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Ugo Volli
Cartoline
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Cartoline illustrate da Giudea e Samaria 17/12/2013

Cartoline illustrate da Giudea e Samaria
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

dato che vi sorbite le mie, che sono tutte scritte, immagino che  le cartoline illustrate vi piacciano ancora di più. E allora mi permetto di farvi un dono, naturalmente informatico e virtuale. Se cliccate qui (http://settlementsofisrael.netzah.org/ ) vi si aprono 151 cartoline, alcune molto semplici, altre più spettacolari. Sono centocinquantuno località del centro storico di Israele, le colline della Giudea e Samaria. Quel che vedete sono i paesaggi storici dove si è formato il popolo ebraico, le valli e le montagne che vedeva Davide o Isaia. Naturalmente trasformate dal lavoro umano, con case moderne, campi floridi, boschi e giardini. Una terra che fino a cinquant'anni fa era abbandonata, arida, ridotta a una specie di deserto, ora fiorisce e produce cibo e bellezza. Se cliccate sopra a una di queste cartoline vi si apre una scheda con qualche dato sul villaggio o la cittadina ritratta, dei numeri di telefono, qualche notizia. Magari vi viene voglia di andare a fare visita a quelli che ci abitano: vi assicuro che ne vale la pena, sono di solito persone interessanti, con un senso preciso delle cose che contano nella vita e della loro missione. Spesso sono agricoltori d'eccellenza, ma non mancano certo i medici, gli scienziati, gli informatici, che magari lavorano a Tel Aviv o a Gerusalemme. Israele è anche in questi villaggi uno dei posti più moderni del mondo.

Vedo già qualcuno che alza il sopracciglio, scuote la testa e dice: "ma sono coloni, le cartoline rappresentano colonie... E le colonie sono illegali, fanno ostacolo alla pace, i coloni sono cattivi, dovrebbero andarsene e restituire la terra ai palestinesi". Cari amici, spero che non molti di voi che mi leggete pensino queste sciocchezze, che ormai sono rimaste in bocca in Israele e in fondo anche nella diaspora solo a una piccola minoranza di sinistra, piccola ma rumorosa, anche perché foraggiata dai nemici di Israele, non solo i governi europei, che sono tendenzialmente filoarabi, ma proprio anche gruppi islamici e iraniani, com'è successo negli Stati Uniti. Ma vi capiterà di discutere, di trovarvi di fronte chi sostiene, magari in buona fede, queste idee, che sostanzialmente sono antisemite.

E allora mi permetto io di mandarvi questa cartolina, per aiutarvi a organizzare i vostri argomenti. In primo luogo, è probabile che vi troviate ad affrontare quella che un bell'articolo di Tom Wilson pubblicato di recente negli Stati Uniti definisce "The settlement fallacy", l'idea che i villaggi israeliani impediscano la pace, mentre ne sono la condizione (http://www.thecommentator.com/article/4393/the_settlements_fallacy# ).


Tom Wilson

Eccone qualche brano tradotto alla buona:

"Attualmente in Cisgiordania, mentre le comunità ebraiche si estendono su meno del due per cento del territorio , gli ebrei costituiscono circa il venti per cento della popolazione. Molte di queste persone sono nate e cresciute nelle comunità in cui vivono, sono di seconda o terza generazione. In altre parole, questo gruppo, i cosiddetti coloni, sono una comunità etnica ben consolidata, una realtà che non sta invadendo nulla, proprio come i cittadini arabo-israeliani che vivono nel resto di Israele. Per diciannove brevi anni, durante l'occupazione giordana 1948-1967, la Cisgiordania è stata etnicamente "ripulita" di ebrei. Prima di ciò, c'erano antiche e fiorenti comunità ebraiche in tutta la Cisgiordania, le più cospicue accanto ai siti religiosi di Hebron e nei villaggi ebraici a sud di Betlemme. Gli ebrei abitavano in Cisgiordania  prima dell'occupazione giordana e ci sono tornati dopo. Quale persona ragionevole potrebbe seriamente volere il ritorno di questa zona allo stato Judenrein che ebbe solo durante la breve occupazione giordana? Il fatto stesso che questo è ciò che i palestinesi hanno chiesto testimonia il loro atteggiamento verso la coesistenza e la riconciliazione. Proprio come la leadership palestinese si rifiuta di riconoscere ufficialmente lo Stato ebraico. Se i palestinesi non sono in grado di tollerare di vivere accanto a ebrei come vicini di casa allora il problema è come far finire questa loro ostilità.  Incoraggiando i palestinesi nel loro desiderio di vedere gli ebrei esiliati dai villaggi in cui sono stabiliti, la comunità internazionale radicalizza e incoraggia le speranze palestinesi di condurre con successo una guerra per cacciare tutti gli ebrei e distruggere totalmente Israele. Dove gli insediamenti sono stati sradicati, i palestinesi hanno aumentato il loro sostegno per gruppi oltranzisti e gli estremisti islamici hanno preso il controllo. "

