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Ugo Volli
Cartoline
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Chiamatelo pure nazismo 01/12/2013

" Chiamatelo pure nazismo "
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra, nel fermo immagine si legge "Questo non finirà mai"

Cari amici,

c'è un filmato che vorrei molto farvi vedere, perché ne vale assolutamente la pena. Lo trovate qui (http://www.timesofisrael.com/hamas-tallies-attacks-against-israel-in-tv-clip/?) , ma voglio anche riassumervi il suo contenuto. Nella prima scena si vede un tale col volto coperto da una kefia che si affaccia cautamente da un muro su una strada deserta. Chissà che pericoli deve affrontare per essere così diffidente. Ecco che sulla stessa strada appare un ebreo ortodosso vestito di nero. Non sembra minaccioso né preoccupato, pensa ai fatti suoi. Vediamo di nuovo l'uomo in kefia, ha un coltello in mano. Esce dal suo angolo, vediamo chge raggiunge l'ebreo e lo accoltella. L'ebreo cade a terra. In sovrimpressione appare la scritta "38 accoltellamenti".

Un'altra scena. Da un vicolo esce di corsa lo stesso uomo con la kefia armato di un mitra. Si vede un soldato di guardia. L'uomo spara una raffica, lo uccide e ruba il suo fucile. Si vede in sovrimpressione "487 sparatorie". Terza scena, un soldato disarmato seduto davanti a una macchina da presa; dietro di lui sta il nostro uomo con una pistola in mano; la sovrimpressione dice 24 rapimenti. Quarta scena: sempre il solito personaggio dal volto coperto fa indossare a un altro una bomba sul corpo: la scritta dice "87 operazioni di martirio". Quinto episodio: il nostro eroe spara un colpo di mortaio in campagna e poi un razzo da un tunnel: "13081 razzi e missili" dice la scritta. Alla fine, in bianco e nero sembra che il personaggio stia usando un lanciarazzi anticarro avanzato. La scritta dice: "questo non finirà mai".

Ai nostri occhi occidentali l'idea che la violenza non debba mai finire sembra decisamente minacciosa e sgradevole. Tutti vogliono la pace, pensiamo, anche gli arabi, anche quelli che stanno devastando la Siria e l'Iraq, anche i palestinesi. Qualcuno arriva al punto di fidarsi delle buone intenzioni di un vecchio terrorista come Mahmoud Abbas, come si fidava di Arafat, coi risultati che si sono visti. E però questo filmato, pensiamoci, è una specie di spot pubblicitario. Serve a richiamare attenzione, popolarità, magari soldi e reclute al movimento che l'ha trasmesso. Per la cronaca si tratta di Hamas, il padrone di Gaza che è stato omaggiato pochi mesi fa dall'emiro del Qatar, di cui si proclama amico Erdogan - e anche un certo numero di personaggi in Occidente, per esempio in Italia che sostengono le sua azioni: sindaci che non sanno governare le loro città  ma festeggiano le "flottiglie", ex "filosofi" da salotto, attori che fanno i soldi su un'appartenenza fasulla, gente così.

E' uno spot. E' stato trasmesso in televisione. Dunque è fatto per piacere. Il personaggio principale deve trasmettere identificazione. Pensiamoci. C'è un pubblico per cui accoltellare a tradimento un innocuo ebreo ortodosso è una buona cosa, per cui sparare a un soldato di guardia è ancora meglio, per cui rapire, uccidere, bombardare sono comportamenti attraenti e degni di imitazione. Per cui l'idea che tutto ciò "non finirà mai" non è una minaccia o una previsione catastrofica, ma una promessa. Questo è il pubblico che si identifica con la "Palestina", almeno secondo il pensiero di Hamas. E sembra che non abbiano torto, visto che i sondaggi danno loro sistematicamente un alto gradimento. Del resto non è che i loro concorrenti di Fatah la pensino in maniera diversa, semplicemente sono meno bravi a comunicare. E il pubblico li segue: la maggioranza dei palestinesi dice che gli attentatori suicidi sono giustificati (http://www.washingtontimes.com/news/2013/sep/11/majority-palestinians-say-suicide-bombing-often-or/ ) e anche se Mahmoud Abbas dichiara che non rinuncerà mai a una singola richiesta nelle trattative con Israele  http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/174639#.UprytcRWzLQ (ditemi voi come si fa a chiamare trattativa una discussione in cui una parte si impegna a non cambiare posizione), i suoi elettori o piuttosto il suo pubblico, dato che lui, scaduto da 5 anni, si guarda bene dal mettere in palio la sua carica, condannano le trattative.

Ecco, questa è la situazione. Come ha detto a suo tempo un capo di Hamas, "noi amiamo la morte", anzi, la idolatrano. E il mondo, di fronte a questa ostentazione di violenza, che fa? Idolatra loro. E' dell'altro ieri la notizia che l'Onu ha dichiarato il 2014 "anno della Palestina" (http://www.jpost.com/Breaking-News/UN-to-name-2014-as-International-Year-of-Solidarity-with-the-Palestinian-People-333183 ). E forse questo dice che hanno ragione loro. Di fronte al "mai più" che qualcuno ha detto dopo Auschwitz, prevale di gran lunga la risposta: "questo non finirà mai". Bisogna solo fare una precisazione su che cos'è quel "questo": chiamatelo pure nazismo.

Ugo Volli


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