Sul CORRIERE della SERA di oggi, 07/12/2013, a pag. 16, della Cronaca di Roma, Daria Gorodisky recensisce l'e-book pubblicato dall'editore Proedi dal titolo "Cosa significa essere ebreo".

David Ben Gurion
A 40 anni dalla morte di David Ben Gurion, lo statista che proclamò l’indipendenza dello Stato di Israele nel 1948 e che ne diventò primo premier e responsabile della Difesa, viene presentato domani un libro-documento di eccezionale interesse e finora inedito in italiano. Si tratta delle lettere che, nel 1958, cinquanta rappresentanti dell’intellighenzia ebraica internazionale inviarono al governo israeliano in risposta alla questione su chi possa essere considerato ebreo, con particolare riguardo ai figli di madre non israelita. Non una pura discussione accademica, ma una consultazione per applicare al meglio una norma del giovane Stato, quella Legge del Ritorno secondo la quale ogni ebreo ha diritto di stabilirsi in Israele. E da lì la domanda: che cosa significa essere ebreo?
Anche se finora la cittadinanza israeliana è concessa a chiunque abbia almeno un nonno ebreo, il tema rimane ancora del tutto attuale e il dibattito continua sulle stesse tesi che contrapponevano anche all’epoca le autorità religiose più osservanti ai portatori (non solo laici) di una visione nazionale più aperta: il Rabbinato ortodosso riconosce esclusivamente la discendenza matrilinea, mentre un’ampia componente dell’ebraismo riformato la equipara a quella per via paterna.
Ben Gurion, Primo ministro, inventò allora un metodo modernissimo: sondare l’opinione di un gruppo di saggi per poter formulare direttive «conformi alla tradizione riconosciuta da tutti gli ambiti dell’ebraismo, gli ortodossi, i liberi pensatori e le loro diverse correnti; conformi anche alle specifiche condizioni di Israele in quanto stato ebraico sovrano, dove è garantita la libertà di coscienza e di culto e che costituisce il focolare degli esili».
Tra gli interpellati troviamo letterati come Shmuel Yosef Agnon (premio Nobel nel 1966), o il nostro Dante Lattes; scienziati come Henry Baruk (era docente alla Sorbona e presidente della Società francese di neurologia); filosofi quali Isahiah Berlin; e rabbini di tutto il mondo, compresi Alfredo Sabato Toaff e suo figlio, Elio Raffaele, che Roma ben conosce; Shlomo Goren, che fra l’altro è stato Rabbino militare-generale di Tzahal; Zeharya Hacohen, Rabbino della Confederazione generale dei sindacati e appartenente al partito socialdemocratico Mapai. Ma anche personalità alla Felix Frankfurter: membro della Corte suprema degli Stati Uniti, rispose che non era «capace di affrontare il problema».
Tutto il materiale è raccolto nell’e-book Cosa significa essere ebreo (Proedi editore) e introdotto da un’ampia analisi del professor Eliezer Ben Rafael, sociologo dell’Università di Gerusalemme. E sarà presentato domani mattina alle 10 nell’ambito del convegno Il sentimento e la regola , organizzato presso il centro “Il Pitigliani” (via Arco de’ Tolomei 1) dall’As
sociazione di cultura ebraica Hans Jonas presieduta da Tobia Zevi.
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