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La Stampa Rassegna Stampa
27.11.2013 Come si combatte il terrorismo dall'interno
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 27 novembre 2013
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La Cia reclutava agenti anche a Guantanamo»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/11/2013, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "La Cia reclutava agenti anche a Guantanamo".


Maurizio Molinari     Guantanamo

Terroristi di Al Qaeda trasformati in agenti doppi per dare la caccia ai loro compagni di Jihad: è l’operazione «Penny Lane». La Cia scelse un titolo dei Beatles per l’operazione segreta che, dal 2003 al 2006, ruotò attorno ad una sfida apparentemente impossibile: reclutare alcuni dei jihadisti più pericolosi, detenuti nel carcere militare di Guantanamo sull’isola di Cuba. Il richiamo ai Beatles nasce dal fatto che l’operazione si svolse in una base segreta della Cia, sempre a Guantanamo, il cui nome in codice è «Strawberry Fields».
Sono otto cottages, nascosti da pareti di cactus, dove i detenuti considerati più «accessibili» vennero ospitati. Per «girarli», come si dice nel gergo di Langley, gli agenti fecero leva su tre carte: un comodo letto per dormire, riviste pornografiche a volontà e la promessa di ricompense per milioni di dollari a missione compiuta.
L’idea dell’operazione nacque dalla grande disponibilità di potenziali «reclute»: nel 2002 vennero portati a Guantanamo 632 sospetti militanti di Al Qaeda e nel 2003 ne seguirono altri 117. Una dozzina di 007 studiarono con cura i profili, individuarono i più abbordabili e incrociarono i loro luoghi di origini con la mappa degli «obiettivi da colpire» ovvero i leader di Al Qaeda braccati da Washington.
Almeno il 16% dei prigionieri di Al Qaeda, secondo documenti del governo Usa ottenuti dall’Associated Press, hanno accettato di collaborare dall’indomani degli attacchi dell’11 settembre e fra loro molti vengono dall’operazione «Penny Lane», a cui la Cia rivendica il merito di essere riuscita a trovare ed eliminare «dozzine di terroristi» traditi dai loro stessi compagni. Ma è una storia ancora tutta da scrivere perché alcuni detenuti, una volta liberati, fecero di testa propria. Senza contare poi il top secret sull’entità dei soldi versati ai traditori di Al Qaeda, come anche sulla loro attuale residenza.

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