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Libero Rassegna Stampa
07.12.2013 Mandela: un voce fuori dal coro
Commento di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 07 dicembre 2013
Pagina: 21
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Quanta melassa su Nelson, nonera uomo di pace»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/12/2013, a pag.21, l'articolo di Carlo Panella, dal titolo " Quanta melassa su Nelson, non era uomo di pace". Nella sua lunga vita non lo fu sempre, anzi,  come scrive Panella. Aggiungiamoci il sodalizio con Fidel Castro, altra icona rivoluzionaria ancora in vita, la sua biografia andava rivisitata con maggior scrupolo di quanto è stato fatto dopo la sua morte. Rimaniamo sempre sorpresi anche dal richiamo al Mahatma Gandhi, altro mito sugli altari della pace. Nessuno ricorda mai il consiglio che Gandhi diede agli ebrei all'inizio dello sterminio nazista: suicidatevi in massa, questo disse. Un invito che non ha bisogno di commenti.
Ecco l'articolo:

Fidel Castro         Mahatma Gandhi     Nelson Mandela

Celebrare Nelson Mandela come campione gandhiano della non-violenza, come fa oggi il coro agiografico dei media, è l’ultimo involontario oltraggio alla sua straordinaria biografia. Madiba invece, visse una militanza ben più complessa, a partire da un dato di fatto inequivocabile: assieme ad altri leader neri sudafricani fu artefice, addirittura il simbolo, della svolta armata e terroristica dell’Anc e quindi della chiusura della ispirazione gandhiana e non-violentadi una Anc che nacque nel 1912 grazie ai semi della militanza del movimento antiapartheid sudafricano iniziato a fine ‘800 dal Mahathma Gandhi e dal suo National Indian Congress. Queste erano ancora le caratteristiche della Anc quando nel 1960 il suo leader, Albert Lutuli, ricevette il premio Nobel per la Pace. Ma nel 1961 Nelson Mandela, Oliver Tambo e Walter Mkway, che provenivano dall’organizzazione giovanile, decisero che la feroce repressione dei governi del Partito Nazionale afrikaneer doveva essere combattuta non con le armi della non violenza e delle manifestazioni pacifiche –massacrate a suon di pallottole dai bianchi- ma con la lotta armata e fondarono Umkhonto weSizwe, la Lancia della Nazione, ala militare dell’Anc. Il tutto, con un sensibile spostamento dell’asse politico della Anc verso l’ideo - logia marxista-comunista –di cui la massima esponente fu Ruth First, di origini ebraico-lituane- in raccordo con il Frelimo di Samora Machel (Mandela, in tarda età sposò la sua vedova Josiña, un grande, romantico amore), il movimento anticoloniale mozambicano in orbita sovietica. Imprigionato nel 1963, Madiba fu costretto alla sua prigionia-calvario a Robben Island, durante la quale –come riportano anche i film agiografici- rifiutò sempre di lanciare appelli per la fine degli attentati terroristici che colpirono spesso anche i civili bianchi (quello di Church street del 20 maggio 1983 fece 19 morti e 271 feriti, molti i civili). Peraltro, la scelta dell’opposizione terroristica inquinò lo stesso movimento anti apartheid: sanguinosi gli scontri interetnici tra Bantu e Xhosa, mentre Winnie Mandela, seconda moglie di Madiba, è stata processata e poi assolta per una serie di violenze nei confronti di militanti dell’Anc che comunque si sono verificate e che hanno portato a dure condanne di suoi coimputati. Il vescovo nero Desmond Tutu, Nobel per la pace, che ha diretto il Tribunale del Perdono (che ha esaminato centinaia di feroci atti di violenza dei bianchi sudafricani, ma anche dei neri), concludendone i lavori, ha ammesso che militanti dell’Anc “hanno ucciso Stanza Bopape, messo una bomba a Khotso House, torturato la loro gente nei campi in Tanzania e in Angola, mandato a fuoco i "collaborazionisti" con il metodo del collare (un copertone cosparso di benzina e infilato dalla testa). Questo ci hanno raccontato i colpevoli, non l'abbiamo inventato noi”. Dunque, la grandezza straordinaria di Madiba è racchiusa nel tormentato processo di maturazione di un militante che partì dalla non violenza, passò al terrorismo, ma che nel chiuso della sua cella, in condizioni inumane, percorse un camminodi saggezza, equilibrio che fece di lui l’unico in grado di portare ilSud Africa post-apartheid alla pacificazione. Uscito dal carcere e eletto presidente (grazie a sanzioni economiche che ebbero in Ronald Reagan il più strenuo artefice), Madiba riuscì così a obbligare una riottante e inferocita Anc, ad abbandonare le forti tendenze a praticare una sorta di razzismo al contrario e a percorrere invece il cammino della convivenza pacifica con i bianchi. Di questo devono prendere atto anche quegli incauti militanti della Lega che denunciano il Mandela filo terrorista (e lo fu), ma non capiscono la grandezza di un leader che guidò non solo il suo popolo,matutti i popoli del Sudafrica a perdonarsi l’un l’al - tro per atroci violenze.

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