande merito – se c'è. E però la dea delle sorti svolge un'altra attività correlativa meno nota, ma altrettanto importante: spesso la fortuna punisce gli idioti, smascherandone l'imbecillità con straordinarie combinazioni e coincidenze. In genere gli stupidi si puniscono da soli, perché, come dice Umberto Eco, la loro principale attività consiste nel danneggiare gli altri senza procurare neanche un vantaggio a se stessi, come fanno i malvagi. E questa dannosità gratuita non li rende simpatici a nessuno. Ma certe volte capita che la fortuna faccia loro lo sgambetto, mandandoli a gambe all'aria nell'ilarità generale.
Vi chiedete qual è lo stupido di cui sto parlando? Non una persona, questa volta, ma un'associazione, un sindacato o piuttosto una corporazione. O, meglio ancora, il suo gruppo dirigente, perché certamente qualche persona onesta e intelligente che per sua sfortuna si sia impegolata con loro senza dubbio c'è. L'organizzazione “diversamente intelligente” ha un nome particolarmente sciapo, com'era prevedibile, un palindromo banale: si chiama ASA, che sta per American Studies Association, è una di quelle corporazioni che radunano studiosi di una certa materia per scopi diciamo così accademici (cioè l'organizzazione delle carriere e la difesa degli “interessi” della disciplina, cioè in concreto dei suoi membri). Ce ne sono parecchie in Italia, non sono estranee alla crisi della nostra università e ce n'è naturalmente anche negli Stati Uniti, dove non svolgono una funzione più costruttiva. Ha circa 4000 membri, che nel sistema universitario americano per una materia centrale per i loro curricula umanistici è molto poco: credeteci o meno, le università americane, inclusi i college, sono 2618 (http://askville.amazon.com/universities-United-States/AnswerViewer.do?requestId=1374218 ).
American Studies Association
Che cosa ha fatto l'Asa per suscitare la mia attenzione e quella di molti altri commentatori assai più illustri, incluso il grande guru dell'intellighenzia legale ebraica in America, Alan Dershowitz ?
Molto semplice: è la prima e unica associazione accademica americana ad aver deciso di boicottare le università israeliane (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/175222 ). E' stato un voto un po' bizzarro, in cui ha avuto parola solo la leadership e si è concluso con soli 800 partecipanti, contro un appello di un buon numero di ex presidenti dell'associazione e di studiosi che avevano ricevuto il suo massimo premio e molte reazioni di ambienti ebraici americani (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/175225). Ma è andata così.
Curtis Marez, presidente dell'ASA
C'è il forte sospetto che sia stata una mossa pubblicitaria. Le spiegazioni del presidente dell'associazione (nomen omen, si chiama quasi come il partito dell'estrema sinistra filopalestinese di Israele) sono debolissime: “Curtis Marez, professore associato di studi etnici presso l'Università della California, San Diego, ha ammesso in una conversazione con il New York Times che l'ASA non ha mai chiesto un boicottaggio accademico delle università di qualsiasi nazione.
Egli, inoltre, non ha contestato che molte nazioni, tra cui molti dei vicini di Israele, sono generalmente giudicati per avere diritti umani peggiori di Israele o dello stesso livello. Allo stesso tempo, Marez dichiarato, 'si deve cominciare da qualche parte'.” (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/175227 ).
Converrete con me che, per una questione un tantino delicata come un boicottaggio, “bisogna pur cominciare da qualche parte” non è un'affermazione che brilli per intelligenza. Siamo sicuri che “incominciando di qui” poi vadano a finire da qualche altra parte? Cioè che boicottino altri paesi, che so, a turno, a girotondo, secondo una sequenza casuale giocata coi dadi? Io non ci credo proprio, penso che partiranno di lì e lì si fermeranno, che alla loro esperienza boicottatrice il nome di Israele basti (http://nymag.com/daily/intelligencer/2013/12/american-studies-scholars-now-israel-free.html ).
