Gentile dottor Volli, ho letto il suo articolo "Il masochismo di appoggiare la resistenza popolare"uscito ieri 29-10-13. Sono praticamente d'accordo su tutto quanto ha scritto tranne per un fatto. Lei cita testualmente "costruzione di un insediamento illegale arabo" e qui tutto condivisibile. Ma, a proposito di insediamenti illegali, cosa ne pensa degli insediamenti (che io definirei altrettanto illegali o quanto meno provocatori) israeliani dei coloni a Gerusalemme Est e anche nei Territori? Io trovo che, al di la della nostra storia sia culturale che religiosa, Israele dovrebbe evitare quanto più possibile di provocare in continuazione i palestinesi dando loro un'ennesima scusante per manifestare contro Israele e di trovare anche appoggio sia in Europa che nel resto del mondo. E' ovvio che Israele debba difendersi dagli attacchi terroristici degli arabi, ma Netanyahu deve per forza accontentare ogni volta i coloni? Sinceramente vedo nei coloni un'estremizzazione paragonabile a quella araba anche se molto meno violenta. In tutte le popolazioni, esiste una frangia religiosa più o meno violenta, nessuna di queste fa eccezione, nemmeno quella ebraica. Mi spiace ma devo dire che a volte i coloni esagerano. Non può essere condivisibile il comportamento altamente offensivo e menefreghista dato dal fatto che, secondo loro, basta piazzare una bandiera Magan David e tirar su un muro e dire che ora questa terra è nostra! d'accordo, potrebbe anche essere storicamente nostra, ma fare una cosa del genere vuol dire veramente cercare rogne a tutti i costi! Senza andare lontano, basta vedere cosa è successo in questi giorni. Il governo israeliano ha liberato mi sembra 26 palestinesi che erano in carcere. Contemporaneamente è stato approvato il piano per 1500 alloggi per gli israeliani a Gerusalemme Est! come dire, il bastone e la carota! Ciò che voglio dire è che non bisognerebbe fomentare l'antisionismo ma certi comportamenti sembrano proprio controproducenti. E' assolutamente vero che la maggior parte dell'informazione mondiale tende a nascondere ciò che realmente accade ogni giorno in Israele, come giustamente lei scrive nell'articolo. Ma al tempo stesso, sapendo questo, non dovremmo evitare di commettere azioni che, viste soprattutto dal mondo notoriamente antisionista, sono esplicitamente provocatorie? Se bisogna trovare un modo per arrivare ad una pace reale, il lancio di missili da Gaza e l'insediamento dei coloni mi sembrano entrambi da condannare e non vanno certo in direzione di una vera pace. La ragione, come sempre, non sta mai solo ed esclusivamente da una parte. Bisogna vedere le cose con occhi più aperti e so che queste mie parole scateneranno una valanga di insulti del tipo " sei un goy razzista" oppure "non sei sionista" oppure addirittura "non sei un vero ebreo". Ma sinceramente me ne frego degli insulti, se trovo anche poche persone che condividono il mio pensiero, ne sono ben felice, se gli altri non sanno guardare oltre i loro occhi, beh non so che farci! Mi scusi se mi sono dilungato ma avrei piacere di conoscere le sue idee al riguardo.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti
Andrea Levi
risponde Ugo Volli:
Gentile signor Levi,
mi scuso, non avevo letto la sua lettera fino ad oggi e la redazione mi dice che non era proprio arrivata. Sono cose che succedono in Internet.
Nel merito, non sono affatto d'accordo con lei. Lei dice che gli insediamenti oltre la linea verde sono illegali, ma non lo argomenta. Di fatto sono legali, perché sono fatti nella zona C di Giudea e Samaria che gli accordi di Oslo affidano alla piena amministrazione israeliana, e lo stato di Israele li ha autorizzati, in buona parte fin dall'inizio degli anni Settanta; anche l'insediamento arabo di cui scrivevo era nell'area C e non era stato autorizzato, anzi era stato proibito dalla Corte Suprema interpellata dalle Ong che difendono gli arabi e per questo era illegale. Più in generale, il trattato di San Remo e le disposizioni che regolavano il mandato britannico, approvate dalla Società delle nazioni e fatte proprie dall'Onu alla sua fondazione, che sono la base legale dell'esistenza di Israele, autorizzavano il "Jewish settling", l'insediamento ebraico, su tutto il territorio del mandato.
Lei argomenta invece sul piano politico, dando per scontato che gli insediamenti siano una "provocazione" e addirittura equiparandoli al lancio di razzi sulla popolazione civile. Ovviamente non è così. Costruire una casa non ammazza nessuno, dà solo fastidio a chi vorrebbe costruirla lui, o come spesso dichiarano gli arabi, vorrebbe uccidere chi ci andrà ad abitare. Che rinunciare al territorio in favore delle pretese arabe migliori la situazione è una pia illusione. Di fatto sia a Gaza, sia nel Libano settentrionale, sia nelle zone A e B di Giudea e Samaria la cessione del territorio non ha portato la pace ma le guerre, i razzi, il terrorismo. Per gli arabi, lo dichiarano spesso, non vi è differenza fra Ariel e Maalé Adumim, la "colonie", come le chiama lei e Haifa o Tel Aviv: sono tutte terra araba rubata. Ottenute le prime, vorranno le seconde, secondo la politica del "salame da affettare", come si è espresso Arafat. La pace si fa non cedendo alle loro pressioni ma resistendo ad esse.
cordiali saluti (u.v.)