In sostanza, un Israele sicuro è la condizione per la pace, la sua sola possibilità, come si argomenta qui: http://www.mythsandfacts.org/article_view.asp?articleID=272. E Israele, per essere sicuro, ha bisogno di controllare Giudea e Samaria: lo riconobbero  già i generali americani già subito dopo la guerra del '67 (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/175198#.Uq9fWCdohsw ).


Mitchell Bard, Myths and Facts

E non è vero neppure che i villaggi in Giudea e Samaria siano "illegali", come dicono quelli che vogliono regalarli agli arabi. Per una spiegazione chiara vi consiglio di leggere questo articolo recente: http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=14003 .
Qui trovate un pezzetto di traduzione: 

Lo stato di Israele ha conquistato Giudea e Samaria nel 1967 in conseguenza di una guerra di auto-difesa, ma dal punto di vista legale questi territori non sono occupati, dal momento che la potenza straniera che deteneva questi territori fra il 1948 e il 1967 (Giordania), lo faceva illegalmente. [Alcuni] giuristi rilevano che, eccezion fatta per Gran Bretagna e Pakistan, la comunità internazionale si rifiutò di riconoscere l'annessione giordana del West Bank. Pertanto, la condizione legale di questi territori è "contesi". Dal punto di vista del diritto internazionale, c'è una enorme differenza fra territori "occupati" e territori "contesi".
Chi sostiene questa argomentazione - e diversi giuristi lo fanno - con quello che è riferito come "il diritto storico del popolo ebreo alla sovranità sulla Terra di Israele", aggiunge un ulteriore elemento legale a sostegno della loro tesi: «richiedendo il diritto a questa sovranità, che eclissa ogni contro-richiesta da parte palestinese [...] David Reisner [esperto di diritto internazionale e già capo del dipartimento di diritto internazionale presso il Military Advocate General's Corps]  suggerisce di non considerare Giudea e Samaria come entità a se' stanti: «non c'é un diritto uniforme che si applica in egual modo a Ramallah - dove non c'è mai stata una presenza ebraica - ad Hebron - dove una presenza secolare è stata stroncata da un orrendo massacro. Non c'è un diritto uniforme che si applica egualmente ad Al-Khader, che era e rimane un villaggio arabo, come agli insediamenti di Gush Etzion, i quali al pari della Tomba di Rachele sono stati esclusivamente ebraici da prima della Guerra di Indipendenza (del 1948, NdT). E naturalmente non c'è un diritto uniforme che si applica egualmente alla Città Vecchia di Gerusalemme, il luogo storico che ha ospitato i due templi ebraici, e ai dintorni di Abu Dis». In aggiunta, Reisner argomenta un sostegno giuridico per la distinzione fra territori e specifici siti in Giudea e Samaria. Questo ragionamento trova ospitalità nella Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che parla di «ritiro delle forze armate israeliane da territori conquistati» nell'ambito della Guerra dei Sei Giorni. Non parla di ritiro "dai" territori: «ciò conferma come non vi sia enfasi nel ritirarsi da tutti i territori acquisiti durante la guerra», argomenta Reisner. «In ogni caso, nonostante ciò che afferma l'opinione pubblica, non è possibile etichettarci come occupanti di queste terre senza alcun diritto, e chi ignora la storia sta semplicemente deformando la verità
».

Se volete un riassunto chiaro e ben organizzato di tutti questi temi, vi consiglio questo articolo in italiano, che, essendo stato scritto tre anni fa, è un po' indietro coi numeri, nel senso che da quando è stato scritto i "coloni" sono quasi raddoppiati, arrivando vicino al 10% della popolazione ebraica di Israele, ma è chiarissimo e ben articolato nelle argomentazioni: http://www.focusonisrael.org/2013/12/12/colonie-israele-west-bank-cisgiordania/ .

Insomma, godetevi queste cartoline, magari andate a visitare i posti che vi piacciono e verificate di persona. Evitate però di parlare di "colonie". Sono villaggi e cittadine che non hanno nulla di coloniale, non sfruttano nessuno, sono cresciute su terre comprate regolarmente o su terreni statali e hanno tutto il diritto di stare lì. Ogni pace in quella terra deve partire dalla convivenza, non dalla sua eliminazione.

Ugo Volli


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