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Il Foglio Rassegna Stampa
22.11.2013 Francia: trattare per la liberazione degli ostaggi in Africa rafforza al Qaeda
commento di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 22 novembre 2013
Pagina: 4
Autore: Pio Pompa
Titolo: «Hollande ora tratta per gli ostaggi in Africa, ma così fa il gioco del jihad»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 22/11/2013, a pag. 4, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Hollande ora tratta per gli ostaggi in Africa, ma così fa il gioco del jihad".


François Hollande                    al Qaeda

Roma. Secondo il presidente francese, François Hollande, le condizioni che domenica hanno favorito la liberazione dell’ostaggio francese, Francis Collomp, sequestrato in Nigeria il 19 dicembre del 2012 da un commando del gruppo filoqaidista Ansaru, “peuvent être celles d’un livre d’aventures”. Gli ingredienti da libro d’avventura ci sono tutti: una porta dimenticata aperta dai sequestratori, impegnati in un conflitto a fuoco con truppe speciali dell’esercito nigeriano da cui escono tutti indenni, la fuga rocambolesca dell’ostaggio che trova sulla propria strada una moto-taxi a bordo della quale riesce a raggiungere il posto di polizia più vicino situato nella città di Zaria (80 chilometri a nord dall’area metropolitana di Kaduna), il pronto intervento di funzionari e medici francesi che hanno assistito Collomp fino al suo rientro in patria lunedì mattina. “In realtà – racconta al Foglio una fonte d’intelligence britannica – la Francia ha definitivamente abbandonato la politica di non trattare con i terroristi per la liberazione degli ostaggi. Una scelta, questa, su cui avrebbe influito in modo determinante anche il fallito blitz delle teste di cuoio di Londra e di quelle nigeriane, avvenuto l’8 marzo del 2012, che provocò la morte dell’ingegnere italiano Franco Lamolinara, e del cittadino inglese Christopher McManus. I servizi francesi sono riusciti, soprattutto negli ultimi due anni, a stendere una efficace rete di intermediari in tutto il nord Africa in grado di avere contatti diretti con al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), con il Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale (Mujao) e, tramite quest’ultimo, con il gruppo terrorista Ansaru in parte composto da elementi addestrati nel nord del Mali proprio da Aqmi e Mujao. Da qui l’evoluzione subita, nelle ultime tre settimane, dalle vicende riguardanti il sequestro di diversi francesi. Una evoluzione per alcuni versi amara: alla liberazione, a fine ottobre, di quattro ostaggi detenuti in Niger da oltre tre anni, sono seguiti lo scorso 2 novembre il rapimento e l’uccisione a sangue freddo, a Kidal, Mali, dei due giornalisti di Radio France Internationale (Rfi), Ghislaine Dupont e Claude Verlon. Mentre la liberazione di Francis Collomp è stata preceduta dal sequestro, avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì della passata settimana per mano di Boko Haram in Camerun, del prete francese, Georges Vandenbusch, attualmente detenuto nel nord della Nigeria. Il che la dice lunga sulle drammatiche condizioni di instabilità che stanno sconvolgendo l’intero Sahel e non solo. Pagare i riscatti assume sempre più i connotati di un bicchiere mezzo vuoto. Si salvano delle vite ma si contribuisce a potenziare le risorse finanziarie e il potenziale operativo delle varie formazioni jihadiste. Alla fine anche i capi di Ansaru, che sinora avevano sempre perseguito la linea sanguinosa dell’uccisione degli ostaggi, hanno ceduto al richiamo del denaro. Il primo invito alla trattativa lo fecero proprio tramite Francis Collomp in un video, diffuso dal gruppo terrorista nel settembre scorso, in cui l’ostaggio invitava i governi francese e nigeriano a perseguire la strada dei negoziati per il suo rilascio”. Ed è ciò che avrebbe fatto Parigi fino all’esito positivo di domenica consentendo a Collomp di essere, come ha dichiarato Hollande, “il primo ostaggio a sopravvivere ai jihadisti di Ansaru”. Ora altri sette ostaggi francesi attendono di essere liberati: padre George Vandenbusch, in Nigeria, Serge Lazarevic e Gilberto Rodriguez Leal, sequestrati nel Mali da Aqmi, e i quattro giornalisti, Didier François, Edouard Elias, Nicolas Hénin e Pierre Torres rapiti in Siria.

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