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A proposito di Mein Kampf 14/12/2013

A proposito  del Mein Kampf, mi viene in mente un aneddoto personale autobiografico. Anni fa (dalla fine degli anni '60 al 1970) lavorai presso una casa editrice tedesca come traduttore. La sede era a Coburgo, in Alta Franconia, uno degli otto "Unterlaender" della Baviera. Abitavo in una tipica casa tedesca, tutta in legno, contornata da un giardino con i sette nani di Biancaneve ("Schneewittchen"). La mia padrona di casa era una podologa. Nella casa dove abitavo avevo libero accesso in tutti i locali. Un sabato, che non lavoravo, ero in solaio, che raccoglieva tanti vecchi libri tedeschi. Per puro caso, l'occhio mi cadde sull'unica edizione rimasta di quel maledetto libro, dopo che nel 1945 gli Alleati ne avevano ordinato la totale distruzione (per conto mio, anche quello fu un errore: sarebbe per lo meno dovuta rimanere qualche sia pur rara edizione, se non altro come testimonianza delle aberrazioni). Vuoi per curiosità di leggere in "lingua originale" le cazzate che vi scriveva, ne lessi due capitoli (a leggerlo tutto me ne mancava lo stomaco...). Fu allora che mi resi conto che nessun tedesco non dico laureato, ma di cultura medio-superiore poteva averlo letto, perché altrimenti non gli avrebbero dato tutti quei voti nel 1932. Infatti, di tedesco non c'era proprio un bel nulla. Presi poi la mia "Hauswirtin" (padrona di casa) e le chiesi: "Frau Bauer, ha mai letto questo libro?". Quella disse "Ce lo facevano leggere alle riunioni di partito, a cui eravamo obbligati a partecipare, sotto pena di perdere la licenza". "Si è resa conto delle storpiature linguistiche, che non sono affatto corrette?". "Ce le facevano passare per licenze poetiche!". Alla faccia di Goethe, di Schiller, di Heine, di von Fallersleben, di Lessing! Guardate dove arriva la malafede nazista.

Shalom,

lettera firmata

Come li aveva chiamati i tedeschi Daniel Goldhagen ? I volonterosi carnefici di Hitler. Appunto.
IC redazione


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