Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 26&11&2013, a pag. 14, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Obama chiama Netanyahu. Ma non ricuce ". Da LIBERO, a pag. 18, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Con l’Iran un accordo capestro. E l’atomica resta un timore reale ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, l'intervista di Francesco Battistini a Shabtai Shavit dal titolo " Questi sei mesi saranno utili. Ma l’Occidente agisce da ingenuo ".
Ecco i pezzi:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Obama chiama Netanyahu. Ma non ricuce"
Fiamma Nirenstein - Obama a Israele : "Cerca di vedere la situazione dal punto di vista del serpente..."
E' stato dall'Air Force One, andando a Seattle, uno dei più spettacolari bastioni del potere americano, che Obama ieri ha chiamato Bibi Netanyahu a Gerusalemme. Non è stata una conversazione semplice, ma l'indispensabile incontro di una coppia che non può, almeno non può ancora, vivere separata. Israele e gli USA solo qualche mese facevano mostra di un'alleanza sostanziale, fatta di valori, di ricordi, di canzoni, di film, di pacche sulle spalle fra i due leader senza giacca. Che l'Iran fosse il peggiore di tutti i nemici era credo comune, che forse si sarebbe dovuto usare i jet contro le centrifughe, una formula ripetuta da ambedue. Era inteso un Paese che odia gli ebrei e ne minaccia l'estinzione, che vuole soggiogare il mondo e a casa sua impicca gli omosessuali e rinchiude i dissidenti non debba arricchire l'uranio.
L'America e Israele sono due Paesi di frontiera, due fortini assediati dagli indiani dove vivono i cowboy contro il terrorismo e la dittatura. Tutto questo, dopo l'accordo con l'Iran, cambia. Si apre un futuro in cui Netanyahu indosserà, come ha fatto in questi mesi, l'eroica casacca del dissidente, di commesso viaggiatore dell'accordo definitivo che dovrà essere ricontrattato fra sei mesi, in cui Bibi pretende la distruzione del programma nucleare. L'ha ripetuto ieri, di fatto impegnandosi a un lavoro diplomatico che esclude ogni intervento bellico, probabilmente l'ha promesso a Obama mentre lui gli prometteva di sorvegliare minuto per minuto la realizzazione degli accordi. Tutti i P5+1 sono comprimari della mossa americana. Solo Mohammad Javad Zarif è l'altro protagonista oltre, dietro le quinte, a Putin. Netanyahu,con Obama il vero protagonista, sostiene che "il mondo è oggi un posto più pericoloso" perchè l'Iran ha avuto il permesso di seguitare a arricchire l'uranio e può sempre balzare avanti o ingannare. Obama, come si sa, pensa il contrario: è un posto più simile al mondo di Obama dove si fa la pace per fargli piacere.
La Ashton resta il simbolo di una trattativa scontata, col suo sorriso estatico a Zarif, un'attivista di parte. Ma a fronte del formalismo dei ministri,forse vergognosi nel compiere un gesto che la storia potrà rinnegare, restano tre fatti rivoluzionari: la volontaria ritirata dall'impero mondiale degli USA; la solitaria resistenza di Israele; la vittoria sostanziale di Putin. La Russia è la grande potenza che ha sostenuto l'Iran, che ha imposto a Obama di rimangiarsi la promessa di intervenire contro Assad, che sostiene l'asse sciita Iran, Siria, Hezbollah. Infatti adesso, non si offenda il pacifismo obamiano, l'Arabia Saudita si prepara ad il nucleare. La Russia è anche il Paese che di fronte agli errori americani di fronte alle primavere arabe si propone al posto di Obama, come ha fatto in Egitto.
