Siria: islamisti sempre più potenti cronaca di Francesca Paci, editoriale del Foglio
Testata:La Stampa - Il Foglio Autore: Francesca Paci - Editoriale del Foglio Titolo: «Obama e i ribelli siriani - Mani islamiste sulla Siria del Nord»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/12/2013, a pag. 14, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Mani islamiste sulla Siria del Nord ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Obama e i ribelli siriani ". Ecco i due articoli:
La STAMPA - Francesca Paci : " Mani islamiste sulla Siria del Nord "
Francesca Paci al Qaeda in Siria
Dove si trova in queste ore il comandante del Libero esercito siriano, quel generale Salim Idris pioniere nel disertare le fila lealiste per unirsi ai ribelli quando la protesta contro Damasco era ancora una pacifica ancorché determinata richiesta di democrazia? La domanda rimbalzata ieri in mezzo mondo sulla scia delle rivelazioni del «Wall Street Journal», secondo cui il capo dell'opposizione armata non islamista si sarebbe rifugiato presso i suoi protettori in Qatar dopo essere stato spodestato dai combattenti qaedisti, suggerisce incognite assai più allarmanti della sorte del generale. La Coalizione nazionale siriana, l'interlocutore ufficiale dell'Occidente, si è affrettata a smentire, sostenendo che Idriss si trova invece in Turchia per un summit bellico. Ma nessuno mette più in discussione ormai che il nord della Siria sia sotto il controllo del Fronte islamico, il cartello che un mese fa ha coalizzato sei sigle jihadiste intorno al comune progetto di un Califfato siriano rompendo con il Libero esercito siriano (con cui si battVa regolarmente da mesi). Il riequilibrio delle forze a tutto svantaggio dei moderati è la ragione del ripensamento di Stati Uniti e Gran Bretagna che hanno sospeso l'invio di aiuti non-letali all'opposizione siriana (sono esclusi cibo e coperte). Il Fronte Islamico, infatti, allunga la sua ombra su campagne e città ma anche sui depositi di armi, la conquista dell'ultimo dei quali, a Bab al-Hawa, sul confine turco, avrebbe persuaso Ankara a chiudere il valico di Cilvegozu, nella provincia di Hatay. L'avanzata islamista sta sparigliando le carte mettendo in crisi gli anti-regime laici ma anche l'Occidente. Secondo l'esperto dell']IiS Jane's Terrorism and Insurgency Centre Charles Lister ll Fronte islamico conterebbe su 45 mila uomini mentre il Libero esercito siriano, cresciuto inizialmente grazie alle diserzioni fino a 150 mila unità, sarebbe sceso a 40 mila, vittima a sua volta della disillusione diffusa per un conflitto che pareva imperdibile e che invece, nota lo storico Timothy Garton Ash, evoca sempre più lo spettro dei Balcani con la sua escalation di morti già oltre soglia 120 mila. Sebbene il sito d'inteliigence israeliano Debka riveli che il Pentagono sia ben lungi dall'abbandonare i ribelli filo occidentali (secondo Debka sarebbe in costruzione una nuova area di sicurezza a sud di Damasco e l'annunciata sospensione di aiuti non letali si trasformerebbe in training ai ribelli nella vicina Giordania), le certezze vacillano un po' tutte. Mentre il Syrian Observatory for Human Rights denuncia l'esecuzione di 16 civili alawiti e drusi di Adra da parte degli islamisti, il «Wall Street Journal» riferisce il tentativo di Stati Uniti e alleati di «tenere colloqui diretti con i rappresentanti del Fronte Islamico per convincerli a partecipare alla conferenza internazionale di pace sulla Siria» in programma il 22 gennaio a Ginevra. Nello stesso tempo la tv libanese «Nbd» sostiene che Assad avrebbe preteso l'apertura delle ambasciate europee a Damasco in cambio dei «rapporti di cooperazione riallacciati di recente con l'intelligence di alcuni paesi europei» in funzione anti jihadista.
Il FOGLIO - " Obama e i ribelli siriani "
Barack Obama
Tra poco più di un mese a Ginevra si terrà la Conferenza per la pace in Siria, che nelle intenzioni degli americani deve diventare un momento di svolta, ché ormai a Ginevra va così, si discute del nulla ma si fa la storia. Sulla Siria pesano 120 mila morti e l’utilizzo della armi chimiche da parte del regime di Assad, ma anche quella linea rossa è stata varcata, ora si cerca di trovare una soluzione negoziata che sia abbastanza digeribile, e poco importa se sul campo la realtà è tutta diversa e se Assad ce la sta facendo a far passare la sua linea, tra un Seymour Hersh e una manipolazione dell’intelligence da parte dell’Amministrazione Obama. I ribelli siriani stanno lasciando la Siria, un deposito con medicinali, generatori e legna controllato da loro è stato assaltato venerdì scorso dal Fronte islamico, una coalizione di guerriglieri contro i ribelli ma anche contro al Qaida. Il Wall Street Journal aveva raccontato (abbiamo pubblicato l’inchiesta tradotta il 6 dicembre) i contatti segreti tra l’occidente e il Fronte, ma gli americani hanno gravi difficoltà a orientarsi con le alleanze – ce l’hanno a livello macro, con l’Egitto e con Israele, figurarsi a livello micro, sul territorio siriano. Così mercoledì è stato sospeso da Washington “l’aiuto non letale” ai ribelli, a conferma del caos strategico e operativo. Gli unici interlocutori dell’occidente stanno abbandonando il campo, non sono stati sostenuti a sufficienza, ma Obama preferisce far quadrare i suoi calcoli politici, al punto che i dati d’intelligence vengono elaborati in modo da assomigliare quanto più all’idea che il presidente s’è fatto della Siria. Che è riassumibile in: fate quello che volete, voi russi soprattutto, basta che non tiriate in mezzo me.
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