Molta neve a Gerusalemme, un fatto per niente inusuale, come sanno bene tutti coloro che conoscono la capitale di Israele. Il CORRIERE della SERA di oggi, 14/12/2013, con il titolo poetico " La neve che incanta Gerusalemme" pubblica un testo altrettanto poetico di Marco Garzonio, anche se per i nostri gusti troppo inzuppato nel politicamente corretto. Ci pare eccessivo citare i Salmi per un fattore atmosferico, così come ci pare stravagante ricorrere -anche per una invernale nevicata!- al problema palestinese. Citando poi Netanyahu e Kerry, dimenticando che chi mette i bastoni fra le ruote è il signor Abu Manzen, la cui presenza Garzonio ha dimenticato.


I turisti han ragione di gioire al Muro del Pianto, alla Spianata delle Moschee, alla Valle di Giosafat trasformati in scenari nordici. E di incuriosirsi davanti ai pupazzi dei bambini nella Città Vecchia o all'imbarazzo dei fedeli ortodossi con le larghe falde dei neri cappelli imbiancate. Da sempre città unica e speciale Gerusalemme lo è pure per i significati che la neve racchiude e rivela. Anche per l'antichità era evento raro, ricco di valenze simboliche, capace di stimolare l'immaginazione degli autori del testo biblico alla ricerca d'un senso da dare alle cose. Luminosa, candida, eccezionale la neve evoca la trascendenza e, insieme, la potenza delle forze naturali che possono essere ostili come il gelo, la grandine, il vento, la tempesta. La Sapienza confonde Giobbe: «Sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine che io riserbo per il tempo della sciagura?». Ma dal cielo viene anche la continua promessa di vita e nutrimento: materiale e spirituale. Dice Isaia «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà la parola uscita dalla mia bocca». Grazie a immagini straordinarie rilanciate dai media echeggia nella Gerusalemme sotto la neve la potenza della Parola biblica, la sua forza nell'unire natura e cultura, terra e cielo, storia e futuro; ricorda all'uomo tout court come sia perdita secca fermarsi alla superficie degli eventi piccoli e grandi e non andare alla ricerca di che cosa essi dicono, che significato possono avere, la memoria e i progetti cui possono rimandare. Un'icona molto cliccata mostra Netanyahu e Kerry con alle spalle il panorama della Città Santa bianca. Chissà se nelle loro orecchie è giunta eco del Salmo che invoca la lode cosmica anche da «governanti e giudici della terra»: «Lodate il Signore... neve e nebbia, vento di bufera che obbedisce alla sua parola». La via della pace passa da atteggiamenti nuovi. Sotto la neve il seme cresce. Se gli uomini lo accudiscono dà frutti. Certo debbono cambiare mentalità, purificarsi: «Lavami e sarò più bianco della neve», recita un altro Salmo. Le mura della Città di Davide ammantate di inverno oggi fanno eco.
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