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Informazione Corretta Rassegna Stampa
09.12.2013 Giulio Meotti contro Primo Levi
Ma ci sono quelli (pochi) che lo giustificano

Testata: Informazione Corretta
Data: 09 dicembre 2013
Pagina: 1
Autore: Redazione IC
Titolo: «»

IC ha pubblicato sabato 07/12/2013 un articolo di Giulio Meotti uscito sul FOGLIO: (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=51613).
Era preceduto da un nostro commento, che ha suscitato molti interventi  fra i nostri lettori. Dedichiamo due pagine, divise tra chi è critico nei confronti di Meotti (la maggior parte) e chi (pochi) lo giustifica.


Giulio Meotti

Per facilitare la comprensione della polemica, riprendiamo il nostro commento:

Ci aveva provato Sergio Luzzatto nel libro "Partigia" a deturpare l'immagine di Primo Levi, citando un espisodio di guerra partigiana nel quale Levi non aveva avuto alcuna parte. Tentativo andato male e che ha provocato reazioni indignate. Tocca ora a Giulio Meotti, il quale, estrapolando frasi un po' di qua un po' di là, traccia un ritratto del grandissimo scrittore come di un nemico di Israele. Una operazione indegna, che nessun cronista dovrebbe mai fare, perchè non viene approfondito il contesto nel quale certe affermazioni, prese di posizione, vennero fatte.  Primo Levi non viveva di cronache pettegole, non si intruppava in manifestazioni affollate, scriveva libri. "Se non ora, quando?" - il romanzo del quale diceva che avrebbe dovuto avere un seguito in Israele- è un atto d'amore verso lo Stato ebraico. Fu felice quando Einaudi scelse per la copertina i colori bianco e azzurro, quelli di Israele. Era dispiaciuto che la maggior parte dei suoi libri fossero stati  pubblicati in Israele solo dopo  il suo incontro con Philip Roth avvenuto a Torino. Fu Roth, venuto apposta per conoscerlo - con un articolo sulla New York Review of Books- a segnarne la fama internazionale - Israele compresa -  in tutto il mondo. Tracciare un ritratto di Primo Levi come fa oggi Meotti  è una operazione indegna.

In questa pagina le opinioni di chi giustifica Giulio Meotti:

Ho sempre tenuto dentro di me una sensazione di disagio di fronte al Primo Levi che mi hanno presentato i media. Da un lato "il testimone della Shoah". Dall'altro, proprio in quella veste, e quindi devastante nel suo impatto, il critico di Israele. Ricordo il 1982 e quanto citato da Meotti sulle parole durissime di Levi riguardo alle operazioni di difesa israeliane. Non mi permetto di dare giudizi su nulla. Ma l'articolo di Meotti ha tirato fuori dalla mia memoria quello che avevo tenuto per me. Vorrei semplicemente aggiungere una questione più generale che si collega alla intera parabola di Primo Levi.
La "gente" ha della Shoah (e oggi della questione mediorientale) l'immagine e le conoscenze trasmesse dal cinema, dalla tv e dai grandi documenti (da Se questo è un uomo a Il diario di Anna Frank). E quindi, essendo stato Se Questo è un Uomo il primo grandioso documento sulla Shoah ho purtroppo l'impressione che ne abbia dato una immagine parziale... l'immagine dei salvati (per stare nella metafora di Levi sui Sommersi e i Salvati).
Nel nostro Paese, dove la lettura di Se Questo è un Uomo è giustamente un passo obbligato della formazione dei nostri ragazzi, insieme alla visione di La Vita è Bella, il libro di Levi offre un quadro della Shoah falsato ovvero di un fenomeno terribile, di sopruso e di orrore, di odio e di sofferenza. Ma ... da cui, nell'immagine offerta alle masse, si poteva uscire vivi. Come Levi, come il piccolo protagonista de La Vita è Bella.
Nella splendida allegoria di Benigni il bambino protagonista sopravvive alla deportazione, solo il padre muore.
Nel quadro letterariamente grandioso offerto da Primo Levi egli sopravvive e vive la deportazione nel campo di Auschwitz III, Buna Monovitz riservato ai lavoratori specializzati. Soffre, vede morire, intuisce l'orrore, ma... la Shoah è altro.
La Shoah è la sistematica uccisione di 1.500.000 bambini. Ne sopravvivono solo qualche centinaio. I soli che possono testimoniare oggi. La Shoah è la cancellazione (senza numeri e tatuaggi) di milioni di vite di ebrei di tutte le età, condizioni e origini.
Ed ecco perchè l'articolo di Meotti, dove Primo Levi viene ricordato anche per l'utilizzo anti israeliano fatto dei suoi scritti e dei suoi pensieri, mi lascia intero il senso di disagio di fronte all'Uomo Levi. L'articolo di Meotti ha di certo un merito, quello di far discutere, perchè, come sempre nella realtà, nessuno non può essere posto nella categoria del bene o del male assoluti.
Ma soprattutto di far meditare sul ruolo dei media, spesso devastante, capaci di creare una realtà ideologicamente falsata asservita alle logiche di mercato o peggio ancora a quelle di potere come di certo avvenne negli ultimi anni di vita di Primo Levi con le dichiarazioni e le interviste che Meotti ricorda nel suo articolo.

