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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.12.2013 Anno nuovo, speranze vecchie
Commento di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 dicembre 2013
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Anno nuovo, speranze vecchie»

Anno nuovo, speranze vecchie
Commento di Federico Steinhaus 


                                                          Federico Steinhaus

 

Sta per concludersi il lungo periodo di lutto collettivo – non solo nazionale – per Nelson Mandela, e nel suo commento settimanale alla lettura del passo biblico che verrà letto sabato mattina l’ex rabbino capo d’Inghilterra Jonathan Sacks sottolinea la forza del perdono, che deriva direttamente dall’imperscrutabilità del disegno divino, che, per chi crede, trasforma il male in bene.
Una lettura che calza a pennello per la storia personale di Mandela e che fornisce un motivo di speranza nei periodi di crisi. Credenti o no, è proprio della speranza che dal male possa scaturire il bene – cosa ben diversa dall’illusione – che abbiamo un disperato bisogno in questa fine d’anno.
Ely Karmon, ricercatore ed esperto del Centro per il controterrorismo di Herzliya, ha analizzato sul Jerusalem Report di questo mese i gravi problemi che stanno travolgendo Hamas a causa delle vicende siriane ed egiziane.
Già in maggio il vice ministro degli Esteri di Hamas, Ghazi Hamad, aveva confermato che i rapporti dell’organizzazione terroristica che governa Gaza con il suo sponsor Iran erano pessimi, a causa del sostegno attivo fornito da Hamas alla rivoluzione siriana (a causa della quale già nel dicembre del 2011 la leadership di Hamas residente a Damasco aveva precipitosamente abbandonato la Siria).
Anche all’unico amico rimasto a Hamas, il leader turco Erdogan, l’Egitto ha impedito di fare una visita di solidarietà a Gaza.
Ora Hamas, incoraggiato dal leader religioso egiziano al-Qaradawi, cerca un’alleanza coi salafiti di Gaza, ai quali ha concesso piena libertà d’azione.
Sul fronte contrapposto è di pochi giorni fa un accordo, fianziato dalla Banca Mondiale, di portata politica rilevante firmato dai responsabili di Israele, Giordania ed Autorità Palestinese, Silvan Shalom, Hazim el-Naser e Shaddad Attili: grazie ad esso la Giordania porterà acqua dal Mar Rosso al Mar Morto, che cala di un metro all’anno e scomparirebbe a metà di questo secolo, attraverso un impianto di desalinizzazione che potrà depurare da 80 a 10 milioni di metri cubi all’anno; Israele per parte sua si impegna a fornire più acqua del Lago di Tiberiade alla Giordania ed acqua desalinizzata all’Autorità Palestinese.
La pace passa anche, forse soprattutto, attraverso questi accordi, e trova in essi la sua migliore giustificazione; è pertanto un peccato che la principale azienda olandese che commercializza acqua potabile abbia contestualmente deciso di boicottare l’analoga azienda israeliana che è partner di questo progetto.
Ma è l’ombra dell’Iran che incombe sulla regione.
Il 24 novembre scorso il presidente iraniano Rohani ha affermato in una conferenza stampa che il diritto dell’Iran di arricchire uranio fino al 20% è indiscusso e riconosciuto esplicitamente dagli accordi di Ginevra, e successivamente ha confermato che il numero e l’attività delle centrifughe non saranno ridotti.
Queste affermazioni ovviamente non sono state gradite dal mondo arabo sunnita, che nella sua vastità e complessità è sempre stato vicino all’occidente ed ora si sente tradito, abbandonato. La minaccia iraniana non è solamente quella atomica, ma è geopolitica nel senso più ampio: quello iraniano è una regime ideologico, islamico e rivoluzionario, che tende a sovvertire con questi strumenti la stabilità e l’identità delle altre nazioni del Medio Oriente. Intanto sul fronte del jihad non ci sono novità, ma solo il ripetersi ossessivo delle solite aggressioni contro Israele e contro gli ebrei, per fortuna per ora solo verbali (ma le parole sono pietre, come si sa). Nel suo sermone del venerdì lo sceicco kuwaitiano Abd Al-Muhsin Al-Mutairi ha accusato gli ebrei di avvelenare la gioventù musulmana con la Coppa del Mondo di calcio ed altri spettacoli analoghi, allo scopo di realizzare la cospirazione delineata nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion; e nella homepage di Al Fatah su Facebook, il comandante militare delle Brigate di Al Aqsa, braccio armato di Fatah stesso, annuncia un programma diretto a rapire soldati israeliani. La lezione di Mandela è umanamente la più profonda: la costruzione della pace comincia sempre da noi stessi. Quella che ci viene impartita da quasi un secolo dal Medio Oriente è invece un’altra: non si può costruire la pace da soli, occorre un partner animato dalla medesima volontà.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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