Oltretutto, questo boicottaggio è, come dire, un tantino virtuale. Non risultano infatti programmi comuni fra le università israeliane e i membri dell'Asa che si possano annullare, non si conoscono ricerche programmate, né inviti a docenti, né scambi di studenti, né in Israele si insegnano “American studies”, che nessuno sa bene che cosa voglia dire in realtà. Certo, saranno un po' più concreti degli “ethnic studies” in cui il buon Marez è associato (scrivendo libri piuttosto improbabili come “Speculative Technologies: Farm Workers and the Secret Histories of New Media”); ma insomma, diciamolo, in Israele non se li fila nessuno.
Ma poi, perché quella parte lì? Non ci sarà un briciolino di antisemitismo? Il giornale online Tablet si è preso il gusto di fare una piccola esplorazione di alcune di quelle “altre parti” da cui, guarda un po', l'Asa non è voluta partire. Per esempio lo Zimbabwe, il cui regime è al potere da 26 anni, dove tutte le scuole sono sotto il controllo del potere e le borse di studio dipende dalla lealtà politica, o l'Iran, regime al potere da 34 anni, dove centinaia di studenti sono ancora in carcere in seguito alle proteste “verdi” di alcuni anni fa, o la Cina, regime al potere da 64 anni, dove all'università tutti i curricula comprendono le lezioni di ideologia marxista leninista e il partito controlla tutto... nessuno si è mai sognato di boicottare questi stati come pure altri luoghi democraticissimi, da Cuba all'Arabia Saudita. Israele, dove il sistema universitario è libero come la stampa ( e pure accesamente antigovernativi entrambi in grande maggioranza) e dove a ogni elezione cambiano le maggioranze, invece sì (http://www.tabletmag.com/scroll/156317/the-american-studies-association-guide-to-world-peace ). Non vi sembra una scelta decisamente stupida del luogo da cui incomiciare per togliersi la soddisfazione di un bel boicottaggio? Qualcuno li può prendere sul serio e cercare di dare loro buoni consigli per far capire che scelta hanno fatto, con chiari precedenti nazisti e violando un sacco di leggi e convenzioni internazionali (http://blogs.timesofisrael.com/schooling-the-asa-on-boycotting-israel/ ), ma forse è tempo sprecato, perché non c'è peggior stupido di chi non vuol sentire: forse la sordità e l'ostinazione sono una componente dell'idiozia. O forse, come vi accennavo prima, è interesse malinteso. Forse bisognerebbe chiedere, come in quella battuta credo di Totò: Ma questo Marez, ci fa o ci è?
Abu Mazen
Fin qui la stupidità. Ma all'inizio vi avevo promesso la fortuna. Tre giorni fa, mentre il buon Marez stava muovendo le sue truppe cammellate per organizzare il suo terribile boicottaggio contro Israele ha parlato il grande referente per ognuno che pretenda di lottare contro Israele, il grande dittatore del Libero Stato di Palestina, o se volete il presidente dell'Anp, Mahmoud Abbas, spesso da me lodato in questa cartoline. E sapete che cosa ha detto? Che lui il boicottaggio contro le “colonie” come le chiama lui, cioè gli insediamenti israeliani oltre le linee armistiziali del '49, lo vuole e lo appoggia. Ma che al boicottaggio di Israele è contrario, che non s'ha da fare (http://www.timesofisrael.com/abbas-we-do-not-support-the-boycott-of-israel/). Anche perché Israele gli raccoglie i dazi, lo fornisce di elettricità e di acqua, importa e esporta le sue merci (del resto anche quelle giordane dopo la crisi siriana passano in buona parte da Haifa). E dunque figuriamoci se può permettersi per davvero di far partire un boicottaggio contro Israele, che prima o poi sarebbe restituito coi fiocchi. Ma finalmente l'altro giorno Mahmoud Abbas l'ha detto chiaro: il boicottaggio di Israele è sbagliato e non va fatto. Sapete che schiaffo in faccia per i cretinetti che all'Asa o altrove pensano di farsi belli con vecchi umori antisemiti ( http://www.gatestoneinstitute.org/4095/abbas-bds). Che sfortuna, eh, povero Merez. L'avesse detto un mese prima, una ritirata decorosa era possibile. Fra un mese, sarebbe acqua passata. E invece proprio in questi giorni, quando lui doveva farsi bello, incominciando, proprio per caso, il suo tour dei boicottaggi da Israele. Ve l'ho detto, la fortuna aiuta gli audaci, ma punisce i “diversamente intelligenti”.
Ugo Volli