Obama e Netanyahu al telefono hanno scelto una reciproca rassicurazione: Obama cercherà di garantire che i sei mesi di sperimentazione con l'Iran siano ben controllati così che Israele possa verificare che non ci si prepara a costruire la bomba. Quanto a Netanyahu, si devono essere detti i due leader, di certo non attaccherà le strutture atomiche iraniane nei sei mesi di verifica. Ma il disaccordo è profondo. Oltretutto nuove rivelazioni dell'AP portano alla luce che Obama e gli uomini nel suo inner circle già dal marzo scorso, in gran segreto hanno incontrato gli incaricati del governo iraniano per disegnare l'accordo appena firmato. Netanyahu ne sarebbe stato avvisato soltanto nella tarda estate, e lasciato da solo a immaginare quali evidenti conseguenze questo avrebbe portato compresa la cancellazione, forse, dell'intervento in Siria. E' anche senso comune che la liberazione di assassini e terroristi palestinesi per il processo di pace, sponsorizzato da Obama, fosse legato alla promessa di Obama di mantenere una posizione severa sul nucleare iraniano. Si direbbe che Obama già giuocava il suo giuoco mentre Israele ancora contava su di lui.
www.fiammanirenstein.com
LIBERO - Carlo Panella : " " Con l’Iran un accordo capestro. E l’atomica resta un timore reale "
Carlo Panella "Serve SOLO a produrre elettricità"
«Ora l’Iran potrà allungare le sue mani sulla regione avendo un ruolo più forte, l’Iran ha rinunciato ad una cosa per ottenerne un’altra dal punto di visto politico e strategico regionale»: così Abdullah al Askari, presidente del Consiglio consultivo di Riad, ha perfettamente enucleato il senso disastroso dell’accordo siglato sabato notte a Ginevra dai “5+1”e Teheran. L’Iran, infatti, ottiene uno straordinario successo politico a fronte di tutta la umma musulmana, perché ha dimostrato che la sua politica oltranzista ha costrettoUsa, OnueEuropa acedere. Ottiene inoltre un sensibile allentamento delle sanzioni che porterà nelle sue casse esauste, nell’immediato, lo scongelamento di 8 miliardi (sequestrati nelle banche occidentali) e nell’arco di sei mesi introiti da commerci e esportazioni di petrolio maggiorate nell’ordine di ulteriori 40-50 miliardi di dollari. Ma quale prezzo paga per questi vantaggi? Nessuno. Neanche un sollievo economico dell’occi - dente, perché l’arco di vigenza del trattato è di soli sei mesi, un niente per eventuali investimenti o progetti di esportazione di medio periodo - là dove, peraltro, il petrolio iraniano interessa essenzialmente solo a India, Cina e Corea del Sud. L’accordo impone all’Iran solo di “congelare” il suo programma nucleare, di non continuare a costruire la centrale al plutonio di Arak. Nulla di più. Se tra sei mesi - durante i quali avrà accumulato risorse economicheingenti - gli ayatollah decideranno di riprendere il cammino verso la bomba atomica, lo potranno fare senza impicci. La vista corta, l’arrendevolezza degli Usa e dell’Europa è stata tale che non è stato neanche chiesto all’Iran di “congelare” quanto - meno anche la messa a punto dei missili intercontinentali Shahab- 3, che hanno una gittata di più di 2000 chilometri, in grado cioè di raggiungere Israele, Arabia Saudita e Europa, e che hanno un senso unicamente se dotati di bomba atomica. Dunque, un accordo che è “storico” solo perché segnala una totale vittoria diplomatica degli ayatollah e l’arren - devolezza dell’Occidente. L’Iran continuerà indisturbato a combattere con migliaia di pasdaran in Siria al fianco di Assad e a bombardare civili (bambini inclusi) e ribelli. Continuerà a spingere il governo sciita di al Maliki a Bagdad a soffiare sul fuoco sulla guerra civile contro i sunniti. Continuerà a dire, come ha detto alla vigilia dell’accordo l’ayatol - lah Khamenei, che «Israele deve scomparire dalla faccia della terra ». Non c’è da stupirsi: la ratio che ha guidato Obama e Europa a questa sconsiderata firma è identica a quella che ha portato all’ac - cordo con Assad. Accordo che gli ha permesso di continuare a massacrare il suo popolo senza preoccuparsi di ritorsioni internazionali, a patto che lo faccia con armi convenzionali non chimiche. Una vergogna. D’altra parte, il rafforzamento politico lucrato a Ginevra dall’Iran ha creato una nuova frattura politica di Usa e Europa con i due fondamentali alleati nell’area: Arabia Saudita e Israele. Peggio ancora: ha incrinato l’alleanza tra Arabia Saudita, Kuwait e Emirati del Golfo, Qatar in testa. I secondi infatti l’hanno accolto favorevolmente proprio perché indebolisce l’Arabia (obbiettivo prioritario della futura atomica iraniana), e la “trincea sunnita”cheha arginato l’espan - sionismo iraniano è ora sbriciolata. Quanto a Israele, netta è la condanna del governo di Netanyhau, ormai in rotta con tutta la strategia mediorientale di Obama: «È un errore storico che rende il mondo molto più pericoloso: il regime più pericoloso del mondopotrà fare passi significativi per acquisire l’arma più pericolosa; Israele non è tenuta a rispettare questo accordo, ha il diritto di proteggersie nonconsentirà all’Iran di sviluppare capacità nucleari militari».
CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Questi sei mesi saranno utili. Ma l’Occidente agisce da ingenuo "
Francesco Battistini, Shabtai Shavit, ex direttore del Mossad
GERUSALEMME — Dia un parere da tecnico: questo accordo nucleare con l’Iran ha qualcosa di buono per Israele?
«Immagini un righello: non troverà un’unita di misura né militare, né politica che possa dirci adesso fin dove arriva l’accordo. Israele è un Paese abituato a conquistarsi il suo diritto d’esistere. E con un obbiettivo: far fuori tutte le strutture nucleari iraniane. Se uno viene a dirmi che l’Iran per sei mesi ferma il suo progetto atomico, beh, il conforto degli stupidi è che sono sei mesi per fare qualcosa e tenere l’Iran sotto controllo, che le centrifughe restano spente… Ma il rischio è che un accordo temporaneo diventi permanente».
In una spoglia stanza al neon poco fuori Tel Aviv, Shabtai Shavit studia da anni il terrorismo internazionale e l’Iran. Per sette, ha diretto il Mossad e gl’importa poco leggere le dichiarazioni ufficiali: «Sto studiando questo documento di Ginevra. In una visione strategica, non risolverà il problema nucleare. Ma cambierà molti equilibri».
È vero disgelo?
«Non credo a una parola di quel che dicono gl’iraniani. In Occidente, però, rimane un mix di naïveté e di machiavellismo che rallenta certe decisioni. Alla fine, non si potrà prescindere da un obbiettivo che è lo stesso d’Israele: fermare gli ayatollah».
Che cosa cambia nei piani militari d’Israele?
«Niente. Perché si basano sulla prontezza di reazione e sulla sorpresa. Queste cose non vengono messe da parte perché c’è un accordo politico».
Un primo effetto, però, sono i colloqui di pace sulla Siria.
«Da Israele, non si sa per che cosa tifare. Se sia meglio che Assad se ne vada o resti dov’è. È come risposarsi: la prima moglie non la sopportavi più, ma almeno sapevi chi era».
Si prepara un’alleanza con l’Arabia e le monarchie del Golfo, scornate quanto Israele dall’accordo con l’Iran? Il nemico del mio nemico diventa mio amico…
«Non potrà mai esistere un blocco arabo alleato d’Israele. Il nemico è lo stesso, ma gl’interessi sono diversi: Israele teme l’atomica, loro l’espansionismo sciita. Forse succederanno cose utili a tutti, ma senza vere alleanze: si lavora insieme sottotraccia, mica si firmano accordi o si aprono ambasciate».
C’è uno sconfitto assoluto di questo accordo?
«Hamas. Ha sbagliato tutte le alleanze, dalla Siria all’Iran, e i tempi per uscirne. Oggi non ha un solo alleato nell’area. Deve stare immobile».
L’Egitto ha avuto un percorso tortuoso, nei rapporti con l’Iran…
«Col governo militare del Cairo, si collabora nella guerra al jihadismo del Sinai. Però non si sa mai: con la Siria, è lo scenario più imprevedibile».
E l’atomica israeliana? Non è l’ora di chiudere con la politica dell’ambiguità e ammettere che esiste?
«La politica nucleare israeliana è la stessa da quarant’anni. E sarà la stessa nei prossimi quaranta».
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