Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 16/12/2013, a pag. 13, l'articolo di Gian Micalessin dal titolo "Nella fabbrica segreta dei super droni di Israele".
Gian Micalessin
«I soldati italiani soffrivano in passato di cattiva fama. Le vostre Forze Armate dispiegate in Libano sono, invece, un condensato di alta qualità e geniale creatività. Quel che fate lì, parola di soldato israeliano, è un capolavoro ». Il «soldato» israeliano in questione si chiama Amos Gilad e non è l’ultimo dei marmittoni. L’ufficio all’ultimo piano del ministero della Difesa di Tel Aviv dove lo incontriamo è proprio accanto a quello del ministro. E non a caso. Dalla scrivania del generale Gilad, direttore dell’Ufficio Affari Politicomilitari del ministero passano le decisioni più importanti. Come quella per l’acquisto di 30 aerei italiani M 346 Alenia Aermacchi al costo di 850 milioni di dollari per l’addestramento dei piloti israeliani. Un super contratto analogo a quello sottoscritto dall’Italia per l’acquisto dell’avanzatissimo satellite spia OptSat3000, il grande occhio con cui seguiremo le missioni delle nostre forze armate impegnate a livello globale. Per capire l’importanza di questo secondo contratto bisogna scendere verso i sorvegliatissimi capannoni dell’«Israel Aerospace Industries» disseminati attorno all’aeroporto Ben Gurion. Lì, dietro posti di blocco, sensori e nugoli di guardie pronte a bloccare visitatori indesiderati, si celano alcuni dei più importanti segreti militari d’Israele. Tra questi l’OptSat 3000. Il satellite, come spiega Ofer Doron, responsabile commerciale del settore Missili e Spazio, è un piccolo condensato della strategia economica e militare d’Israele. «Quello che costruiamo qui è un prodotto di elevate qualità tecnologiche dai costi contenuti», spiega Doron che- dopo averci obbligato a vestire camice bianco, cuffietta e soprascarpe - ci accompagna nella sala sterile dove prende forma il primo satellite per usi militari acquistato dall’Italia. «Vi costa 182 milioni di dollari, ma per voi è un buon affare perché la vostra agenzia spaziale ne sviluppa il sistema radar a visione spettrografica da 250 colori che l’Italia potrà vendere separatamente a noi e altri Paesi».
Il padiglione delle meraviglie di quest’area industriale supersorvegliata è però quello dove si progettano e realizzano i «droni», gli aerei senza pilota. «Vedi questo? Si chiama Ghost (fantasma) vola senza fare il minimo rumore, s’infila ovunque e con il buio è praticamente invisibile. È studiato per le forze speciali. Con lui cambieremo le regole del combattimento nelle aree urbane. Grazie a lui il nemico non avrà più nascondigli », spiega Nir Salomon, il responsabile commerciale dei droni israeliani di ultima generazione. «Ghost», un elicotterino nero da un metro e mezzo pesante quattro chili, è la versione bonsai del Ch47 Chinook, l’elicottero da trasporto a due rotori usato da Stati Uniti e paesi Nato. A differenza del fratellone maggiore questo silenzioso calabrone può volare tutto solo, infiltrarsi dentro un edificio, attraversare - grazie ad un programma computerizzato- scale, porte e finestre, trasmettere le immagini sullo schermo di un computer e al caso anche abbattere un soldato nemico.
Per chi ama far le cose in grande Nir Salomon ha invece pronto Eitan, ovvero il «risoluto», un gigante da quattro tonnellate e mezzo di peso, 14 metri di lunghezza e 26 di apertura alare, capace di volare per 36 ore portandosi dietro mille chili di attrezzature fra bombe, missili e sistemi d’osservazione. Grazie a questo gigante «risoluto» già utilizzato cinque anni fa per distruggere un convoglio di missili partiti dal Sudan e destinati ai militanti di Hamas a Gaza, Israele potrebbe cambiare le regole della partita con l’Iran. Oggi una flotta di Eitan sarebbe già dispiegata in due basi segrete affittate dall’Azerbaigian. Da lì, in caso di raid sulle infrastrutture nucleari di Teheran, i droni israeliani potrebbero colpire le batterie missilistiche iraniane annullando ogni possibilità di rappresaglia. In attesa di una nuova guerra i Ghost, gli Eitan e gli altri droni restano comunque una potentissima arma commerciale. Un’arma richiestissima in tutto il mondo e capace di garantire, da qui al 2020, fatturati per decine di miliardi.
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