Riprendiamo da SHALOM, dicembre 2013, a pag.11, con il titolo " È iniziata la fine dell’impero americano " l'analisi di Angelo Pezzana sul tramonto della politica estera americana.
Si può definire moderata una offensiva terroristica? Certo che si può - anche se la ragione direbbe di no - e lo dimostrano alcuni fatti inconfutabili. Il primo è l’elezione di Hassan Rohani al posto di Mahmoud Ahmadinejad a Presidente dell’Iran. Rohani ha ribaltato il linguaggio del predecessore senza alterarne minimamente la sostanza, se gli viene chiesto se nega la Shoah, lui risponde sorridendo che non è uno storico, ma un politico. Non afferma più che Israele va cancellato dalle carte geografiche, ma, quasi fosse un complimento, che rappresenta un cancro, un paragone che non ha suscitato particolari proteste, ad esclusione di Israele, naturalmente. L’arma nucleare è quasi pronta per l’uso, ma lui continua, sempre sorridendo, a parlare di pace, dialogo, buona volontà. Parole che piacciono in maniera particolare in Occidente, ne è prova la dichiarazione del nostro ministro degli Esteri Emma Bonino, la quale, appena nominata, disse, testuale “adesso basta mettere le dita negli occhi dell’Iran”, forse scambiandolo con la Svizzera. Rohani va all’Onu e Obama non resiste alla tentazione di incontrarlo subito per vedere come è possibile venirgli incontro, partendo per esempio dalla riduzione delle sanzioni, un regalo del tutto immeritato perché si trasformerà in sostegno al dispotismo del regime, non ne aiuterà certo il cambiamento. Se l’Iran è classificabile fra i regimi autoritari/dittatoriali ma non ancora inserito fra quelli terroristici, la cui qualifica spetta – anche se non capiamo la differenza – ai movimenti e non agli Stati, il caso di Gaza invece non è discutibile. Hamas è stato dichiarato ufficialmente terrorista dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, quindi è terrorista a pieno titolo, e per adesso possiamo - o dovremmo potere - mettergli ancora le dita negli occhi. Questo però non è mai avvenuto, anzi, si sta verificando il contrario. E’ bastato che Hamas nominasse una giovane donna, in più di bell’aspetto, quale portavoce del movimento, che i nostri media assumessero immediatamente un tono di cordiale apertura. Le è stata attribuita addirittura la qualifica di femminista, attività molto rischiosa nella Striscia, dove chi tiene un comportamento non conforme alle regole della Shari’a rischia di finire nelle mani dei tagliagole, come è successo a Vittorio Arrigoni, che nella sua cecità di odiatore di Israele, è finito sgozzato da quegli islamisti che amava tanto. È bastato il sorriso di Isra al-Modallal, questo il nome della giovane portavoce, in sostituzione delle facce barbute e dei volti dagli sguardi truci, che l’Occidente si è sciolto in complimenti. Sono esempi, ai quali si deve dare l’importanza che meritano, perché aiutano a capire i pericoli che tutti gli Stati democratici stanno correndo a causa dell’afflosciarsi del potere americano, che nel bene e nel male – ma soprattutto nel bene – ha finora garantito la libertà nella quale viviamo. Ugo Volli ha scritto che l’Impero Americano è alla fine, analizzando, a testimonianza della sua tesi, la politica suicida dell’Amministrazione Obama. Ha scritto Volli “gli imperi non cadono per una spinta esterna, di solito si afflosciano, o se volete si suicidano, rinunciano a difendere le proprie basi morali e contemporaneamente i propri confini, per stanchezza, per ragioni economiche o demografiche, per un cambiamento di pensiero interno” (informazione corretta 10.11.2013). La fine dell’Impero Americano non produrrà soltanto un cambiamento nella politica estera Usa, ma indebolirà la sicurezza dei Paesi alleati, in primis Israele, e a seguire tutti gli altri, come è già successo in questi cinque anni. L’Occidente, non solo gli Usa, è ipnotizzato da una cultura suicida, travestita da portatrice di pace, dialogo, confronto, incapace di capire quel che si nasconde dietro. Che il leone possa giacere in pace con l’agnello, se è di per sé un buon proponimento, nella realtà è però una delle utopie più pericolose. Il fatto che ci venga propinata urbi et orbis, quotidianamente, ci ha resi incapaci di valutare la realtà per quello che è. Non siamo più in grado di riconoscere i nostri nemici, li scambiano per leali avversari, con i quali è bene raggiungere un accordo. Che la storia ci abbia insegnato che con i dittatori nessuna pace vera è possibile, non rientra più nel nostro DNA, inquinato da quel pacifismo che ha sempre avuto come risultato la guerra. Abbiamo ancora tre anni di presidenza Obama, voglia il cielo che si occupi dei problemi interni del proprio paese, e si affidi ad altri consiglieri per farsi aiutare a capire come va il mondo.
Angelo Pezzana
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