Andrea Jarach

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E vero che Primo Levi ad un certo momento essendo male informato aveva cambiato totalmente il suo atteggiamento verso Israele

Cordialità

David Cassuto

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L' articolo di Meotti non mi sembra così tremendo, mi sembra descriva una parte del percorso di Primo Levi , dal punto di vista dei fatti.

Alberto Levy

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Meotti, con coraggio, esprime come sempre la sua posizione con numerose citazioni. Giudicarlo con solo un aggettivo (ripugnante?) mi ricorda metodi di tempi non troppo lontani. Col commento finale lasciato alle parole di mio Padre, che potrebbero essere scritte anche oggi, non intendo aggiungere altro a questa richiesta di giudizio.

Emanuel Segre Amar

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Dalla lettura dell'articolo di Meotti mi sembra che altro non sia se non un riassunto di dichiarazioni effettivamente pronunciate da Primo Levi. Certo, sarebbe stato meglio se avesse dato maggior risalto anche al sostegno dato da Levi ad Israele. Ma quelle dichiarazioni sono state fatte è, quindi, riesco a vedere dove sia lo scandalo. Piuttosto credo che anche per Primo Levi valga lo stesso discorso che per altri intellettuali, cioè non si deve idealizzare nessun individuo perché tutti hanno luci e ombre, certi aspetti che condividiamo e altri che critichiamo. Per me Primo Levi resta un grande scrittore ed un testimone fondamentale per la comprensione della tragedia della Shoà. Ciò detto, non condivido molte sue affermazioni su Israele, probabilmente dettate dalla disinformazione di quegli anni, che ancor più di oggi contribuì a diffondere, nell'opinione pubblica italiana e occidentale in genere, un'immagine distorta di Israele più per il colore politico dei suoi governi di allora, che interrompevano trent'anni di successi laburisti, che per un vero e proprio antisemitismo travestito da antisionismo. Quelli, purtroppo, sono venuto dopo e oggi rappresentano il pericolo maggiore per gli Ebrei di tutto il mondo.

Cordialmente
Daniele Coppin

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Non ho capito la critica all'articolo di G. Meotti, con tutto il rispetto per Primo Levi. Ho letto alcuni suoi libri, ho sofferto con lui per la terribile esperienza che ha condiviso purtroppo con tanti. Questo non vuol dire che non ero e non sono minimamente d'accordo con il suo giudizio e le sue iniziative nei riguardi di Israele. La stessa sua esperienza ha portato altri, che ho conosciuto, su posizioni molto diverse dalle sue. Mi dispiace. Forse si dovrebbe solo tacere, ma quando un uomo diventa un simbolo da citare questo non è più possibile.

Silvana De Mari 


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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