Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/11/2013, a pag. 31, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo "Il modello del successo curdo in Iraq il buon governo fa la differenza".


Lorenzo Cremonesi
Il segreto del successo della regione autonoma curda in Iraq? Una brava leadership politica che ha saputo dirimere storiche divisioni, omogeneizzare le realtà tribali e soprattutto dare una direzione coerente alla propria popolazione. Un esempio valido per politici delusi e in crisi d’identità. Il loro ruolo è cruciale, nel bene e nel male. Arrivando a Erbil via terra da Bagdad il contrasto è clamoroso.
Prima del posto di blocco, controllato come se fosse una frontiera a tutti gli effetti dai soldati Peshmerga, regnano caos, terrore e povertà. La strada verso nord lascia una capitale prostrata, attraversa regioni sconvolte dagli attentati, assolutamente prive di sicurezza. Il panorama è dominato dalla sporcizia, stazioni di benzina che lavorano a singhiozzo, totale mancanza di servizi pubblici. Ma appena si entra nella zona autonoma del Kurdistan è impossibile non notare i grattacieli moderni luccicanti di vetri e acciaio, i supermercati aperti notte e giorno, le catene di negozi all’ultima moda, le superstrade pulite, ordinate, le decine di migliaia di veicoli nuovi di pacca. Curioso: entrambe le regioni sono state parte dello stesso Iraq, possiedono enormi giacimenti petroliferi (le riserve stimate del Kurdistan sono 45 miliardi di barili, quelle del resto del Paese oltre 100), una volta godevano della stessa rete di comunicazioni voluta da Saddam Hussein. Entrambe per periodi diversi hanno goduto degli aiuti e della protezione americana. Ma la grande differenza sta nel comportamento dei loro dirigenti. Il premier iracheno Nouri al Maliki negli ultimi anni non ha fatto che acuire lo scontro tra sciiti e sunniti.
Il suo Iraq negli ultimi mesi ha visto l’incremento esponenziale delle violenze interne, che paralizzano l’economia, ritardano lo sviluppo. Al contrario i due massimi leader curdi, Jalal Talabani (oggi presidente dell’Iraq morente in una clinica tedesca) e Massoud Barzani, hanno saputo lavorare assieme per il bene della comunità. Il loro insegnamento è che anche il Paese potenzialmente più fornito di risorse naturali è destinato al fallimento se non viene ben guidato. L’esempio libico ne è un’altra riprova. Non basta la ricchezza, sono fondamentali i dirigenti che la sappiano amministrare.
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