Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 17/12/2013, a pag. 17, l'articolo di Alberto Stabile dal titolo "Israele-Libano, tensione alla frontiera: due militari uccisi in un giorno".
Shlomi Cohen, sergente di Tzahal assassinato da un soldato libanese
La notizia del soldato di Tzahal assassinato dal soldato libanese era stata diffusa ieri solo dal Corriere della Sera (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=51708).
Oggi viene ripresa sempre sul Corriere della Sera (in una breve che non riportiamo) e in questo articolo di Alberto Stabile che descrive la reazione israeliana con queste parole : "Una prima rappresaglia, secondo quanto ha detto il portavoce militare israeliano, è stata attuata poche ore dopo la morte del sergente. Intorno alla mezzanotte, un’unità di Tsahal che operava non lontano dal luogo del primo incidente, avvenuto intorno alle 8,30 di sera, ha scorto due figure sulla parte libanese del confine e, data “la minaccia percepita” che queste due ombre ha aperto il fuoco, colpendo e uccidendo uno dei due individui, il quale s’è rivelato essere un soldato libanese. Le autorità militari di Beirut, tuttavia, non hanno confermato questa notizia". In teoria sarebbe Unifil a dover vigilare sul confine tra Israele e Libano. La dimostrazione che questo non accade è stata la facilità con cui il soldato libanese ha sparato a quello israeliano.
Stabile mette poi tra virgolette le parole "minaccia percepita" riferita alla presenza di due figure non identificate al confine in territorio libanese. Dopo che un soldato israeliano è stato assassinato con proiettili sparati da territorio libanese, come andrebbe definita la presenza di due uomini non indentificabili? E che cosa avrebbe dovuto fare Tzahal?
In ogni caso, segnaliamo che gli altri quotidiani italiani continuano a tacere l'accaduto ai propri lettori.
Ecco il pezzo:
BEIRUT — La calma che domina dalla guerra del 2006 lungo la frontiera tra Libano e Israele, s’è rotta nella notte tra domenica e lunedì quando un soldato israeliano è stato ucciso dai colpi sparati da un militare libanese in quello che sembra essere un incidente isolato, frutto di un gesto individuale. Restano da chiarire le ragioni che hanno spinto il militare libanese ad aprire il fuoco contro il sergente Shlomi Cohen, 31 anni, mentre era alla guida di un’auto lungo la linea blu, nei pressi di Ras an Naquoura, la località all’estremità occidentale del confine, sede, tra l’altro, del Comando Unifil, il contingente di caschi blu chevigila sulla sicurezza di una delle frontiere più tormentate del Medio Oriente.
L’incidente, il più grave dall’agosto 2010, quando un ufficiale israeliano, da una parte e due soldati e un giornalista libanesi, dall’altra, sono morti in uno scontro a fuoco, ha innalzato notevolmente il livello della tensione, con l’esercito israeliano e l’Armèe Libanese costretti ad elevare il livello di allarme lungo il confine. Sui siti e sui giornali libanesi la domanda più ricorrente non è tanto “se” ma “come” l’esercito dello stato ebraico risponderà.
Una prima rappresaglia, secondo quanto ha detto il portavoce militare israeliano, è stata attuata poche ore dopo la morte del sergente. Intorno alla mezzanotte, un’unità di Tsahal che operava non lontano dal luogo del primo incidente, avvenuto intorno alle 8,30 di sera, ha scorto due figure sullaparte libanese del confine e, data “la minaccia percepita” che queste due ombre ha aperto il fuoco, colpendo e uccidendo uno dei due individui, il quale s’è rivelato essere un soldato libanese. Le autorità militari di Beirut, tuttavia, non hanno confermato questa notizia, limitandosi ad affermare d’aver subito colpi d’arma da fuoco dall’altro lato del confine e un ripetuto sorvolo notturno di aerei senza pilota israeliani.
Israele ha immediatamente denunciato la morte del proprio soldato, chiedendo all’Unifil di far luce.
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