Ricatto
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
I veri americani difendono Israele !
Cari amici,
nell'ultimo periodo mi capita spesso di rispondere a qualcuno che mi chiede, magari con aria un po' scandalizzata, perché il governo israeliano partecipa a trattative palesemente inutili se non dannose, perché libera degli assassini matricolati per far piacere a Obama, che a sua volta vuol far piacere al dittatore dell'Autorità Palestinese, e magari perché l'aviazione israeliana non ha finora eliminato da sola le istallazioni in cui l'Iran sta finendo di preparare la sua bomba atomica. Sono domande perfettamente giuste sul piano, diciamo così, etico-politico, ma poco realistiche. Ripeto di solito in questi casi che Israele è un paese molto piccolo sul piano geografico e demografico, che pur avendo una scienza molto avanzata e anche la capacità di ingegnerizzare le sue scoperte, può fabbricarsi da sé solo una piccola parte dei suoi sistema d'arma e per il resto e anche per i rifornimenti di questo resto, dipende dall'America che lo sa e misura i rifornimenti, come fece Kissinger nel '73 quando li rifiutò all'inizio, sperando di far "sanguinare" Israele. Lo stato ebraico è inoltre sovrastato dai nemici nelle assemblee internazionali che qualcosa purtroppo contano, e ha bisogno del veto americano per evitare sanzioni a ripetizione dal consiglio di sicurezza dell'Onu. La sua dimensione lo rende infine vulnerabile anche sul piano economico, dove pure è forte, ma dipende fortemente dal mercato internazionale. Tutte queste inevitabili dipendenze forniscono all'amministrazione Obama un'arma di ricatto usata con grande spregiudicatezza e cinismo.
Oggi voglio mostrarvene un esempio. E' un articolo della rivista "Time", che spesso è stata accusata di antisemitismo e odio per Israele (per esempio qui http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/9653#.Uq6x0fTuKSo e qui http://www.aish.com/jw/mo/102334889.html e qui http://www.haaretz.com/jewish-world/adl-time-magazine-israel-cover-story-rehashes-anti-semitic-lies-1.313096 ). Ma proprio per questo è significativo. Si intitola in maniera asettica "Come un radar americano nel Negev influenza un possibile scontro fra Israele e l'Iran". Per chi legge l'inglese, lo trovate qui ( http://content.time.com/time/world/article/0,8599,2115955,00.html). L'inizio descrive la piccola istallazione, la sola in Israele tutta servita da militari americani, senza intervento israeliano, descrive la macchina come una piccola sagoma rettangolare che da sola può vedere una "softball", cioè una pallina di quelle che si usano per il baseball femminile, dalle dimensioni di una palla da tennis, gettata in aria dalla distanza di 2900 miglia (4000 chilometri) facendo notare che l'Iran è solo 1000 miglia lontano, ne conclude che può vedere un missile iraniano pochi secondi dopo il lancio e cioè, notate bene, "da sei a sette minuti prima che lo possano vedere i radar isreaeliani".
Vi traduco alla buona il seguito, perché merita di essere letto come sta.
"Il tempo supplementare è importante. Sei minuti in più aumentano di almeno del 60 % il tempo che gli israeliani avrebbero per suonare le sirene che indirizzano i civili nei rifugi antiaerei . Aumenta anche notevolmente le possibilità di lanciare intercettori per abbattere il missile in arrivo prima che raggiunga Israele, facendo crescere anche la probabilità che i resti del missile e la testata cadano, per esempio nel deserto giordano anziché sulla pianura costiera densamente popolata di Israele. Se l'intercettazione fallisse, il tempo extra potrebbe consentire il lancio di un secondo antirazzo. Tutto questo è possibile, però, solo se i funzionari americani scelgono di condividere le informazioni, Perché solo gli americani hanno gli occhi sul radar. E se è difficile immaginare che un comandante in capo americano [cioè il presidente, UV] scelta di rifiutare un allarme tempestivo che potrebbe salvare la vita dei civili di uno stretto alleato, entrambe le parti riconoscono che se i missili iraniani fossero stati lanciati in rappresaglia per un attacco aereo israeliano, l'onere della difesa potrebbe ricadere sul governo israeliano che avrebbe dato inizio allo scontro. In ogni caso, funzionari militari e analisti esterni dicono che questa incertezza potrebbe inibire qualsiasi impulso israeliano ad 'andare da soli'. L'intero sistema è naturalmente costruito sul presupposto che gli americani passeranno le notizie. [...] Ma gli israeliani sono ben consapevoli che, in questo caso, l'informazione è potere, e Washington ha il diritto di trattenerla. "Condividiamo quasi tutto, ma c'è una valvola sul condotto delle informazioni, ed è una valvola unidirezionale", dice un funzionario militare occidentale coinvolto nel programma. [...] Il radar offre ovvi vantaggi, ma un ufficiale americano l'ha definito 'manette d'oro'. ".
Tutto chiaro? Se qualcuno avesse qualche dubbio, l'articolo ribadisce il concetto ed entra in dettagli sulla catena di comando dell'istallazione e sulla sua totale dipendenza da Washington, sulla sua straordinaria precisione, sulla sua capacità di rilavare anche in anticipo l'attività militare israeliana, non solo quella iraniana (e quindi di farne trapelare le notizie alla stampa, come la Casa Bianca ha fatto spesso negli ultimi mesi, o di allertare direttamente l'Iran... ma questo viene solo lasciato capire, non detto esplicitamente). Insomma il ricatto è chiarissimo e non è fatto solo sugli aiuti o sulla politica internazionale, ma direttamente sulla vita dei civili israeliani. Ora, credo, capite meglio il tipo di pressione cui è sottoposto Netanyahu e la necessità di manovrare accortamente, usando la Livni, per poco che possa piacere, le trattative, per inutili che siano, per non scontrarsi frontalmente con Obama pur cercando di contrastare la sua potenziale alleanza con l'Iran, che lascerebbe Israele in pericolo mortale.
Ugo Volli