Il piagnisteo e la bolletta Cartoiline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra, una centrale elettrica in Israele
Cari amici,
vorrei fare con voi una piccola riflessione su un fatto secondario nel gran carnaio del Medio Oriente. Fra i centomila morti e passa di morti della guerra civile in Siria, l'atomica iraniana che forse si farà, grazie ai calcoli di popolarità dell'amministrazione Obama, le stragi nell'Iraq abbandonato dalla medesima e tutto quel che succede, che volete che sia un debito finanziario di alcune centinaia di milioni di euro? Eppure... La storia è questa. L'elettricità nei territori controllati dall'Autorità Nazionale Palestinese è interamente fornita da Israele e lo è anche in parte quella di Gaza. Durante tutti i conflitti di questi anni Israele non ha mai chiuso la fornitura all'Anp. La quale ha però un piccolo difetto: non paga il conto, o lo fa solo in parte http://www.jpost.com/Enviro-Tech/IEC-may-cut-W-Bank-power-over-Palestinian-debt Si è accumulato in questa maniera un debito di alcune centinaia di milioni di dollari. Il debito dell'Anp deriva a sua volta dal fatto che i suoi consumatori, i mitici palestinesi, in buona parte non pagano la fornitura che ricevono a casa, si allacciano clandestinamente alla rete o fanno dei collegamenti illegali per tagliar fuori il contatore. Le minacce di pene più gravi per questa forma di furto non l'hanno scoraggiata e da tempo c'è la possibilità che Israele si decida a staccare la spina http://www.timesofisrael.com/israel-threatens-to-leave-the-palestinians-in-the-dark/ anche perché la sua azienda elettrica non è affatto prospera http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4406609,00.html . Qualcuno ricorderà che quando due anni fa l'Anp ottenne il posto di stato osservatore dall'assemblea generale dell'Onu, Israele iniziò a pignorare le entrate doganali che raccoglie per l'Anp usandole per iniziare a ripagare il debito. Ma poi fu convinto a rinunciare. Ora l'Anp ha proposto un piano di rientro, che mi sembra piuttosto significativo: dei 300 milioni di dollari che deve all'azienda elettrica israeliana, vuole che la metà sia cancellata e l'altra metà possa essere pagata in 10 anni http://matzav.com/palestinians-ask-israel-to-forgive-half-of-debt-owed-to-israel-electric-corp? Provate a fare voi una proposta del genere all'Enel per la vostra fornitura elettrica e vedrete quanto a lungo il vostro bel lampadario di cristallo darà ancora luce. La questione è significativa anche perché "il crudele assedio israeliano" è accusato di questi tempi di non far passare il gasolio necessario a far funzionare la centrale elettrica di Gaza http://www.infopal.it/acque-reflue-straripano-dalle-strade-di-gaza/ In realtà le cose non stanno affatto così. Israele continua a fornire elettricità a Gaza, anche se sa benissimo che essa è usata anche per far funzionare le fabbriche di missili che sono poi sparati contro la sua popolazione civile. Quel che è successo è che l'Egitto ha interrotto il contrabbando di gasolio attraverso i tunnel, che veniva per lo più dal Qatar a prezzo politico e ora l'Anp richiede all'amministrazione di Hamas il prezzo commerciale per il gasolio da far passare attraverso il confine israeliano e Hamas non vuole pagare http://www.infopal.it/centrale-elettrica-ferma-striscia-di-gaza-senza-elettricita/ : notate la fonte, che come per il link precedente è vicina ad Hamas). Insomma, nessuno vuole pagare per l'elettricità, né l'Anp né Hamas; tutti pretendono di ricevere tutto gratis, magari anche dai nemici che cercano di uccidere. E' accaduto più di una volta che i camion che portano rifornimenti a Gaza da Israele finissero sotto il fuoco dei terroristi. E naturalmente questa pretesa c'entra con l'assistenzialismo di un'agenzia di aiuti (l'Unrwa) che si propone non di emancipare i "rifugiati", cioè in sostanza tutti quelli che pretendono di essere palestinesi - compreso il loro dittatore Muhammed Abbas, che ha in tasca un passaporto giordano ma dice di essere un "profugo" da Safed - di fornire loro i mezzi dell'integrazione economica e culturale nei paesi in cui loro (o quasi sempre le loro famiglie) sono emigrati quasi settant'anni fa, ma cerca al contrario di conservarne l'isolamento e la dipendenza come possibile ricatto a Israele. Ma si tratta di un atteggiamento anche più generale, che investe le trattative di pace, anche in contrasto con i frequenti assist che gli americani fanno alla parte palestinese. L'Anp rifiuta di pagare qualunque prezzo, anche di rinunciare a cose che non ha e non controlla, cui non ha alcun vero diritto legale, come la valle del Giordano. Scambia sistematicamente i suoi desideri, per esempio su tutto Israele (che chiama senza alcun fondamento "Palestina storica") per diritti ed è così insistente in questo atteggiamento infantile (quel che è mio è mio, quel che è tuo è pure esso mio), da farsi prendere purtroppo sul serio da molti. Non pensa di dover fare uno scambio per avere un suo stato, di dover dare qualche cosa in cambio; ma al massimo cede qualcosa che non ha (il territorio al di là della linea verde). Un po' come quel conto dell'elettricità che promette di pagare in dieci anni, naturalmente al prezzo di uno sconto del 50%. Credete che se questo sconto fosse fatto poi l'Anp pagherebbe? Io ne dubito, anzi sono sicuro di no. Perché "la cultura del piagnisteo" (per rubare il titolo di un bel libro di Robert Hughes) è costitutiva della politica palestinista e ha il potere magico di annullare tutti i debiti, tutti i trattati, anche la comune umanità che impone di rispettare in guerra i civili, i vecchi, i bambini. Fin che la politica europea e americana e i media continueranno a prendere per buono il piagnisteo, l'Anp non pagherà le bollette. E tanto meno farà la pace o terrà fede ai suoi impegni.