Libia: al Qaeda sempre più potente intanto l'Occidente resta a guardare
Testata: Il Foglio Data: 26 novembre 2013 Pagina: 3 Autore: Editoriale del Foglio Titolo: «Un’altra guerra di Libia»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 26/11/2013, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Un’altra guerra di Libia".
Ieri i cittadini di Bengasi, Libia, sono rimasti in casa, se ne hanno avuto la possibilità. C’era lo stato d’allarme in città, dopo che in mattinata erano morte nove persone (una cinquantina i feriti) negli scontri tra islamisti ed esercito regolare, ma l’appello a non andare per strada da parte delle autorità sta diventando una costante nella quotidianità dei libici. Ci sono i soldati da una parte e le brigate senza controllo, armate e spesso islamiste, dall’altra: tra tutte spicca la solita, indomita Ansar al Sharia già responsabile dell’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens un anno fa, sempre a Bengasi. Ieri gli uomini di Ansar al Sharia hanno avuto la peggio, e questa è una novità, di solito è l’esercito a uscire male dagli scontri diretti: secondo Rana Jawad della Bbc, è stato un confronto duro, quest’ultimo nelle strade di Bengasi, più duro di quanto è accaduto in passato. E sì che soltanto dieci giorni fa c’era stata una strage, 45 vittime in una battaglia durata tre giorni nella capitale, Tripoli, quando delle brigate provenienti da Misurata, la terza città del paese, avevano sparato sui civili che protestavano contro il governo che non sa tenere a bada questi gruppi paramilitari che controllano ormai, loro sì, cuori e menti di buona parte del paese. Il governo è guidato da quell’Ali Zeidan che vuole applicare la legge 53, che prevede lo smantellamento delle brigate non regolari, per ristabilire l’ordine ma che è talmente solo che è stato persino rapito, qualche settimana fa per qualche ora, da miliziani che gli volevano dimostrare quanto fosse inutile il suo vociare contro di loro (c’era anche lo zampino dell’America, e di chi altri?, che in questa regione inanella un disastro via l’altro: dopo aver “prelevato” al Libi è stata talmente accorta che non ha saputo pronunciare una versione che almeno proteggesse le autorità di Tripoli dalla prevedibilissima ira locale). Stati Uniti, Regno Unito, Turchia e Italia stanno facendo gli addestramenti per formare un nuovo e controllabile esercito regolare, “è l’unica cosa che conta”, ha detto un diplomatico americano all’Economist. Ma è un’operazione lunga, e di tempo non ce n’è molto. Soprattutto: ce n’è stato, di tempo, ma è stato sprecato da un occidente rimasto senza strategia.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante